Perchè parliamo volentieri di ciò che desideriamo?
Ciascuno di noi prova interesse per ciò che desidera, anche se agli altri non importa niente.
La sola via sicura per influenzare una persona consiste nel conversare di ciò che le interessa. Dal giorno della nascita in poi, tutto ciò che abbiamo fatto è perchè lo abbiamo voluto.
Nel suo libro "Influencing Human behavior", Harry Overstreet sottolinea: "L'azione sgorga direttamente dai nostri desideri fondamentali; il maggior consiglio che si possa dare a coloro che hanno da persuadere il prossimo, è di saper ridestare appassionati desideri".
Esiste un segreto del successo e sta nel riuscire a vedere dal punto di vista dell'altra persona, a uniformarsi all'angolo di visuale altrui..cioè il punto di vista degli altri ..qui sta la chiave!
Quelli che riescono a mettersi nei panni altrui, quelli che riescono a capire come la pensano gli altri, non dovranno mai preoccuparsi per quello che il futuro avrà in serbo per loro.
Suscitare negli altri il vostro stesso desiderio....chi ce la fa, ha tutto il mondo dalla sua parte. Chi non ci riesce, camminerà solo nel deserto.
La possibilità di esprimersi è fondamentale per la natura umana. Se abbiamo un'idea, invece di costringere gli altri ad accettarla, perchè non facciamo in modo che venga anche agli altri?
Dobbiamo capire come comportarci con gli altri.
Cerchiamo di vivere dell'amore che diamo.
Adler affermava nel suo "Il significato della vita":"E' l'individuo che non si interessa agli altri quello che ha più difficoltà nella vita e che procura più danno al prossimo. E sono questi gli individui che falliscono nei loro intenti". Non dimentichiamo mai che essere amichevoli con tutti è indispensabile.
Tutti indistintamente, dal più umile al più potente, proviamo simpatia e affetto nei confronti di chi ci ammira.
Se vogliamo farci degli amici entriamo nell'ordine di idee di fare qualcosa per gli altri.
Se vogliamo avere degli amici, salutiamo la gente con entusiasmo e vivacità.
Cerchiamo di non interessarci agli altri solo quando loro si interessano a noi.
E' sempre necessario dare altri l'impressione di essere importanti. Il desiderio di sentirsi importanti è un bisogno primario della natura umana...cioè venire apprezzati.
Si ha sempre bisogno dell'approvazione di coloro con i quali si viene in contatto. Si vuole vedere riconosciuta la propria dignità. Si vuole la consapevolezza di sentirsi importanti nel nostro piccolo mondo.
La vita di molti uomini potrebbe cambiare se solo qualcuno li facesse sentire importanti.
L'innegabile verità è che tutta la gente che incontriamo si sente superiore a noi in qualcosa e un modo sicuro per giungere al loro cuore è quello di far loro credere che riconoscete questa pretesa superiorità.
Emerson sosteneva: "Ogni uomo che incontro mi è in qualche modo superiore: da lui imparo sempre qualcosa". Non si può insegnare nulla; si può solo far si' che uno le cose le trovi in se stesso.
Sono poche le persone dotate di logica. La maggior parte di noi è piena di pregiudizi e preconcetti, è abbagliata dalla gelosia, dal sospetto, dalla paura, dall'invidia e dall'orgoglio.
Per quanto riguarda la formazione dei nostri convincimenti, siamo incredibilmente superficiali, ma nel momento in cui qualcuno ci propone di disfarcene, ci accorgiamo di esserne morbosamente affezionati.
Ci piace continuare a credere nelle cose cui siamo abituati, a considerarle come vere, e quando le vediamo attaccate o messe in dubbio la nostra presunzione ci spinge a trovare una scusa per difenderle.
Molto raramente permettiamo a noi stessi di capire con precisione il significato di quello che l'altro vuole.
Solo con la gentilezza e la cordialità si può ottenere qualcosa..."una goccia di miele prende più mosche di un litro di fiele". E la gentilezza e la simpatia fanno cambiare idea alle persone più facilmente di un atteggiamento intransigente e rabbioso.
La differenza sta sempre nel metodo e non nel fine.
Emerson diceva: "In ogni lavoro di genio ci sembra di riconoscere le nostre idee rifuitate;le percepiamo come se fossimo vittime di un delitto di lesa maestà"
Tutte le persone hanno una grande opinione di se stesse, noi compresi, e si considerano buone, care e altruiste. Ci piace infatti pensare di agire in base a queste motivazioni buone e nobili. Quindi, se vogliamo ottenere qualcosa, è a queste nobili motivazioni che conviene fare appello.
Se vogliamo "fare cambiare opinioni agli altri senza offendere e suscitare risentimenti" dobbiamo incominciare con un sentimento di rispetto e accettazione dell'altro. Il modo in cui reagirà alle nostre parole dipende dal nostro atteggiamento.
Richiamare l'attenzione sugli errori in maniera indiretta fa meravigliare le persone sensibili che potrebbero risentirsi tremendamente di ogni critica diretta.
Nessuno nasce maestro. Solo con l'esperienza si impara.
Ammettere gli errori, anche se non si è in grado di correggerli, può aiutare l'interlocutore a cambiare il suo atteggiamento.
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giovedì 9 dicembre 2010
lunedì 29 novembre 2010
Godersi la vita ... sembra facile ed in realtà lo è!
Il grande DALE CARNAGIE suggeriva di incominciare a vivere per dimostrare che ciascuno è in gran parte artefice della propria vita.
Se prima impariamo ad accettarci, vedendo i lati buoni con la stessa lucidità con la quale vediamo quelli che buoni non sono, e poi ci diamo da fare per raggiungere i nostri scopi, le probabilità di ritrovarci a sprecare tempo ed energie preziose nell'angosciarci saranno necessariamente minime.
Parole radiose ma facile non é!
Talvolta siamo incapaci di ritrovarci ed in confronto a quello che dovremmo essere, siamo svegli soltanto a metà.
Spesso una macedonia di idee sibilline ci depistano e cosi' naufraghiamo.
Emerson diceva: " C'è un momento nella maturazione di ciascuno in cui si arriva alla convinzione che l'invidia è ignoranza; che l'imitazione è suicidio; che bisogna nel bene e nel male prendere se stessi per quello che si è; che, benchè l'universo sia pieno di ricchezze, nessun chicco di grano può nascere se non ci diamo da fare sul pezzo di terra che ci è stato dato da coltivare. L'energia che risiede in noi è nuova nella natura, e noi soli possiamo sapere quello che siamo capaci di fare, e non lo sappiamo finchè non ci mettiamo alla prova".
La maggior parte delle persone muore di ansia e dissipazione perchè dissipa le proprie energie e si tormenta per le cose che non riesce a finire.
La maggior parte della stanchezza che sentiamo è di origine psichica, dovuta a fattori di origine psicologica cioè essenzialmente emotivi.
Una della cause principali della stanchezza è la noia.
La nostra vita è quella che i nostri pensieri vanno creando.
Se parliamo con noi stessi ogni giorno, potremmo autoindurci al coraggio, alla gioia, alla pace.
A volte dovremmo veramente vergognarci della nostra autocommiserazione; dovremmo piuttosto riflettere, ringraziare e pensare a tutto quello di cui dover essere riconoscenti e gratificare Dio per quello che abbiamo.
Pensiamo raramente a quello che abbiamo ma sempre a quello che NON ABBIAMO.
Ci sono due cose a cui bisogna mirare nella vita: primo, ottenere quello che si desidera; e, in seguito, trarne piacere.
Abbiamo vissuto in un paese di meraviglie, ma siamo stati troppo ciechi per vedere, troppo sazi per gustare.
Non dobbiamo mai preoccuparci di quello che dice la gente, se siamo convinti di fare del bene...facciamo tutto quello che il cuore ci dice che è giusto fare, perchè saremmo comunque criticati e gli altri avranno da ridire sia che facciamo o non facciamo.
Per vivere appieno è necessario avere degli amici: resistere alla tentazione di criticare e abituarsi ad abbondare in lodi e apprezzamenti sinceri ci servirà più di ogni altra cosa al mondo per riuscire a piacere agli altri.
E' inutile rimproverare la gente; la gente non accetta critiche sul proprio modo di comportarsi, per quanto sbagliato possa essere. La critica è inultile perchè pone le persone sulla difensiva e le induce a cercare una giustificazione. E' pericolosa perchè ferisce l'orgoglio della gente, la fa sentire impotente e suscita risentimento.
Siamo tanto smaniosi di approvazione quanto timorosi di critiche.
Spesso vorremmo cambiare le persone ma perchè non cominciamo da noi stessi?
Trattando con le persone non dobbiamo dimenticare che abbiamo a che fare con creature governate non dalla logica ma dalle passioni, impastate da pregiudizi e mosse dall'orgoglio e dalla vanità.
Un grande uomo mostra la sua grandezza dal modo in cui tratta gli altri. C'è un solo modo per ottenere dagli altri quello che vogliamo e cioè fare in modo che l'altra persona voglia quello che vogliamo noi.
Ma di solito che cosa vuole la gente? ...sentirsi importanti, che è una delle differenze sostanziali che rende l'uomo diverso dagli animali.
Pensiamo dunque a come soddisfiamo tale desiderio e potremmo capire chi siamo e chi sono gli altri.
E' questo che determina il carattere e che foggia la nostra personalità!
Se prima impariamo ad accettarci, vedendo i lati buoni con la stessa lucidità con la quale vediamo quelli che buoni non sono, e poi ci diamo da fare per raggiungere i nostri scopi, le probabilità di ritrovarci a sprecare tempo ed energie preziose nell'angosciarci saranno necessariamente minime.
Parole radiose ma facile non é!
Talvolta siamo incapaci di ritrovarci ed in confronto a quello che dovremmo essere, siamo svegli soltanto a metà.
Spesso una macedonia di idee sibilline ci depistano e cosi' naufraghiamo.
Emerson diceva: " C'è un momento nella maturazione di ciascuno in cui si arriva alla convinzione che l'invidia è ignoranza; che l'imitazione è suicidio; che bisogna nel bene e nel male prendere se stessi per quello che si è; che, benchè l'universo sia pieno di ricchezze, nessun chicco di grano può nascere se non ci diamo da fare sul pezzo di terra che ci è stato dato da coltivare. L'energia che risiede in noi è nuova nella natura, e noi soli possiamo sapere quello che siamo capaci di fare, e non lo sappiamo finchè non ci mettiamo alla prova".
La maggior parte delle persone muore di ansia e dissipazione perchè dissipa le proprie energie e si tormenta per le cose che non riesce a finire.
La maggior parte della stanchezza che sentiamo è di origine psichica, dovuta a fattori di origine psicologica cioè essenzialmente emotivi.
Una della cause principali della stanchezza è la noia.
La nostra vita è quella che i nostri pensieri vanno creando.
Se parliamo con noi stessi ogni giorno, potremmo autoindurci al coraggio, alla gioia, alla pace.
A volte dovremmo veramente vergognarci della nostra autocommiserazione; dovremmo piuttosto riflettere, ringraziare e pensare a tutto quello di cui dover essere riconoscenti e gratificare Dio per quello che abbiamo.
Pensiamo raramente a quello che abbiamo ma sempre a quello che NON ABBIAMO.
Ci sono due cose a cui bisogna mirare nella vita: primo, ottenere quello che si desidera; e, in seguito, trarne piacere.
Abbiamo vissuto in un paese di meraviglie, ma siamo stati troppo ciechi per vedere, troppo sazi per gustare.
Non dobbiamo mai preoccuparci di quello che dice la gente, se siamo convinti di fare del bene...facciamo tutto quello che il cuore ci dice che è giusto fare, perchè saremmo comunque criticati e gli altri avranno da ridire sia che facciamo o non facciamo.
Per vivere appieno è necessario avere degli amici: resistere alla tentazione di criticare e abituarsi ad abbondare in lodi e apprezzamenti sinceri ci servirà più di ogni altra cosa al mondo per riuscire a piacere agli altri.
E' inutile rimproverare la gente; la gente non accetta critiche sul proprio modo di comportarsi, per quanto sbagliato possa essere. La critica è inultile perchè pone le persone sulla difensiva e le induce a cercare una giustificazione. E' pericolosa perchè ferisce l'orgoglio della gente, la fa sentire impotente e suscita risentimento.
Siamo tanto smaniosi di approvazione quanto timorosi di critiche.
Spesso vorremmo cambiare le persone ma perchè non cominciamo da noi stessi?
Trattando con le persone non dobbiamo dimenticare che abbiamo a che fare con creature governate non dalla logica ma dalle passioni, impastate da pregiudizi e mosse dall'orgoglio e dalla vanità.
Un grande uomo mostra la sua grandezza dal modo in cui tratta gli altri. C'è un solo modo per ottenere dagli altri quello che vogliamo e cioè fare in modo che l'altra persona voglia quello che vogliamo noi.
Ma di solito che cosa vuole la gente? ...sentirsi importanti, che è una delle differenze sostanziali che rende l'uomo diverso dagli animali.
Pensiamo dunque a come soddisfiamo tale desiderio e potremmo capire chi siamo e chi sono gli altri.
E' questo che determina il carattere e che foggia la nostra personalità!
lunedì 22 novembre 2010
Dirigiamo la nostra concentrazione
Riuscire a controllare la nostra concentrazione e modellare le nostre azioni su quelle delle persone che hanno avuto successo prima di noi è senza dubbio un'esperienza meravigliosa perchè ciò potrebbe portare ad un miglioramento dal punto di vista finanziario, emozionale e spirituale.
L'importante è saper controllare il nostro stato d'animo non solo nel momento presente ma nel tempo.
E' necessario stabilire dei rituali quotidiani da seguire. Ciascuno di noi possiede infatti dei rituali, cioè tutte quelle piccole abitudini che abbiamo, dal momento in cui ci svegliamo, dal mattino fino a sera.
Ci sono rituali che riguardano in modo specifico le relazioni con gli altri, la cura della propria forma fisica, la gestione delle finanze. Altri che funzionano nel business e nel settore immobiliare.
Se guardiamo gli altri con occhi diversi possiamo capire i loro rituali....
Alcuni hanno l'abitudine di fare sport più volte la settimana, perchè se non fosse cosi' non avrebbero un tale aspetto esteriore ... lo notiamo ad esempio dalla loro massa muscolare e cosi' via...
Quindi, sembra strano, ma se non diventiamo anche noi devoti di alcuni sani rituali, ci potremmo fare del male.
Tuttavia, attenzione!
Se facciamo le cose giuste al momento sbagliato, otteniamo un risultato disastroso.... e quindi ci facciamo del male...meglio allora fare le cose giuste al momento giusto!
Dobbiamo imparare a mutare il nostro stato interiore!
Dobbiamo prendere il controllo della nostra condizione psico-fisica. Ecco la cosa più importante!
E' arrivato il momento di mettersi alla guida della propria vita.
La mente ci aiuta a trovare ciò che cerchiamo; anzi essa ci aiuta a trovare ciò che a volte neppure c'è.
Possiamo trovare qualsiasi cosa siamo disposti a cercare.
Se davvero vogliamo cambiare la nostra vita, è auspicabile per prima cosa cambiare la nostra fisiologia e la nostra concentrazione.
Quanto velocemente è possibile fare un cambiamento del genere?
In un batter d'occhio. L'unica cosa è riuscire a cambiare il proprio condizionamento interiore. E' tutto .. è facile e veloce. Allora..lanciamoci in questo esercizio...
Rispondiamo alle seguenti domande con sincerità!
Che cosa Vi fa sentire più orgogliosi?
I Vostri figli? ll Vostro corpo? La Vostra casa? Forse un problema che avete superato con coraggio? Situazioni specifiche di fronte alle quali invece di fuggire Vi siete alzati per affrontarle?
Chi di voi è riuscito a pensare a qualcosa? E quando pensate a questa cosa, su che cosa Vi concentrate?
Quale è l'elemento centrale intorno a cui muovono le Vostre sensazioni? Che cosa provate?
Di che cosa siete veramente grati? Su che cosa si concentra la Vostra gratitudine? E se volete essere veramente grati alla vita, su quali elementi Vi concentrate?
Anche se siete in un periodo negativo della Vostra vita, su che cosa potete concentrarVi?
Quando siete veramente esaltati ed entusiasti, quale è la cosa che più Vi dà la carica? Come Vi sentite? Con quale stato d'animo Vi riesce più naturale entrare in contatto con le persone?
Il POTERE DELLA CONCENTRAZIONE, IL NOSTRO FOCUS sono controllati dalle domande. Se ci facciamo tante domande diverse, otterremo domande diverse, otterremo risposte diverse.
Se facciamo domande banali, otterremo risposte banali.
Alcuni dicono: "Perchè succede proprio a me? " Non è questo il punto. ..le cose non succcedono sempre a noi, ma il nostro cervello è come un computer.. se la domanda è sbagliata, non otterremo nessuna risposta!
Ci sono altri che dicono: "Non riesco mai a dimagrire!" certamente... perchè se continuiamo a farci domande del genere, negative in partenza, la risposta sarà sempre la stessa.
Domande passive creano risposte passive. Formuliamo dunque meglio le domande che ci poniamo e otterremo risposte migliori.
Per tutti è possibile cambiare il proprio stato interiore alla velocità della luce!!
L'importante è saper controllare il nostro stato d'animo non solo nel momento presente ma nel tempo.
E' necessario stabilire dei rituali quotidiani da seguire. Ciascuno di noi possiede infatti dei rituali, cioè tutte quelle piccole abitudini che abbiamo, dal momento in cui ci svegliamo, dal mattino fino a sera.
Ci sono rituali che riguardano in modo specifico le relazioni con gli altri, la cura della propria forma fisica, la gestione delle finanze. Altri che funzionano nel business e nel settore immobiliare.
Se guardiamo gli altri con occhi diversi possiamo capire i loro rituali....
Alcuni hanno l'abitudine di fare sport più volte la settimana, perchè se non fosse cosi' non avrebbero un tale aspetto esteriore ... lo notiamo ad esempio dalla loro massa muscolare e cosi' via...
Quindi, sembra strano, ma se non diventiamo anche noi devoti di alcuni sani rituali, ci potremmo fare del male.
Tuttavia, attenzione!
Se facciamo le cose giuste al momento sbagliato, otteniamo un risultato disastroso.... e quindi ci facciamo del male...meglio allora fare le cose giuste al momento giusto!
Dobbiamo imparare a mutare il nostro stato interiore!
Dobbiamo prendere il controllo della nostra condizione psico-fisica. Ecco la cosa più importante!
E' arrivato il momento di mettersi alla guida della propria vita.
La mente ci aiuta a trovare ciò che cerchiamo; anzi essa ci aiuta a trovare ciò che a volte neppure c'è.
Possiamo trovare qualsiasi cosa siamo disposti a cercare.
Se davvero vogliamo cambiare la nostra vita, è auspicabile per prima cosa cambiare la nostra fisiologia e la nostra concentrazione.
Quanto velocemente è possibile fare un cambiamento del genere?
In un batter d'occhio. L'unica cosa è riuscire a cambiare il proprio condizionamento interiore. E' tutto .. è facile e veloce. Allora..lanciamoci in questo esercizio...
Rispondiamo alle seguenti domande con sincerità!
Che cosa Vi fa sentire più orgogliosi?
I Vostri figli? ll Vostro corpo? La Vostra casa? Forse un problema che avete superato con coraggio? Situazioni specifiche di fronte alle quali invece di fuggire Vi siete alzati per affrontarle?
Chi di voi è riuscito a pensare a qualcosa? E quando pensate a questa cosa, su che cosa Vi concentrate?
Quale è l'elemento centrale intorno a cui muovono le Vostre sensazioni? Che cosa provate?
Di che cosa siete veramente grati? Su che cosa si concentra la Vostra gratitudine? E se volete essere veramente grati alla vita, su quali elementi Vi concentrate?
Anche se siete in un periodo negativo della Vostra vita, su che cosa potete concentrarVi?
Quando siete veramente esaltati ed entusiasti, quale è la cosa che più Vi dà la carica? Come Vi sentite? Con quale stato d'animo Vi riesce più naturale entrare in contatto con le persone?
Il POTERE DELLA CONCENTRAZIONE, IL NOSTRO FOCUS sono controllati dalle domande. Se ci facciamo tante domande diverse, otterremo domande diverse, otterremo risposte diverse.
Se facciamo domande banali, otterremo risposte banali.
Alcuni dicono: "Perchè succede proprio a me? " Non è questo il punto. ..le cose non succcedono sempre a noi, ma il nostro cervello è come un computer.. se la domanda è sbagliata, non otterremo nessuna risposta!
Ci sono altri che dicono: "Non riesco mai a dimagrire!" certamente... perchè se continuiamo a farci domande del genere, negative in partenza, la risposta sarà sempre la stessa.
Domande passive creano risposte passive. Formuliamo dunque meglio le domande che ci poniamo e otterremo risposte migliori.
Per tutti è possibile cambiare il proprio stato interiore alla velocità della luce!!
lunedì 15 novembre 2010
I principi basilari della Programmazione Neurolinguistica
C'è uno stretto legame tra linguaggio e comportamento e il linguaggio influisce sulla mente.
Come sosteneva Paul Watzlawick " Non si può non comunicare"...
...gli sguardi, le parole, i sorrisi, semplici cenni, sono segnali comunicativi attraverso i quali esprimiamo sensazioni, idee, percezioni che determinano la nostra visione della realtà.
E' impensabile non comunicare ...qualcuno diceva "il silenzio urla" e forse non si sbagliava.
A tutti è capitato di vivere silenzi pesanti, densi, difficili, carichi di emozioni, dall'imbarazzo, all'amore, alla commozione. Quante parole sono state cullate dal silenzio, libere di fluire in uno sguardo o in un gesto. Eppure il silenzio è assenza di parole e la comunicazione non si ferma solo al dire.
Il significato della comunicazione non risiede nell'intenzione ma nel risultato ...quando un messaggio viene frainteso o non compreso è necessario quindi rivedere la propria strategia e la responsabilità del suo successo o fallimento è nostra, solamente nostra!
La mappa non è il territorio...come sosteneva Gregory Bateson.
Secondo Watzlawick le nevrosi e le psicopatologie in genere traggono origine dal tipo di relazione che si instaura tra le persone.
In un individuo sono sempre presenti due realtà: una è quella considerata oggettiva ed esterna e l'altra che invece è il risultato delle personali opinioni del mondo.
Attraverso la sintesi di queste due realtà, che ogni persona è chiamata a compiere, si determinano convinzioni, pregiudizi, valutazioni e distorsioni.
La realtà è dunque una interpretazione personale, essa non verrebbe scoperta ma inventata....quindi l'individuo può agire sulla vita e lo strumento principale è senza dubbio la comunicazione.
Tale principio è dunque la dichiarazione della soggettività umana perchè ogni individuo viene considerato unico nel suo modo di percepire la realtà, gli eventi e le persone.
Ciascuno di noi attinge informazioni dall'ambiente circostante facendosi un'idea del mondo in cui vive..cioè crea una mappa attraverso la quale interpreta e decodifica la realtà e grazie alla quale guida il proprio comportamento.
Visto che non esistono esseri umani con le stesse identiche esperienze ne consegue che ciascuno crea un diverso modello della realtà e quindi una propria mappa.
Non esistono dunque mappe giuste o sbagliate, buone o cattive ma semplicemente mappe diverse. Non esiste una realtà esterna..noi scegliamo in modo per lo più inconscio.
La nostra mappa dunque influenza la nostra comuinicazione.
Esiste dunque una realtà esterna detta comunemente "mondo" ed essa viene filtrata da ogni singolo individuo in virtù delle proprie credenze, delle proprie tradizioni, della propria maniera di vivere e sentire la vita.
Anche il liguaggio relativamente ad essa è soggetto allo stesso processo.
Linguaggio..linguaggio...abbiamone cura!
Come sosteneva Paul Watzlawick " Non si può non comunicare"...
...gli sguardi, le parole, i sorrisi, semplici cenni, sono segnali comunicativi attraverso i quali esprimiamo sensazioni, idee, percezioni che determinano la nostra visione della realtà.
E' impensabile non comunicare ...qualcuno diceva "il silenzio urla" e forse non si sbagliava.
A tutti è capitato di vivere silenzi pesanti, densi, difficili, carichi di emozioni, dall'imbarazzo, all'amore, alla commozione. Quante parole sono state cullate dal silenzio, libere di fluire in uno sguardo o in un gesto. Eppure il silenzio è assenza di parole e la comunicazione non si ferma solo al dire.
Il significato della comunicazione non risiede nell'intenzione ma nel risultato ...quando un messaggio viene frainteso o non compreso è necessario quindi rivedere la propria strategia e la responsabilità del suo successo o fallimento è nostra, solamente nostra!
La mappa non è il territorio...come sosteneva Gregory Bateson.
Secondo Watzlawick le nevrosi e le psicopatologie in genere traggono origine dal tipo di relazione che si instaura tra le persone.
In un individuo sono sempre presenti due realtà: una è quella considerata oggettiva ed esterna e l'altra che invece è il risultato delle personali opinioni del mondo.
Attraverso la sintesi di queste due realtà, che ogni persona è chiamata a compiere, si determinano convinzioni, pregiudizi, valutazioni e distorsioni.
La realtà è dunque una interpretazione personale, essa non verrebbe scoperta ma inventata....quindi l'individuo può agire sulla vita e lo strumento principale è senza dubbio la comunicazione.
Tale principio è dunque la dichiarazione della soggettività umana perchè ogni individuo viene considerato unico nel suo modo di percepire la realtà, gli eventi e le persone.
Ciascuno di noi attinge informazioni dall'ambiente circostante facendosi un'idea del mondo in cui vive..cioè crea una mappa attraverso la quale interpreta e decodifica la realtà e grazie alla quale guida il proprio comportamento.
Visto che non esistono esseri umani con le stesse identiche esperienze ne consegue che ciascuno crea un diverso modello della realtà e quindi una propria mappa.
Non esistono dunque mappe giuste o sbagliate, buone o cattive ma semplicemente mappe diverse. Non esiste una realtà esterna..noi scegliamo in modo per lo più inconscio.
La nostra mappa dunque influenza la nostra comuinicazione.
Esiste dunque una realtà esterna detta comunemente "mondo" ed essa viene filtrata da ogni singolo individuo in virtù delle proprie credenze, delle proprie tradizioni, della propria maniera di vivere e sentire la vita.
Anche il liguaggio relativamente ad essa è soggetto allo stesso processo.
Linguaggio..linguaggio...abbiamone cura!
giovedì 11 novembre 2010
Che cosa sono i Metaprogrammi ?
Solitamente percepiamo la realtà attraverso dei filtri.
I METAPROGRAMMI, oggi conosciuti come "LAB Profile", sono filtri inconsci attraverso i quali percepiamo la realtà. Essi consentono di filtrare la realtà esterna al fine di costruire una personale mappa della realtà.
Noi usiamo i metaprogrammi per filtrare le nostre percezioni in relazione ai nostri valori ..sono gli elementi costitutivi delle nostre attitudini e motivazioni.
Gli esseri umani sono limitati nella loro conoscenza del mondo, ossia non ne possono cogliere la vera essenza poichè vi sono delle barriere dovute alla struttura del loro sistema nervoso e alla struttura del loro linguaggio.
In effetti la nostra realtà esterna non può essere processata nella sua interezza dal nostro cervello ma viene filtrata attraverso schemi operativi. Uno di tali filtri è ad esempio quello dell'attenzione.
I metaprogrammi identificano ciò a cui prestiamo attenzione ma non ciò che per noi è importante.
Come estraiamo i metaprogrammi di una persona?
Ascoltando e osservando i nostri intelocutori e quindi ponendo delle domande giuste al momento giusto. E' la capacità di creare il giusto rapport a livello verbale e non verbale, utilizzando la potenza di strumenti quali il "ricalco" nelle sue varie applicazioni, verbale e non verbale o il "mirroring" ovvero di persuasione.
I metaprogrammi identificano ciò che la persona fa.
E' importante rendersi conto che la potenza della parola non è insita soltanto nei vocaboli ma anche nella vibrazione della voce. Talvolta la parola è ingannevole ed è per questo che il timbro della voce, le sue vibrazioni ci diranno se essa è autentica o no.
Sarà la sonorità della nostra voce a mostrare se ciò che diciamo è vero o falso; sarà l'autenticità della nostra voce a giudicarci.
I METAPROGRAMMI, oggi conosciuti come "LAB Profile", sono filtri inconsci attraverso i quali percepiamo la realtà. Essi consentono di filtrare la realtà esterna al fine di costruire una personale mappa della realtà.
Noi usiamo i metaprogrammi per filtrare le nostre percezioni in relazione ai nostri valori ..sono gli elementi costitutivi delle nostre attitudini e motivazioni.
Gli esseri umani sono limitati nella loro conoscenza del mondo, ossia non ne possono cogliere la vera essenza poichè vi sono delle barriere dovute alla struttura del loro sistema nervoso e alla struttura del loro linguaggio.
In effetti la nostra realtà esterna non può essere processata nella sua interezza dal nostro cervello ma viene filtrata attraverso schemi operativi. Uno di tali filtri è ad esempio quello dell'attenzione.
I metaprogrammi identificano ciò a cui prestiamo attenzione ma non ciò che per noi è importante.
Come estraiamo i metaprogrammi di una persona?
Ascoltando e osservando i nostri intelocutori e quindi ponendo delle domande giuste al momento giusto. E' la capacità di creare il giusto rapport a livello verbale e non verbale, utilizzando la potenza di strumenti quali il "ricalco" nelle sue varie applicazioni, verbale e non verbale o il "mirroring" ovvero di persuasione.
I metaprogrammi identificano ciò che la persona fa.
E' importante rendersi conto che la potenza della parola non è insita soltanto nei vocaboli ma anche nella vibrazione della voce. Talvolta la parola è ingannevole ed è per questo che il timbro della voce, le sue vibrazioni ci diranno se essa è autentica o no.
Sarà la sonorità della nostra voce a mostrare se ciò che diciamo è vero o falso; sarà l'autenticità della nostra voce a giudicarci.
lunedì 18 ottobre 2010
I temi della malattia: La divisione tra sesso e amore e la Svalorizzazione
I temi della malattia rispecchiano il pensiero errato imposto che determina l'eliminazione del piacere e la presenza del dispiacere.
Uno dei temi legati all'insorgenza della malattia, come sostiene la Dottoressa Mereu nel suo libro "La trappola dell'Eros", è senza dubbio la divisione tra sesso e amore, che è dato da un dogma religioso.
Tale equivoco è stato il mezzo principale con cui gli uomini hanno dominato sulle donne ed è il motivo di tutte le patologie sessuali e a causa di questa credenza antica l'uomo e la donna non si incontrano mai.
Bisogna sempre seguire l' AMORE.
L'istituizione condiziona l'eros con le sue regole palesi e occulte.
La malattia che più rivela la repressione da conflitto sessuale è la paralisi rigida muscolare come ad esempio il Parkinson o sclerosi multipla.
Una rigidità mucolare che rivela una rigidità di coscienza che porta a tale repressione. Paralisi dunque come impotenza muscolare in cui i sentimenti del malato sono deviati rispetto all'eros.
La sclerosi multipla (o a placche) viene anche per un grave sentimento di svalorizzazione.
Il sentimento di svalorizzazione è un sentimento di colpa e paura del giudizio che è nel profondo.
Ciò accade essenzialmente perchè queste persone non si sono sentite amate, solitamente un abbandono da parte del padre, potrebbe essere anche una morte precoce o perchè si sono sempre sentite aspramente giudicate. Sono spesso cresciute con il sacrificio dei loro sentimenti per non soffrire troppo.
Ricercano la perfezione e la rigidità è il risultato di questa ricerca. Sono malati irrigiditi da uno sterotipo che imprigiona la loro coscisnza..è come se si sentissero sempre addosso un giudizio.
Il senso di colpa che ne deriva causa la tensione della muscolatura con dispendio di energia che ne provoca stanchezza...solo lo sperimentare una grande passione ed esserne ricambiati porterebbe ad un una rieducazione delle loro emozioni.
Il concetto di perfezione è uno dei più patogeni. La perfezione appartiene solo a Dio in quanto il Dio patriarcale è perfetto. Il dio eros matriarcale è rilassato.
Chi non è perfetto non è neanche dritto e allora diventa storto. Ed ecco apparire l'artrite reumatoide, la scoliosi, le malattie autoimmuni, le vertigini.........
Uno dei temi legati all'insorgenza della malattia, come sostiene la Dottoressa Mereu nel suo libro "La trappola dell'Eros", è senza dubbio la divisione tra sesso e amore, che è dato da un dogma religioso.
Tale equivoco è stato il mezzo principale con cui gli uomini hanno dominato sulle donne ed è il motivo di tutte le patologie sessuali e a causa di questa credenza antica l'uomo e la donna non si incontrano mai.
Bisogna sempre seguire l' AMORE.
L'istituizione condiziona l'eros con le sue regole palesi e occulte.
La malattia che più rivela la repressione da conflitto sessuale è la paralisi rigida muscolare come ad esempio il Parkinson o sclerosi multipla.
Una rigidità mucolare che rivela una rigidità di coscienza che porta a tale repressione. Paralisi dunque come impotenza muscolare in cui i sentimenti del malato sono deviati rispetto all'eros.
La sclerosi multipla (o a placche) viene anche per un grave sentimento di svalorizzazione.
Il sentimento di svalorizzazione è un sentimento di colpa e paura del giudizio che è nel profondo.
Ciò accade essenzialmente perchè queste persone non si sono sentite amate, solitamente un abbandono da parte del padre, potrebbe essere anche una morte precoce o perchè si sono sempre sentite aspramente giudicate. Sono spesso cresciute con il sacrificio dei loro sentimenti per non soffrire troppo.
Ricercano la perfezione e la rigidità è il risultato di questa ricerca. Sono malati irrigiditi da uno sterotipo che imprigiona la loro coscisnza..è come se si sentissero sempre addosso un giudizio.
Il senso di colpa che ne deriva causa la tensione della muscolatura con dispendio di energia che ne provoca stanchezza...solo lo sperimentare una grande passione ed esserne ricambiati porterebbe ad un una rieducazione delle loro emozioni.
Il concetto di perfezione è uno dei più patogeni. La perfezione appartiene solo a Dio in quanto il Dio patriarcale è perfetto. Il dio eros matriarcale è rilassato.
Chi non è perfetto non è neanche dritto e allora diventa storto. Ed ecco apparire l'artrite reumatoide, la scoliosi, le malattie autoimmuni, le vertigini.........
lunedì 11 ottobre 2010
La tendenza ad incasinarci .....ma tu che cosa vuoi veramente ?
....ma tu che cosa vuoi veramente????
Una domanda fantastica, di una semplicità disarmante ma alla quale le persone raramente sanno rispondere e che ci porta ad una confusione incredibile mentre tutti sanno rispondere con facilità a "ciò che non vogliono fare" !
Il non sapere ciò che si vuole è uno dei motivi pricipali per i quali, possiamo attrarre nella nostra vita esattamente ciò che non vogliamo.
La nostra mente non "distingue un'esperienza vividamente immaginata da un'esperienza realmente vissuta"....tanto per capirci, se "immaginiamo di graffiare con le unghie una lavagna ci vengono i brividi sulla schiena".
I nostri pensieri creano una traccia corticale concreta, lasciando un solco nel nostro cervello e di ciò dobbiamo esserne responsabili
Il linguaggio della nostra mente non è fatto di parole ma di immagini e il nostro cervello decodifica le parole in immagini perciò una frase espressa in negativo produrrà l' immagine che la rappresena.
Dunque se vogliamo incasinarci di meno, come cita il famoso libro di Roberto Re "Non incasinarti".. chi potremmo prendere come esempio?
I bambini, naturalmente!
Non si incasinano mai, non vanno in depressione e non si rovinano la vita!
I bambini ci ricordano innanzitutto qualcosa che abbiamo dimenticato e cioè che lo stato naturale dell'essere umano è la felicità e che la normalità è essere felici e non il contrario.
Essi hanno la capacità di vivere nel presente, capacità che crescendo perdiamo in quanto ci facciamo attrarre da ciò che è successo e da ciò che potrebbe succedere, stimolando una marea di emozioni quali rimorso, tristezza, sensi di colpa, ansia, inquietudine e preoccupazione.
I bambini ricercano sempre il piacere in ciò che fanno e sono guidati nelle loro scelte da ciò che desiderano ..e se vogliono una cosa fanno di tutto per averla.
Spesso ci focalizziamo su ciò che è negativo, pericoloso, sull' aspetto negativo delle cose e ne perdiamo di vista l'aspetto positivo. Questo tipo di reazioni sono governate dalla paura, paura di perdere il controllo e dai sensi di colpa.
Il senso di colpa ci paralizza, ci deprime, ci delude, ci fa sacrificare una parte di noi stessi.
Il passato va lasciato andare perchè non possiamo volare portandoci appresso un' inutile zavorra.
Spesso viviamo nel passato e nel rimpianto, avendo un tornaconto psicologico ..ecco quindi il senso del sacrificio come splendida giustificazione per non agire nel presente, e continuare a fuggire le responsabilità.
Tendiamo in generale a preoccuparci di tutto ciò che sfugge al nostro controllo. Ciò che temiamo possa accadere determina le nostre scelte, limitando le nostre possibilità e aspirazioni. Molte persone vorrebbero apportare dei cambiamenti alle loro stesse vite, scegliere quel lavoro o quel modo di essere, ma poi evitano di farlo perchè si lasciano condizionare dalle loro stesse preoccupazioni.
E' un peccato morire con la propria musica dentro senza averla neppure ascoltata!
Una domanda fantastica, di una semplicità disarmante ma alla quale le persone raramente sanno rispondere e che ci porta ad una confusione incredibile mentre tutti sanno rispondere con facilità a "ciò che non vogliono fare" !
Il non sapere ciò che si vuole è uno dei motivi pricipali per i quali, possiamo attrarre nella nostra vita esattamente ciò che non vogliamo.
La nostra mente non "distingue un'esperienza vividamente immaginata da un'esperienza realmente vissuta"....tanto per capirci, se "immaginiamo di graffiare con le unghie una lavagna ci vengono i brividi sulla schiena".
I nostri pensieri creano una traccia corticale concreta, lasciando un solco nel nostro cervello e di ciò dobbiamo esserne responsabili
Il linguaggio della nostra mente non è fatto di parole ma di immagini e il nostro cervello decodifica le parole in immagini perciò una frase espressa in negativo produrrà l' immagine che la rappresena.
Dunque se vogliamo incasinarci di meno, come cita il famoso libro di Roberto Re "Non incasinarti".. chi potremmo prendere come esempio?
I bambini, naturalmente!
Non si incasinano mai, non vanno in depressione e non si rovinano la vita!
I bambini ci ricordano innanzitutto qualcosa che abbiamo dimenticato e cioè che lo stato naturale dell'essere umano è la felicità e che la normalità è essere felici e non il contrario.
Essi hanno la capacità di vivere nel presente, capacità che crescendo perdiamo in quanto ci facciamo attrarre da ciò che è successo e da ciò che potrebbe succedere, stimolando una marea di emozioni quali rimorso, tristezza, sensi di colpa, ansia, inquietudine e preoccupazione.
I bambini ricercano sempre il piacere in ciò che fanno e sono guidati nelle loro scelte da ciò che desiderano ..e se vogliono una cosa fanno di tutto per averla.
Spesso ci focalizziamo su ciò che è negativo, pericoloso, sull' aspetto negativo delle cose e ne perdiamo di vista l'aspetto positivo. Questo tipo di reazioni sono governate dalla paura, paura di perdere il controllo e dai sensi di colpa.
Il senso di colpa ci paralizza, ci deprime, ci delude, ci fa sacrificare una parte di noi stessi.
Il passato va lasciato andare perchè non possiamo volare portandoci appresso un' inutile zavorra.
Spesso viviamo nel passato e nel rimpianto, avendo un tornaconto psicologico ..ecco quindi il senso del sacrificio come splendida giustificazione per non agire nel presente, e continuare a fuggire le responsabilità.
Tendiamo in generale a preoccuparci di tutto ciò che sfugge al nostro controllo. Ciò che temiamo possa accadere determina le nostre scelte, limitando le nostre possibilità e aspirazioni. Molte persone vorrebbero apportare dei cambiamenti alle loro stesse vite, scegliere quel lavoro o quel modo di essere, ma poi evitano di farlo perchè si lasciano condizionare dalle loro stesse preoccupazioni.
E' un peccato morire con la propria musica dentro senza averla neppure ascoltata!
martedì 5 ottobre 2010
La trappola dell'eros...La madre infelice e La terapia verbale
Le relazioni familiari che si dovrebbero basare sull'amore sono spesso basate sul concetto di potere.
Questo si attua soprattutto nelle famiglie perchè l'eros è libero e non si concilia con il contratto matrimoniale...cosi' Gabriella Mereu continua a parlare dell'origine della malattia.
La madre infelice
Una donna nell' istituzione matrimoniale non viene quasi mai viene scelta per amore.. per rispettare i canoni istituzionali deve essere antierotica, non attraente....la sua libido si trasforma in un sentimento di potere verso i figli e pretende di impossessarsi di loro, acquisendone i valori del sistema patriarcale, perdendo il sentire femminile, esrcitando un senso di colpa.
Talvota è oppressa e opprimente; i figli si ribellano e si allontanano o rimangono impantanati dal suo possesso o dalle sue menzogne.
Spesso si interagisce con una madre rimasta bambina perchè a sua volta castrata pure lei.
Perchè ....il potere è molto vicino all'amore.
La madre castrata, che conosce il sentimento del potere, tende inconsapevolmente a mantenere il marito e i figli, bambini ..perchè c'è lei che pensa a loro.
La moglie del "Mulino Bianco" è frequentemente quella che sembra essere serena solo perchè ha l'amante......
La Dottoressa Mereu ci propone dunque ..."La terapia verbale"
Non si può svolgere bene nessuna professione se non si possiede il concetto di arte. L'arte è rivoluzionaria in quanto viene da una forza che è data dall'espressione individuale.
L'arte è erotica perchè per esprimersi essa deve sentire, fondersi con l'oggetto della sua attenzione.
Solo il sentire porta alla verità e alla motivazione per la ricerca.
Il linguaggio del malato è molto diretto e semplice: esprime un bisogno che è stato tolto in maniera infantile, come verità, gioco e piacere, amore e unione.
E' lo stesso eros che parla, che si esprime attraverso il gioco, l'emozione e la guida.
La malattia viene da un'emozione e verità negata a causa degli schemi impostici.
Questi causano un conflitto di comportamento che è dato dal dilemma se ubbidire agli impulsi dell'eros o allo schema.
L'intervento verbale della Mereu è quindi terapeutico, perchè con la verità detta cosi' improvvisamente, viene tolto lo schema, eliminando il conflitto.
Una terapia liberatoria per chi la fa e la riceve.
Il fine è colpire il pensiero errato che parassita la coscienza e ne causa la patologia.
Il linguaggio del paziente è un linguaggio emozionale .
Esso è parte del linguaggio collettivo del popolo che ne è l'espressione più profonda della sua anima e quindi di un linguaggio erotico il cui lamento del paziente si tramuta in echi di filastrocche, canzonette, modi di dire, proverbi ...
Questo si attua soprattutto nelle famiglie perchè l'eros è libero e non si concilia con il contratto matrimoniale...cosi' Gabriella Mereu continua a parlare dell'origine della malattia.
La madre infelice
Una donna nell' istituzione matrimoniale non viene quasi mai viene scelta per amore.. per rispettare i canoni istituzionali deve essere antierotica, non attraente....la sua libido si trasforma in un sentimento di potere verso i figli e pretende di impossessarsi di loro, acquisendone i valori del sistema patriarcale, perdendo il sentire femminile, esrcitando un senso di colpa.
Talvota è oppressa e opprimente; i figli si ribellano e si allontanano o rimangono impantanati dal suo possesso o dalle sue menzogne.
Spesso si interagisce con una madre rimasta bambina perchè a sua volta castrata pure lei.
Perchè ....il potere è molto vicino all'amore.
La madre castrata, che conosce il sentimento del potere, tende inconsapevolmente a mantenere il marito e i figli, bambini ..perchè c'è lei che pensa a loro.
La moglie del "Mulino Bianco" è frequentemente quella che sembra essere serena solo perchè ha l'amante......
La Dottoressa Mereu ci propone dunque ..."La terapia verbale"
Non si può svolgere bene nessuna professione se non si possiede il concetto di arte. L'arte è rivoluzionaria in quanto viene da una forza che è data dall'espressione individuale.
L'arte è erotica perchè per esprimersi essa deve sentire, fondersi con l'oggetto della sua attenzione.
Solo il sentire porta alla verità e alla motivazione per la ricerca.
Il linguaggio del malato è molto diretto e semplice: esprime un bisogno che è stato tolto in maniera infantile, come verità, gioco e piacere, amore e unione.
E' lo stesso eros che parla, che si esprime attraverso il gioco, l'emozione e la guida.
La malattia viene da un'emozione e verità negata a causa degli schemi impostici.
Questi causano un conflitto di comportamento che è dato dal dilemma se ubbidire agli impulsi dell'eros o allo schema.
L'intervento verbale della Mereu è quindi terapeutico, perchè con la verità detta cosi' improvvisamente, viene tolto lo schema, eliminando il conflitto.
Una terapia liberatoria per chi la fa e la riceve.
Il fine è colpire il pensiero errato che parassita la coscienza e ne causa la patologia.
Il linguaggio del paziente è un linguaggio emozionale .
Esso è parte del linguaggio collettivo del popolo che ne è l'espressione più profonda della sua anima e quindi di un linguaggio erotico il cui lamento del paziente si tramuta in echi di filastrocche, canzonette, modi di dire, proverbi ...
lunedì 20 settembre 2010
La trappola dell'eros...la paura
"La trappola dell'eros"...il famoso nonchè bellissimo libro di Gabriella Mereu, che consiglio a tutti, indistintamente, è uno di quei libri che incontriamo ed approcciamo nel lungo viaggio per arrivare a conoscere e guarire noi stessi.
La medicina non ha certo un senso estetico, la bellezza è essa stessa una cura e il nostro inconscio è artistico : tre sono i punti su cui la scrittrice ci invita a riflettere.
La Mereu ci propone una totale apertura verso l'imprevisto e l'imprevedibile, una grande curiosità, la capacità di mettere in relazione gli eventi, uno spirito libero, leale e generoso, nessun legame ma solo una spericolata avventura esistenziale.
Ella ci spinge ad assumere la responsabilità della nostra esistenza e della salute che ne deriva, a diventare consapevoli e a superare la paura.
Per cambiare il modo di vedere le cose, per uscire dagli schemi che ammalano occorre innamorarsi, aprirsi alla passione, alla creatività, alle nuove idee e seguire la propria vocazione.
La quasi totalità delle persone che si rivolgono ai medici sono ammalati di MANCANZA DI EROS ...di mancanza d'amore, piacere, gioia, novità, unione ,tranquillità, unione sessuale, libertà di espressione, bellezza.. tutte caratteristiche dell' EROS.
Il potere ci illude della nostra potenza mentre invece siamo schiavi della sua non essenza.
Chi perde il contatto con l'eros che è dunque l'amore, il piacere, l'unione, la libertà, la verità, la libertà di dire la verità, perde la capacità di sentire l'altro e di dare un significato emozionale alle relazioni con le persone e con tutto ciò con cui viene a contatto.
Perde il senso, cioè la funzione di tutto ciò che fa.
L'origine della malattia è la paura.
Il malessere si mantiene a causa della paura. L'eros, che non si esprime per paura e senso di colpa, viene incanalato in un senso di rabbia. La rabbia viene considerata antisociale e quindi repressa.
E' la repressione dell' eros e della rabbia che scatena malattie. La malattia è sempre data da una verità negata. Il nostro eros è privato dell'indispensabile. Il corpo soffre per mancanza di riposo, piacere e contatto. Il piacere ed il contatto sono la maniera con cui l'anima si esprime nel corpo.
Lamore, che è stato diviso, è in realtà unione di corpo e sentimento. Quando si attua questa unione, anche la psiche si schiariscee e l'eros dà coerenza, unificando i linguaggi in ciò che c'è di più semplice.. sentimento e sensualità.
La malattia è lo stesso eros che parla con un liguaggio chiaro, diretto e poetico.
La principale trappola di questo linguaggio sono i pregiudizi.
Il primo è la separazione tra sesso e amore ...inizia da qui tutto ciò che porta alla malattia.
La medicina non ha certo un senso estetico, la bellezza è essa stessa una cura e il nostro inconscio è artistico : tre sono i punti su cui la scrittrice ci invita a riflettere.
La Mereu ci propone una totale apertura verso l'imprevisto e l'imprevedibile, una grande curiosità, la capacità di mettere in relazione gli eventi, uno spirito libero, leale e generoso, nessun legame ma solo una spericolata avventura esistenziale.
Ella ci spinge ad assumere la responsabilità della nostra esistenza e della salute che ne deriva, a diventare consapevoli e a superare la paura.
Per cambiare il modo di vedere le cose, per uscire dagli schemi che ammalano occorre innamorarsi, aprirsi alla passione, alla creatività, alle nuove idee e seguire la propria vocazione.
La quasi totalità delle persone che si rivolgono ai medici sono ammalati di MANCANZA DI EROS ...di mancanza d'amore, piacere, gioia, novità, unione ,tranquillità, unione sessuale, libertà di espressione, bellezza.. tutte caratteristiche dell' EROS.
Il potere ci illude della nostra potenza mentre invece siamo schiavi della sua non essenza.
Chi perde il contatto con l'eros che è dunque l'amore, il piacere, l'unione, la libertà, la verità, la libertà di dire la verità, perde la capacità di sentire l'altro e di dare un significato emozionale alle relazioni con le persone e con tutto ciò con cui viene a contatto.
Perde il senso, cioè la funzione di tutto ciò che fa.
L'origine della malattia è la paura.
Il malessere si mantiene a causa della paura. L'eros, che non si esprime per paura e senso di colpa, viene incanalato in un senso di rabbia. La rabbia viene considerata antisociale e quindi repressa.
E' la repressione dell' eros e della rabbia che scatena malattie. La malattia è sempre data da una verità negata. Il nostro eros è privato dell'indispensabile. Il corpo soffre per mancanza di riposo, piacere e contatto. Il piacere ed il contatto sono la maniera con cui l'anima si esprime nel corpo.
Lamore, che è stato diviso, è in realtà unione di corpo e sentimento. Quando si attua questa unione, anche la psiche si schiariscee e l'eros dà coerenza, unificando i linguaggi in ciò che c'è di più semplice.. sentimento e sensualità.
La malattia è lo stesso eros che parla con un liguaggio chiaro, diretto e poetico.
La principale trappola di questo linguaggio sono i pregiudizi.
Il primo è la separazione tra sesso e amore ...inizia da qui tutto ciò che porta alla malattia.
mercoledì 15 settembre 2010
L'evoluzione del grafismo nel bambino
La scrittura attraverso la propria evoluzione, testimonia dei modi di reazione del bambino nei confronti del suo entourage ed in definitiva della propria struttura caratteriale.
Come scrive Jacqueline Peugeot, nella “ Conoscenza del bambino tramite la scrittura”,non si può dedurre che un bambino che scrive male non sia dotato da un punto di vista intellettivo….. .
L’intelligenza non è il solo fattore che entra in gioco nel processo scrittorio, in particolare c’è tutto l’adattamento socio-affettivo e talvolta anche delle difficoltà specifiche.
Ne risulta che di fronte ad una “brutta scrittura” non si sa a quale fattore imputare le cause di una tale grafomotricità che non è nella norma.
Una mancanza di stabilità emozionale o l’ansietà del bambino possono inficiare il suo adattamento, come pure l’utilizzo delle sue capacità intellettive.
La crescita del grafismo nel bambino attraversa tre tappe.
1/. Lo stadio precalligrafico (6 -8 anni)
Questo stadio è legato ad una scarsa motricità e ad uno scarso apprendimento.
Il bambino debutta alla scuola primaria.
Delle difficoltà motrici importanti, un cattivo controllo del gesto sono caratteristici dei bambini dai sei ai sette anni.
Si notano spesso una scrittura grande, le lettere rotonde spesso mal tracciate, rovinate nella loro forma, dei collages cioè due lettere attaccate l’un l’altra, linee spezzate, spazi irregolari tra le righe, lettere molto grandi che in realtà dovrebbero essere piccole ( ad esempio la lettera e grande quanto una l ), lettere tremolanti e riprese.
2/. Lo stadio calligrafico (9 -10 anni )
La scrittura diventa più regolare ciò nonostante meno rivelatrice, poiché ci sono già degli automatismi in atto.
L’essere maldestro dovrebbe sparire tra i dieci e i dodici anni, quando l’essenziale è stato acquisito. La scrittura diventa più soffice e più legata ma non ancora personalizzata. Ben integrata, la calligrafia indica il buon adattamento del bambino, il suo equilibrio e la sua maturità, la sua capacità di integrarsi.
SE TALE STADIO E’ DISATTESO ALL’ETA’ DI DODICI ANNI, AVREMO DISGRAFIA (dopo un attento bilancio conviene che il bambino sia preso in carico da uno psicoterapeuta).
3/. Lo stadio calligrafico (10 -12 anni )
Tale stadio interessa i ragazzi dai dieci ai dodici anni in cui la scrittura si personalizza, diventando un movimento espressivo.
L’evoluzione della scrittura deve essere messa in relazione con lo sviluppo psicomotorio, mentale e affettivo del bambino e ne verranno valutate il livello scolastico, l’integrazione sociale, lo sviluppo del linguaggio e i fattori di strutture temporo-spaziali, il ruolo dell’esercizio.
Come scrive Jacqueline Peugeot, nella “ Conoscenza del bambino tramite la scrittura”,non si può dedurre che un bambino che scrive male non sia dotato da un punto di vista intellettivo….. .
L’intelligenza non è il solo fattore che entra in gioco nel processo scrittorio, in particolare c’è tutto l’adattamento socio-affettivo e talvolta anche delle difficoltà specifiche.
Ne risulta che di fronte ad una “brutta scrittura” non si sa a quale fattore imputare le cause di una tale grafomotricità che non è nella norma.
Una mancanza di stabilità emozionale o l’ansietà del bambino possono inficiare il suo adattamento, come pure l’utilizzo delle sue capacità intellettive.
La crescita del grafismo nel bambino attraversa tre tappe.
1/. Lo stadio precalligrafico (6 -8 anni)
Questo stadio è legato ad una scarsa motricità e ad uno scarso apprendimento.
Il bambino debutta alla scuola primaria.
Delle difficoltà motrici importanti, un cattivo controllo del gesto sono caratteristici dei bambini dai sei ai sette anni.
Si notano spesso una scrittura grande, le lettere rotonde spesso mal tracciate, rovinate nella loro forma, dei collages cioè due lettere attaccate l’un l’altra, linee spezzate, spazi irregolari tra le righe, lettere molto grandi che in realtà dovrebbero essere piccole ( ad esempio la lettera e grande quanto una l ), lettere tremolanti e riprese.
2/. Lo stadio calligrafico (9 -10 anni )
La scrittura diventa più regolare ciò nonostante meno rivelatrice, poiché ci sono già degli automatismi in atto.
L’essere maldestro dovrebbe sparire tra i dieci e i dodici anni, quando l’essenziale è stato acquisito. La scrittura diventa più soffice e più legata ma non ancora personalizzata. Ben integrata, la calligrafia indica il buon adattamento del bambino, il suo equilibrio e la sua maturità, la sua capacità di integrarsi.
SE TALE STADIO E’ DISATTESO ALL’ETA’ DI DODICI ANNI, AVREMO DISGRAFIA (dopo un attento bilancio conviene che il bambino sia preso in carico da uno psicoterapeuta).
3/. Lo stadio calligrafico (10 -12 anni )
Tale stadio interessa i ragazzi dai dieci ai dodici anni in cui la scrittura si personalizza, diventando un movimento espressivo.
L’evoluzione della scrittura deve essere messa in relazione con lo sviluppo psicomotorio, mentale e affettivo del bambino e ne verranno valutate il livello scolastico, l’integrazione sociale, lo sviluppo del linguaggio e i fattori di strutture temporo-spaziali, il ruolo dell’esercizio.
martedì 7 settembre 2010
L'emotività... radice del carattere di ognuno.
Lo sguardo alla scrittura del bambino attraverso la forma, la dimensione, la ricerca di unità e, soprattutto il tratto della scrittura – elemento determinante a livello di personalità - che potrà essere leggero, sottile, fermo, appuntito, permette di rendere evidente il proprio temperamento dominante.
Tale temperamento non è certo immutabile, esso evolve con le proprie riuscite, i propri sforzi, il proprio entourage familiare e l’ambiente scolastico.
Il carattere di una persona emotiva afferma la propria disposizione a “sentire delle emozioni”.
Secondo Daniel Goleman, autore dell’ “Intelligenza Emozionale, le emozioni "che si possono
menzionare più soventemente sono la collera, la tristezza, la paura, il piacere, l’amore, la sorpresa, il disgusto e la vergogna.
L’emotività è legata all’ incostanza dell’umore, ad un bisogno di alternanza affettiva che porta meno stabilità negli affetti e nelle amicizie.
Il bambino emotivo è particolarmente sensibile alla presenza altrui.
L’emotività è un fattore d’unione nel senso che essa può andare di pari passo ad un bisogno profondo di comunicazione e di fervore interiore, ma essa può anche accompagnare una fragilità di costituzione nervosa, una difficoltà di concentrazione, varie inibizioni.. da qui l’impazienza, delle variazioni d’umore e poca tolleranza alle frustrazioni.
Lo sguardo alla scrittura del bambino attraverso la sua forma, la dimensione, la ricerca di unità e, soprattutto al tratto della sua scrittura – elemento determinante a livello di personalità - che potrà essere leggero, sottile, fermo, appuntito, permette di rendere evidente il proprio temperamento dominante.
Tale temperamento non è certo immutabile, esso evolve con le proprie riuscite, i propri sforzi, il proprio entourage familiare e l’ambiente scolastico.
Il bambino emotivo sarà senza dubbio un bambino ansioso; se invece tale ansia sarà ben controllata in un bambino dal temperamento attivo avrà il gusto del gioco e del rischio. Sarà una forza d’espansione; contrariamente porterà a dei blocchi.
SCRITTURA DI UN BAMBINO EMOTIVO
- scrittura ineguale che comporta dei movimenti alternativamente esitanti e bruschi, o lenti, precisi, disegnati con accuratezza. Con tratto pesante.
SCRITTURA DI UN BAMBINO NON EMOTIVO (assenza di emotività)
- scrittura piuttosto regolare e costante nella sua dimensione, pressione e inclinazione.
Calma, tipica di un soggetto stabile, resistente alle intimidazione e alla suggestione.
Tale temperamento non è certo immutabile, esso evolve con le proprie riuscite, i propri sforzi, il proprio entourage familiare e l’ambiente scolastico.
Il carattere di una persona emotiva afferma la propria disposizione a “sentire delle emozioni”.
Secondo Daniel Goleman, autore dell’ “Intelligenza Emozionale, le emozioni "che si possono
menzionare più soventemente sono la collera, la tristezza, la paura, il piacere, l’amore, la sorpresa, il disgusto e la vergogna.
L’emotività è legata all’ incostanza dell’umore, ad un bisogno di alternanza affettiva che porta meno stabilità negli affetti e nelle amicizie.
Il bambino emotivo è particolarmente sensibile alla presenza altrui.
L’emotività è un fattore d’unione nel senso che essa può andare di pari passo ad un bisogno profondo di comunicazione e di fervore interiore, ma essa può anche accompagnare una fragilità di costituzione nervosa, una difficoltà di concentrazione, varie inibizioni.. da qui l’impazienza, delle variazioni d’umore e poca tolleranza alle frustrazioni.
Lo sguardo alla scrittura del bambino attraverso la sua forma, la dimensione, la ricerca di unità e, soprattutto al tratto della sua scrittura – elemento determinante a livello di personalità - che potrà essere leggero, sottile, fermo, appuntito, permette di rendere evidente il proprio temperamento dominante.
Tale temperamento non è certo immutabile, esso evolve con le proprie riuscite, i propri sforzi, il proprio entourage familiare e l’ambiente scolastico.
Il bambino emotivo sarà senza dubbio un bambino ansioso; se invece tale ansia sarà ben controllata in un bambino dal temperamento attivo avrà il gusto del gioco e del rischio. Sarà una forza d’espansione; contrariamente porterà a dei blocchi.
SCRITTURA DI UN BAMBINO EMOTIVO
- scrittura ineguale che comporta dei movimenti alternativamente esitanti e bruschi, o lenti, precisi, disegnati con accuratezza. Con tratto pesante.
SCRITTURA DI UN BAMBINO NON EMOTIVO (assenza di emotività)
- scrittura piuttosto regolare e costante nella sua dimensione, pressione e inclinazione.
Calma, tipica di un soggetto stabile, resistente alle intimidazione e alla suggestione.
lunedì 19 luglio 2010
ENURESI, AUTOECCITAZIONE, MENARCA e SENSO DI COLPA
Cari Amici, Care Amiche,
Un altro articolo della nostra amica Lara Burchiellaro...su cui riflettere attentamente!
Sono una mamma molto presente, attenta ai comportamenti dei propri cuccioli, nonchè osservatrice acuta ed estemamente documentata. Nonostante ciò, non si mai abbastanza preparati quando alla propria figlia arriva il menarca, specialmente quando arriva in un momento in cui non si è presenti fisicamente e non si è contemplata una reazione cosi' tragica della propria figlia a tale evento.
Ben note in letteratura sono le reazioni delle giovinette alla prima mestruazione che dipendono essenzialmente da ciò che si è verificato nei riguardi dell' autoeccitazione quando la bimba aveva solo pochi anni, se non ancora prima.
Generalmente può succedere che con la comparsa del menarca vi sia un'aumento dell' eccitabilità sessuale, con una maggior spinta a toccamenti intimi oppure, per converso, che ci sia, sotto l'influenza del senso di colpa, una tendenza a frenare l'istinto, sostituendo l'attività masturbatoria con spasmi muscolari, movimenti muscolari ritmici, tremolii dei piedi, delle gambe e/o un tamburellamento ossessivo.
L'epigenetica e il senso di colpa sono proprio le variabili che determinano il prevalere di un comportamento rispetto ad un altro.
L'erogenicità dei genitali femminili è senza dubbio riscontrabile già nelle fasi più primitive dell'organizzazione sessuale infantile.
Ci sono poi bambine che si succhiano il pollice fin dal ventre materno e bambine, soprattutto "cinestesiche", che non appena si rilassano, guardando la televisione, ascoltando una favola o cercando di addormentarsi, si toccano la vulva in modo coatto e con dita non sempre pulite, talvolta fino quasi a scarnificarsi.
Distrarre le bambine può essere un metodo assai valido .. spaventarle per quello che fanno avrà invece ripercussioni sulla loro sessualità futura!
Un' organizzazione vaginale repressa fin da piccoli porta sovente portare ad una futura predominanza compensatoria del ruolo clitorideo su quello vaginale, nell'orgasmo della futura donna.
L'ultima cosa di cui la bambina ha dunque bisogno è il senso di colpa per i suoi toccamenti relativi all' autostimolazione, anche perchè una punizione dovrebbe già avela avvertita per l'equivoco di vedersi sottratta dal pene del fratellino.
Per il maschio infatti l'organo genitale è una vecchia conoscenza con cui ha sempre avuto familiarità e di cui si è servito nell'allestire il suo narcisismo e la sua sensazione di potenza.
Per la femmina invece l'organo sessuale è sempre stato avvertito come mancante, lacunoso, negato, non apparente nello schema corporeo primitivo.
Fuggendo da una femminilità che teme, la bambina potrebbe sentirsi mutilata, delusa, insufficiente per una froidiana "invidia del pene", come "agonia primitiva", come punizione per desideri impuri o per senso di incompletezza antropogenetico.
Un tal senso di incompletezza non superato potrebbe diventare l'anello mancante e responsabile del non avvenuto passaggio da una sesualità clitoridea primordiale ad una vaginale più matura.
Tale passaggio verrà dunque a mancare se lo stadio dell' invidia del pene non sarà correttamente superato. I conflitti originariamente connessi con un complesso edipico temuto, vengono quindi spostati dall'atto dell'autoeccitazione a quello della masturbazione, per esigenza coattiva di reprimere il complesso d'edipo.
In tal caso è molto probabile che l'elaborazione delle fantasie represse possa manifestarsi in un altro tipo di piacere masturbatorio, quello non controllato, che sfugge al senso di colpa e a cui non si può che dare libero sfogo: l'ENURESI NOTTURNA.
E' un segno di carenza affettiva!
Mamme! Papà!...... ai primi segni di enuresi, massagiate dunque le vostre bimbe, tutti assieme a quattro, sei, otto mani, se ci sono pure dei fratellini, e colmate la cinestesicità di vostra figlia, al primo episodio di enuresi.
Massaggiatele con forza e pressione, fate loro sentire il contatto forte e presente.
Alla fine ....i nostri figli sono piccoli fiori che van trattati con costanza e presenza ma soprattutto CON GRANDE DELICATEZZA.
Un altro articolo della nostra amica Lara Burchiellaro...su cui riflettere attentamente!
Sono una mamma molto presente, attenta ai comportamenti dei propri cuccioli, nonchè osservatrice acuta ed estemamente documentata. Nonostante ciò, non si mai abbastanza preparati quando alla propria figlia arriva il menarca, specialmente quando arriva in un momento in cui non si è presenti fisicamente e non si è contemplata una reazione cosi' tragica della propria figlia a tale evento.
Ben note in letteratura sono le reazioni delle giovinette alla prima mestruazione che dipendono essenzialmente da ciò che si è verificato nei riguardi dell' autoeccitazione quando la bimba aveva solo pochi anni, se non ancora prima.
Generalmente può succedere che con la comparsa del menarca vi sia un'aumento dell' eccitabilità sessuale, con una maggior spinta a toccamenti intimi oppure, per converso, che ci sia, sotto l'influenza del senso di colpa, una tendenza a frenare l'istinto, sostituendo l'attività masturbatoria con spasmi muscolari, movimenti muscolari ritmici, tremolii dei piedi, delle gambe e/o un tamburellamento ossessivo.
L'epigenetica e il senso di colpa sono proprio le variabili che determinano il prevalere di un comportamento rispetto ad un altro.
L'erogenicità dei genitali femminili è senza dubbio riscontrabile già nelle fasi più primitive dell'organizzazione sessuale infantile.
Ci sono poi bambine che si succhiano il pollice fin dal ventre materno e bambine, soprattutto "cinestesiche", che non appena si rilassano, guardando la televisione, ascoltando una favola o cercando di addormentarsi, si toccano la vulva in modo coatto e con dita non sempre pulite, talvolta fino quasi a scarnificarsi.
Distrarre le bambine può essere un metodo assai valido .. spaventarle per quello che fanno avrà invece ripercussioni sulla loro sessualità futura!
Un' organizzazione vaginale repressa fin da piccoli porta sovente portare ad una futura predominanza compensatoria del ruolo clitorideo su quello vaginale, nell'orgasmo della futura donna.
L'ultima cosa di cui la bambina ha dunque bisogno è il senso di colpa per i suoi toccamenti relativi all' autostimolazione, anche perchè una punizione dovrebbe già avela avvertita per l'equivoco di vedersi sottratta dal pene del fratellino.
Per il maschio infatti l'organo genitale è una vecchia conoscenza con cui ha sempre avuto familiarità e di cui si è servito nell'allestire il suo narcisismo e la sua sensazione di potenza.
Per la femmina invece l'organo sessuale è sempre stato avvertito come mancante, lacunoso, negato, non apparente nello schema corporeo primitivo.
Fuggendo da una femminilità che teme, la bambina potrebbe sentirsi mutilata, delusa, insufficiente per una froidiana "invidia del pene", come "agonia primitiva", come punizione per desideri impuri o per senso di incompletezza antropogenetico.
Un tal senso di incompletezza non superato potrebbe diventare l'anello mancante e responsabile del non avvenuto passaggio da una sesualità clitoridea primordiale ad una vaginale più matura.
Tale passaggio verrà dunque a mancare se lo stadio dell' invidia del pene non sarà correttamente superato. I conflitti originariamente connessi con un complesso edipico temuto, vengono quindi spostati dall'atto dell'autoeccitazione a quello della masturbazione, per esigenza coattiva di reprimere il complesso d'edipo.
In tal caso è molto probabile che l'elaborazione delle fantasie represse possa manifestarsi in un altro tipo di piacere masturbatorio, quello non controllato, che sfugge al senso di colpa e a cui non si può che dare libero sfogo: l'ENURESI NOTTURNA.
E' un segno di carenza affettiva!
Mamme! Papà!...... ai primi segni di enuresi, massagiate dunque le vostre bimbe, tutti assieme a quattro, sei, otto mani, se ci sono pure dei fratellini, e colmate la cinestesicità di vostra figlia, al primo episodio di enuresi.
Massaggiatele con forza e pressione, fate loro sentire il contatto forte e presente.
Alla fine ....i nostri figli sono piccoli fiori che van trattati con costanza e presenza ma soprattutto CON GRANDE DELICATEZZA.
mercoledì 7 luglio 2010
Scrittura: Prodotto della nostra psiche
La scrittura mostra infallibilmente come una persona è, in tutti i suoi aspetti, dietro la propria maschera.
Avete mai visto una persona e di questa pensare .."Sembra onesta....sembra amichevole....non sembra proprio un serial killer!" ???
Avete sempre ragione? Non avete mai sbagliato nel vostro giudizio?
La verità è che le apparenze ingannano ma la scrittura mai!
L'analisi della scrittura è uno strumento accurato e sorprendente, rivela come una persona pensa, sente, agisce, sgorga dal subconscio.
E' il "cervello" che decide la misura, la forma e la pendenza della scrittura. La scrittura è realmente un prodotto della nostra psiche e il tracciato che lasciamo sul foglio sono le "impronte digitali del cervello".
Leggere e interpretare le impronte digitali del cervello richiede una certa logica e conoscenza.
Vengono sempre esaminate tre zone nella scrittura :
1/. La zona superiore, a cui si rifieriscono le lettere maiuscole e gli allunghi superiori delle lettere f, h, l e t, è correlatacon la testa.
Che cosa c'è nella testa? Normalmente si pensa, si immagina, si spera.
La zona superiore è correlata con le idee, i sogni, i processi del pensiero. Più gli allunghi dal rigo di base si estendono verso l'alto, più tendiamo a spostarci dal conosciuto allo sconosciuto, dal concreto all' astratto.
2/. La zona mediana, a cui si riferiescono le lettere minuscole a,c,e,i,m,n,o,r,s,u,v,w ed x, è correlata con la metà del corpo.
Che cosa succede in questa sezione di mezzo? Qui hanno sede il cuore, i polmoni e altri organi interni che lavorano incessantemente per mantenerci vivi.
La zona mediana riguarda il nostro vivere qui ed ora. Essa ci parla delle nostre necessità pratiche e sociali, come ci sentiamo e reagiamo con "la pancia" e come comunichaimo con gli altri nelle relazioni quotidiane.
3/. La zona inferiore, in cui troviamo gli allunghi inferiori o le estensioni delle lettere f,g,j,p,q,y e z, è correlata con la parte più bassa del corpo.
A cosa è deputata la parte più bassa del corpo? Solitamente essa ci permette di camminare, correre, danzare, far l'amore.
La parte inferiore rappresenta dunque le nostre necessità fisiche, materiali e sessuali, gli impulsi e gli appetiti più profondi. Rivela come ci rapportiamo con il sesso e il nostro corpo.
Avete mai visto una persona e di questa pensare .."Sembra onesta....sembra amichevole....non sembra proprio un serial killer!" ???
Avete sempre ragione? Non avete mai sbagliato nel vostro giudizio?
La verità è che le apparenze ingannano ma la scrittura mai!
L'analisi della scrittura è uno strumento accurato e sorprendente, rivela come una persona pensa, sente, agisce, sgorga dal subconscio.
E' il "cervello" che decide la misura, la forma e la pendenza della scrittura. La scrittura è realmente un prodotto della nostra psiche e il tracciato che lasciamo sul foglio sono le "impronte digitali del cervello".
Leggere e interpretare le impronte digitali del cervello richiede una certa logica e conoscenza.
Vengono sempre esaminate tre zone nella scrittura :
1/. La zona superiore, a cui si rifieriscono le lettere maiuscole e gli allunghi superiori delle lettere f, h, l e t, è correlatacon la testa.
Che cosa c'è nella testa? Normalmente si pensa, si immagina, si spera.
La zona superiore è correlata con le idee, i sogni, i processi del pensiero. Più gli allunghi dal rigo di base si estendono verso l'alto, più tendiamo a spostarci dal conosciuto allo sconosciuto, dal concreto all' astratto.
2/. La zona mediana, a cui si riferiescono le lettere minuscole a,c,e,i,m,n,o,r,s,u,v,w ed x, è correlata con la metà del corpo.
Che cosa succede in questa sezione di mezzo? Qui hanno sede il cuore, i polmoni e altri organi interni che lavorano incessantemente per mantenerci vivi.
La zona mediana riguarda il nostro vivere qui ed ora. Essa ci parla delle nostre necessità pratiche e sociali, come ci sentiamo e reagiamo con "la pancia" e come comunichaimo con gli altri nelle relazioni quotidiane.
3/. La zona inferiore, in cui troviamo gli allunghi inferiori o le estensioni delle lettere f,g,j,p,q,y e z, è correlata con la parte più bassa del corpo.
A cosa è deputata la parte più bassa del corpo? Solitamente essa ci permette di camminare, correre, danzare, far l'amore.
La parte inferiore rappresenta dunque le nostre necessità fisiche, materiali e sessuali, gli impulsi e gli appetiti più profondi. Rivela come ci rapportiamo con il sesso e il nostro corpo.
lunedì 28 giugno 2010
Come leggere una firma
Sia che stiate scrivendo una lettera o che stiate scarabocchiando qualche nota a caso su un foglio di carta qualunque, si tende sempre a comunicare i propri pensieri, le proprie idee, i propri sentimenti e opinioni.
Il come Voi li scriviate - intendo le lettere individualmente, le parole, le frasi, i paragrafi - rivela il modo in cui privatamente pensate e sentite.
La vostra firma, comunque, è sempre diversa.
Quando scrivete il vostro nome, mettete la vostra parte pubblica sulla pagina.
La vostra firma mostra come voi volete essere visti, come voi pensate vi vedano gli altri, come voi sentite voi stessi e la vostra posizione nel mondo.
Alcuni scrittori aggingono talvolta delle immagini simboliche alle loro firme.
Naturalmente tali simboli sono disegnati in maniera del tutto conscia.
Ci sono tuttavia casi in cui le persone inconsciamente aggiungono qualcosa alle loro firme o ne esagerano alcuni componenti, rivelando come segretamente vedono se stessi.
Se la vostra scrittura è molto diversa dal resto del vostro scritto, allora come voi pensate, sentite e agite in privato e in pubblico può essere abbastanza differente.
Il come Voi li scriviate - intendo le lettere individualmente, le parole, le frasi, i paragrafi - rivela il modo in cui privatamente pensate e sentite.
La vostra firma, comunque, è sempre diversa.
Quando scrivete il vostro nome, mettete la vostra parte pubblica sulla pagina.
La vostra firma mostra come voi volete essere visti, come voi pensate vi vedano gli altri, come voi sentite voi stessi e la vostra posizione nel mondo.
Alcuni scrittori aggingono talvolta delle immagini simboliche alle loro firme.
Naturalmente tali simboli sono disegnati in maniera del tutto conscia.
Ci sono tuttavia casi in cui le persone inconsciamente aggiungono qualcosa alle loro firme o ne esagerano alcuni componenti, rivelando come segretamente vedono se stessi.
Se la vostra scrittura è molto diversa dal resto del vostro scritto, allora come voi pensate, sentite e agite in privato e in pubblico può essere abbastanza differente.
lunedì 21 giugno 2010
La ferita dei non amati: L' identità nel desiderio
I non amati ......una domanda sorge spontanea......possiamo dividere le persone in "amate e non amate"?
Tale domanda lascia chiunque molto perplesso in quanto essa presuppone una distinzione tra coloro che nell'infanzia hanno ricevuto sufficiente amore da coloro ai quali questo amore è stato negato....
...e allora esiste una scala di valutazione dell'amore ?
...assurdo no?
Chi la può stabilire??
Il desiderio è uno strano sentimento frammisto di gioia e sofferenza nello stesso tempo.
In amore il desiderio si proietta sia in avanti, verso ciò che non è ancora, e al tempo stesso all'indietro, verso ciò che non è più.
Chiaramente il desiderio retrospettivo, che porta a cercare inutilmente nella persona amata la madre e il padre, alimenta la sensazione di non essere stato amato.
Lo stesso è per il desiderio rivolto al futuro, che valuta il partner e/o la partner in base a un qualche ideale futuro.
Nell'amore traspare la profondità della nostra storia: passato, futuro, origini e obiettivi.
Insieme con l'amore nasce pure lo struggimento, e con lo struggimento l'incertezza dell' amore. Al tempo stesso, con l'amore si apre la ferita del non amato.
L'essere fermamente radicato alla vita è un pregio soltanto se ciò significa affrontare la vita con forza e prudenza, altrimenti il tutto indica solamente rigidità.
Ci sentiamo sicuri e amati nella misura in cui ci riconosciamo nell'altro.
Tale domanda lascia chiunque molto perplesso in quanto essa presuppone una distinzione tra coloro che nell'infanzia hanno ricevuto sufficiente amore da coloro ai quali questo amore è stato negato....
...e allora esiste una scala di valutazione dell'amore ?
...assurdo no?
Chi la può stabilire??
Il desiderio è uno strano sentimento frammisto di gioia e sofferenza nello stesso tempo.
In amore il desiderio si proietta sia in avanti, verso ciò che non è ancora, e al tempo stesso all'indietro, verso ciò che non è più.
Chiaramente il desiderio retrospettivo, che porta a cercare inutilmente nella persona amata la madre e il padre, alimenta la sensazione di non essere stato amato.
Lo stesso è per il desiderio rivolto al futuro, che valuta il partner e/o la partner in base a un qualche ideale futuro.
Nell'amore traspare la profondità della nostra storia: passato, futuro, origini e obiettivi.
Insieme con l'amore nasce pure lo struggimento, e con lo struggimento l'incertezza dell' amore. Al tempo stesso, con l'amore si apre la ferita del non amato.
L'essere fermamente radicato alla vita è un pregio soltanto se ciò significa affrontare la vita con forza e prudenza, altrimenti il tutto indica solamente rigidità.
Ci sentiamo sicuri e amati nella misura in cui ci riconosciamo nell'altro.
mercoledì 2 giugno 2010
Rinite allergica o pianto sessuale? Parte 2: Le eventuali implicazioni psicosomatiche
Ed ecco la continuazione dell’articolo della mia amica Lara Burchiellaro
Ma allora che dietro la rinite allergica ci possa essere qualcosa di psicosomatico? Che forse il suo raffreddore possa essere la reazione fisica a una sensazione di “freddo affettivo”?
Chi di voi, amiche lettrici, può confutare per certo che riniti, asme e raffreddori non celino in verità la paura di essere feriti, o rifiutati ? In questa ipotesi, è possibile che mio marito abbia paura di miei eventuali comportamenti gelidi o raggelanti che lo espongono ad un “intirizzimento emotivo”, in modo che il risultato sia lo stesso di una notte passata al freddo e sotto la pioggia, ovvero un bel naso rosso e gocciolante?
Devo cominciare a pensare che è mia la responsabilità? Sono io che, non avendo compreso nel più profondo il mio maritino, rappresento per lui una delusione affettiva? Del resto, forse un raffreddore, tale da tumefare il volto, è l’unico modo socialmente accettato per lacrimare in pubblico senza provare vergogna. O forse ancora per lui, che mi ama come la luce dei suoi occhi, la rinite allergica è un pianto disperato, per il fatto che il suo inconscio bambino non riceve quanto si aspetterebbe?
Pertanto, nell’ipotesi di una radice psicosomatica alle sindromi respiratorie allergiche, la respirazione è il più fondamentale dei bisogni. Introietto aria, la brucio e la espello. Posso digiunare per mesi, non bere per una settimana, ma se non respiro per dieci minuti, sono spacciata. Dalla respirazione dipende la sopravvivenza!
Un problema respiratorio è quindi sinonimo di sofferenza profonda, di paura, forse dell’abbandono e della separazione. E la sinusite, che addirittura si annida nei seni paranasali, vale a dire in una sede più nascosta, può essere un disagio quasi sepolto, messo via, ma che prima o poi può diventare risentimento?
La maggior parte degli allergeni sono espressione di vitalità, sessualità, amore, fertilità, aggressività, coinvolgimento, inseminazione, in tutti questi campi la vita si mostra nella sua forma più vitale. Inoltre, il raffreddore da fieno, arriva nei mesi più belli, quelli primaverili, quelli in cui tutto germoglia, quelli in cui è più facile che uno stecco metta radici, quello in cui è più probabile rimanere incinte. Ma qual è l’organo che ne è maggiormente affetto?
Il naso, simbolo sessuale per eccellenza: associato ai genitali maschili per la sua protuberanza, e a quelli femminili per le sue cavità rivestite di mucosa. E allora ecco che dal punto di vista simbolico il raffreddore è una perfetta rappresentazione dell’eccitazione sessuale. Ma di quale eccitazione sessuale? Di quella che è sia maschio che femmina. Del maschio che deve integrare e non separare il suo femminile, della femmina che deve rappacificarsi col suo maschile.
Dunque certi episodi di raffreddamento potrebbero essere la trasposizione sul piano organico di desideri sessuali repressi. Se mi documento, leggo quanto segue: “non è facile in primavera restare indifferente al moto sessuale di tutta la natura circostante, per chi ha qualche conto in sospeso con la sessualità, dei problemi irrisolti, dei bisogni non riconosciuti, delle voglie di trasgressione o una vitalità sessuale che non si concede di esprimere. Le difese inconsce si attivano più facilmente, raffreddori e starnuti cercano nello stesso tempo di allontanare e di rappresentare l’idea della sessualità”.
Che ruolo ho io nell’allergia di mio marito? Quanto conosco la sua intimità, i suoi desideri più nascosti, le sue fantasie erotiche più nascoste? Che il suo naso che goccioli, che il suo pianto fallico siano trasposizione di un dolore di una eventuale separazione con me che sono il suo oggetto d'amore? Devo aiutarlo ad integrare il suo femminile, ad accettarsi e a far sì che da me si senta accettato in tutto e per tutto?
Una volta nel dormiveglia, il primo anno che mostrò sintomi allergici, mi disse "Soffro perché non ti ho mai avuta completamente". Ma io ..... non gli diedi importanza.
Ma allora che dietro la rinite allergica ci possa essere qualcosa di psicosomatico? Che forse il suo raffreddore possa essere la reazione fisica a una sensazione di “freddo affettivo”?
Chi di voi, amiche lettrici, può confutare per certo che riniti, asme e raffreddori non celino in verità la paura di essere feriti, o rifiutati ? In questa ipotesi, è possibile che mio marito abbia paura di miei eventuali comportamenti gelidi o raggelanti che lo espongono ad un “intirizzimento emotivo”, in modo che il risultato sia lo stesso di una notte passata al freddo e sotto la pioggia, ovvero un bel naso rosso e gocciolante?
Devo cominciare a pensare che è mia la responsabilità? Sono io che, non avendo compreso nel più profondo il mio maritino, rappresento per lui una delusione affettiva? Del resto, forse un raffreddore, tale da tumefare il volto, è l’unico modo socialmente accettato per lacrimare in pubblico senza provare vergogna. O forse ancora per lui, che mi ama come la luce dei suoi occhi, la rinite allergica è un pianto disperato, per il fatto che il suo inconscio bambino non riceve quanto si aspetterebbe?
Pertanto, nell’ipotesi di una radice psicosomatica alle sindromi respiratorie allergiche, la respirazione è il più fondamentale dei bisogni. Introietto aria, la brucio e la espello. Posso digiunare per mesi, non bere per una settimana, ma se non respiro per dieci minuti, sono spacciata. Dalla respirazione dipende la sopravvivenza!
Un problema respiratorio è quindi sinonimo di sofferenza profonda, di paura, forse dell’abbandono e della separazione. E la sinusite, che addirittura si annida nei seni paranasali, vale a dire in una sede più nascosta, può essere un disagio quasi sepolto, messo via, ma che prima o poi può diventare risentimento?
La maggior parte degli allergeni sono espressione di vitalità, sessualità, amore, fertilità, aggressività, coinvolgimento, inseminazione, in tutti questi campi la vita si mostra nella sua forma più vitale. Inoltre, il raffreddore da fieno, arriva nei mesi più belli, quelli primaverili, quelli in cui tutto germoglia, quelli in cui è più facile che uno stecco metta radici, quello in cui è più probabile rimanere incinte. Ma qual è l’organo che ne è maggiormente affetto?
Il naso, simbolo sessuale per eccellenza: associato ai genitali maschili per la sua protuberanza, e a quelli femminili per le sue cavità rivestite di mucosa. E allora ecco che dal punto di vista simbolico il raffreddore è una perfetta rappresentazione dell’eccitazione sessuale. Ma di quale eccitazione sessuale? Di quella che è sia maschio che femmina. Del maschio che deve integrare e non separare il suo femminile, della femmina che deve rappacificarsi col suo maschile.
Dunque certi episodi di raffreddamento potrebbero essere la trasposizione sul piano organico di desideri sessuali repressi. Se mi documento, leggo quanto segue: “non è facile in primavera restare indifferente al moto sessuale di tutta la natura circostante, per chi ha qualche conto in sospeso con la sessualità, dei problemi irrisolti, dei bisogni non riconosciuti, delle voglie di trasgressione o una vitalità sessuale che non si concede di esprimere. Le difese inconsce si attivano più facilmente, raffreddori e starnuti cercano nello stesso tempo di allontanare e di rappresentare l’idea della sessualità”.
Che ruolo ho io nell’allergia di mio marito? Quanto conosco la sua intimità, i suoi desideri più nascosti, le sue fantasie erotiche più nascoste? Che il suo naso che goccioli, che il suo pianto fallico siano trasposizione di un dolore di una eventuale separazione con me che sono il suo oggetto d'amore? Devo aiutarlo ad integrare il suo femminile, ad accettarsi e a far sì che da me si senta accettato in tutto e per tutto?
Una volta nel dormiveglia, il primo anno che mostrò sintomi allergici, mi disse "Soffro perché non ti ho mai avuta completamente". Ma io ..... non gli diedi importanza.
Rinite allergica o pianto sessuale? Parte 1: Le possibili cause organiche.
Cari Amici, Care Amiche,
Pubblico con piacere i due articoli seguenti redatti dalla mia cara amica Lara Burchiellaro, fine conoscitrice della psiche umana nei suoi infiniti meandri.
Alcune allergie ai pollini, tipo ad esempio l’allergia alle Graminacee sono responsabili di sintomi respiratori (raffreddore, tosse, asma o riniti) che compaiono nei mesi di maggio/giugno.
Il polline è il seme maschile dei fiori. E' costituito da piccoli grani, di forma diversa a seconda della specie vegetale, invisibili ad occhio nudo.
La pollinosi, o meglio l’allergia al polline, si manifesta nelle persone allergiche quando la concentrazione del polline nell’aria raggiunge una determinata soglia. Negli ultimi decenni, la medicina ufficiale ha riconosciuto un’interazione crociata tra allergia ai pollini ed intolleranza ad alcuni alimenti, per cui una persona allergica alle graminacee non può mangiare alimenti, quali sedano, pomodoro, semi e quindi olio di semi, uova, salsicce, latticini, banane, patate, addirittura le mele. Di per sé l’allergia crociata significa che la reazione istaminica dovuta a pollinosi si somma a quella scatenata dall’assunzione degli alimenti di cui sopra (e non soli di questi) potenziando la secrezione di muco e la conseguente infiammazione dei tessuti otorino-faringei.
Prendere vitamina C aiuta! Fare un viaggio ai tropici in concomitanza dei mesi primaverili, magari con il partner, anche di più! Ma siamo sicuri che la sindrome allergica sia il risultato unico ed esclusivo di soli fattori organici? Si può rispondere che il motivo di allergie stagionali e di intolleranze alimentari sia riconducibile a deficit enzimatici. Ed anche ad una aumentata trasparenza delle mucose intestinali, o ad alterazioni del sistema immunitario, che producono immunoglobuline che reagiscono con l’allergene e scatenano una reazione verso i mastociti e i basofili.
Tutto sicuramente corretto, ma non mi spiega, perché a maggio/giugno, se litigo con mio marito, ne vedo il giorno dopo, occhi rossi, congestione nasale, tosse canina, prurito incessante; se mi coccolo il marito, me lo vezzeggio, lo stravizio, divento la sua femmina, gli dico in intimità ciò che gli piace tanto fin da quando eravamo ragazzi, ovvero "Fammi tua!" oppure "Ti appartengo!", anche in pieno bollettino da tempesta di pollini, il giorno dopo lo vedo allegro, sano come un pesce, e senza riniti. Poi capita che si litighi di nuovo e puntualmente gli torna un raffreddore da fieno che sembra stordirlo. Faccio la sua gattina affettuosa, gioco a fare la sua geisha, e il giorno dopo mi ritorna sano.
Pubblico con piacere i due articoli seguenti redatti dalla mia cara amica Lara Burchiellaro, fine conoscitrice della psiche umana nei suoi infiniti meandri.
Alcune allergie ai pollini, tipo ad esempio l’allergia alle Graminacee sono responsabili di sintomi respiratori (raffreddore, tosse, asma o riniti) che compaiono nei mesi di maggio/giugno.
Il polline è il seme maschile dei fiori. E' costituito da piccoli grani, di forma diversa a seconda della specie vegetale, invisibili ad occhio nudo.
La pollinosi, o meglio l’allergia al polline, si manifesta nelle persone allergiche quando la concentrazione del polline nell’aria raggiunge una determinata soglia. Negli ultimi decenni, la medicina ufficiale ha riconosciuto un’interazione crociata tra allergia ai pollini ed intolleranza ad alcuni alimenti, per cui una persona allergica alle graminacee non può mangiare alimenti, quali sedano, pomodoro, semi e quindi olio di semi, uova, salsicce, latticini, banane, patate, addirittura le mele. Di per sé l’allergia crociata significa che la reazione istaminica dovuta a pollinosi si somma a quella scatenata dall’assunzione degli alimenti di cui sopra (e non soli di questi) potenziando la secrezione di muco e la conseguente infiammazione dei tessuti otorino-faringei.
Prendere vitamina C aiuta! Fare un viaggio ai tropici in concomitanza dei mesi primaverili, magari con il partner, anche di più! Ma siamo sicuri che la sindrome allergica sia il risultato unico ed esclusivo di soli fattori organici? Si può rispondere che il motivo di allergie stagionali e di intolleranze alimentari sia riconducibile a deficit enzimatici. Ed anche ad una aumentata trasparenza delle mucose intestinali, o ad alterazioni del sistema immunitario, che producono immunoglobuline che reagiscono con l’allergene e scatenano una reazione verso i mastociti e i basofili.
Tutto sicuramente corretto, ma non mi spiega, perché a maggio/giugno, se litigo con mio marito, ne vedo il giorno dopo, occhi rossi, congestione nasale, tosse canina, prurito incessante; se mi coccolo il marito, me lo vezzeggio, lo stravizio, divento la sua femmina, gli dico in intimità ciò che gli piace tanto fin da quando eravamo ragazzi, ovvero "Fammi tua!" oppure "Ti appartengo!", anche in pieno bollettino da tempesta di pollini, il giorno dopo lo vedo allegro, sano come un pesce, e senza riniti. Poi capita che si litighi di nuovo e puntualmente gli torna un raffreddore da fieno che sembra stordirlo. Faccio la sua gattina affettuosa, gioco a fare la sua geisha, e il giorno dopo mi ritorna sano.
venerdì 28 maggio 2010
La ferita dei non amati: La ferita aperta della depressione.
L'incapacità di compiere la necessaria rinuncia all'amore dei genitori può portare alla depressione.
Spesso, quando questa richista non è stata mai o solo in parte soddisfatta, essa viene solitamente spostata alla più vicina figura di riferimento, generalmente il partner e, se in questi, il non amato non trova l'amore indiscusso, di cui solo un bambino piccolo ha bisogno e che soltanto da piccoli possiamo sperimentare, può essere che la persona sviluppi una forma depressiva.
Si arriva cosi' alla sensazione sbagliata, di aver perso il partner, anche quando questi è in realtà loro molto vicino.
Spesso all'origine della sofferenza di una persona depressa c'è sempre la precoce esperienza di un amore negato o sbagliato e di conseguenza all' incapacità di rinunciare ad esso.
Alcuni reagiscono alla perdita di una persona cara con il lutto, altri con la depressione.
Gli esseri umani sono frutto delle loro relazioni.
Il depresso di identifica con la persona perduta e ne perpetua il rapporto di fusione con essa.
La causa della depressione è quindi un amore volto nella direzione sbagliata.
Chi pensa troppo presto, pensa troppo poco.
Ai non amati manca il senso dei cicli critici della propria vita, in quanto rifiutano di sé tutto ciò che non è perfetto.
La fatale connenssione si perpetua. Cosi' si formano i destini familiari.
Quando lo specchio rappresenta un sostituto materno, dipendiamo terribilmente dal giudizio altrui. Ci fermiamo all'esteriorità e cerchiamo di piacere. La bellezza è dunque il riflesso della verità.
Le "bellezze" che la pubblicità e il mondo odierno ci propongono sono bellezze solitarie, senza splendore nè verità. In realtà, il desiderio di bellezza della persona corrisponde ad un desiderio d'amore, profondo, poichè in noi non percepiamo alcuna energia e quindi riteniamo di dover dipendere dagli altri, da fonti di energia esterna.
Le persone che hanno vissuto simili devastazioni precoci non possono costruirsi solo sul mondo della propria infanzia e adolescenza, ma hanno bisogno di immagini interiori della propria crescita, immagini di grandi vitalità che diano loro una mano a percorrere una strada diversa.
Spesso, quando questa richista non è stata mai o solo in parte soddisfatta, essa viene solitamente spostata alla più vicina figura di riferimento, generalmente il partner e, se in questi, il non amato non trova l'amore indiscusso, di cui solo un bambino piccolo ha bisogno e che soltanto da piccoli possiamo sperimentare, può essere che la persona sviluppi una forma depressiva.
Si arriva cosi' alla sensazione sbagliata, di aver perso il partner, anche quando questi è in realtà loro molto vicino.
Spesso all'origine della sofferenza di una persona depressa c'è sempre la precoce esperienza di un amore negato o sbagliato e di conseguenza all' incapacità di rinunciare ad esso.
Alcuni reagiscono alla perdita di una persona cara con il lutto, altri con la depressione.
Gli esseri umani sono frutto delle loro relazioni.
Il depresso di identifica con la persona perduta e ne perpetua il rapporto di fusione con essa.
La causa della depressione è quindi un amore volto nella direzione sbagliata.
Chi pensa troppo presto, pensa troppo poco.
Ai non amati manca il senso dei cicli critici della propria vita, in quanto rifiutano di sé tutto ciò che non è perfetto.
La fatale connenssione si perpetua. Cosi' si formano i destini familiari.
Quando lo specchio rappresenta un sostituto materno, dipendiamo terribilmente dal giudizio altrui. Ci fermiamo all'esteriorità e cerchiamo di piacere. La bellezza è dunque il riflesso della verità.
Le "bellezze" che la pubblicità e il mondo odierno ci propongono sono bellezze solitarie, senza splendore nè verità. In realtà, il desiderio di bellezza della persona corrisponde ad un desiderio d'amore, profondo, poichè in noi non percepiamo alcuna energia e quindi riteniamo di dover dipendere dagli altri, da fonti di energia esterna.
Le persone che hanno vissuto simili devastazioni precoci non possono costruirsi solo sul mondo della propria infanzia e adolescenza, ma hanno bisogno di immagini interiori della propria crescita, immagini di grandi vitalità che diano loro una mano a percorrere una strada diversa.
lunedì 24 maggio 2010
La ferita dei non amati: La rinuncia di un amore parentale tardivo.
L'amore dei genitori non può essere estorto con la forza.
Se è mancato il figlio o la figlia si sforzerà per tutta la vita di riceverlo da una qualche persona che riveste una qualche importanza nella propria vita.
La ferita dei non amati non può guarire. Soltanto la rinuncia di un tardivo amore dei genitori può rappresentare la salvezza. I non amati sanno bene che in tal contesto le semplici dichiarazioni di volontà sono del tutto inutili e che la terapia dei buoni consigli è ancora più scoraggiante.
Tutti dobbiamo e dovremmo rinunciare all' amore dei genitori per poter volare liberi.
Quando parliamo di "non amato" vengono naturalmente intesi tutti i gradi di amore parentale.
Spesso, anche all'interno delle stesse famiglie, coloro che si differenziano dagli altri, e che sono quindi più vulnerabili, vengono talvolta esclusi dall'amore e distrutti dalla famiglia stessa. Il loro crollo definitivo è la conferma che la negazione dell'amore era esso stesso giustificato.
Persone di questo genere ricorrono spesso alla psicoterapia. Avvertono che c'è in loro qualcosa di distorto, qualcosa che deve essere raddrizzato per poter crescere.
Le persone che raggiungono un profondo grado di consapevolezza riguardo alla tortuosità del rapporto con i genitori non cedono più alla tentazione di vedere in questi ultimi l'unica causa delle proprie difficoltà. In ogni rapporto c'è complicità cioè partecipazione.
Percepirsi non come vittima ma come parte attiva è segno di vitalità. Anche il più debole dei non amati ha in sé una scintilla della forza di quell' eroe potenziale che è in ognuno di noi.
Proprio il non amato che si sente cosi' debole ha maggiormente bisogno di rinunciare all'amore parentale.
Il suo disperato desiderio blocca troppa energia.
La fine di un analisi non significa la scomparsa di ogni sintomo e una scontata normalità, ma piuttosto un senso di orientamento, un istinto verso la luce eletta a principio guida.
Questa rinuncia è il risultato della spinta di ognuno verso lo sviluppo e l'autonomia, quindi riapriamo le braccia agli altri e non ripieghiamoci come un embrione.
Se è mancato il figlio o la figlia si sforzerà per tutta la vita di riceverlo da una qualche persona che riveste una qualche importanza nella propria vita.
La ferita dei non amati non può guarire. Soltanto la rinuncia di un tardivo amore dei genitori può rappresentare la salvezza. I non amati sanno bene che in tal contesto le semplici dichiarazioni di volontà sono del tutto inutili e che la terapia dei buoni consigli è ancora più scoraggiante.
Tutti dobbiamo e dovremmo rinunciare all' amore dei genitori per poter volare liberi.
Quando parliamo di "non amato" vengono naturalmente intesi tutti i gradi di amore parentale.
Spesso, anche all'interno delle stesse famiglie, coloro che si differenziano dagli altri, e che sono quindi più vulnerabili, vengono talvolta esclusi dall'amore e distrutti dalla famiglia stessa. Il loro crollo definitivo è la conferma che la negazione dell'amore era esso stesso giustificato.
Persone di questo genere ricorrono spesso alla psicoterapia. Avvertono che c'è in loro qualcosa di distorto, qualcosa che deve essere raddrizzato per poter crescere.
Le persone che raggiungono un profondo grado di consapevolezza riguardo alla tortuosità del rapporto con i genitori non cedono più alla tentazione di vedere in questi ultimi l'unica causa delle proprie difficoltà. In ogni rapporto c'è complicità cioè partecipazione.
Percepirsi non come vittima ma come parte attiva è segno di vitalità. Anche il più debole dei non amati ha in sé una scintilla della forza di quell' eroe potenziale che è in ognuno di noi.
Proprio il non amato che si sente cosi' debole ha maggiormente bisogno di rinunciare all'amore parentale.
Il suo disperato desiderio blocca troppa energia.
La fine di un analisi non significa la scomparsa di ogni sintomo e una scontata normalità, ma piuttosto un senso di orientamento, un istinto verso la luce eletta a principio guida.
Questa rinuncia è il risultato della spinta di ognuno verso lo sviluppo e l'autonomia, quindi riapriamo le braccia agli altri e non ripieghiamoci come un embrione.
martedì 18 maggio 2010
La ferita dei non amati : La comprensione intellettuale della propria ferita psicologica.
La sola conoscenza della propria ferita non certo aiuta a guarire, tuttavia è necessaria, in quanto la sofferenza rende più consapevoli e induce alla ricerca della crisi che ci libererà da essa.
I non amati hanno un rapporto ambiguo con gli emarginati dalla società, in quanto sono loro stessi degli emarginati.
L'amore per gli emarginati è il presupposto dell'amore per se stessi che manca ai non amati.
La certezza di essere amato non per ciò che si è ma per ragioni fortuite perseguita il non amato per tutta la vita.
Essi ben sanno che l'amore precocemente negato è perduto per sempre, eppure continuano a lottare per conquistarlo..ferocemente, tenacemente.
Osservando infatti da vicino le manovre di adulti che da bambini non sono stati abbastanza amati si può constatare che sorprendentemente sono proprio loro stessi a fare tutto il possibile per essere respinti dagli altri.
Gli adulti che sono stati bambini non amati non dovrebbero più permettere ai loro genitori di respingerli, ma dovrebbero compiere il primo passo verso l' indipendenza..di loro propria iniziativa.
Oltre a ciò, i bambini non amati dovrebbero imparare dagli altri, anche da chi è loro ostile, tutto è loro necessario.
Per superare tale trauma della carenza d'amore nell'infanzia bisogna dare spazio alla fantasia che manca. Importante ad esempio è il gioco, la terapia come gioco.
Parliamo dunque del coraggio di lasciare chi non ci ama, rivolgendoci piuttosto con amore al non amato che è in noi.
La solidarietà con il mondo attiva l'energia vitale. Lo sviluppo di un individuo implica anche l'adattamento alle norme e alle tradizioni; se questo non avviene si manifestano sintomi di abbandono simili a quelli di chi tende ad adeguarsi troppo e/o ad amarsi troppo poco.
Poichè la storia dei non amati è proprio la storia di un iperadattamento a tutti gli effetti!!!
I non amati hanno un rapporto ambiguo con gli emarginati dalla società, in quanto sono loro stessi degli emarginati.
L'amore per gli emarginati è il presupposto dell'amore per se stessi che manca ai non amati.
La certezza di essere amato non per ciò che si è ma per ragioni fortuite perseguita il non amato per tutta la vita.
Essi ben sanno che l'amore precocemente negato è perduto per sempre, eppure continuano a lottare per conquistarlo..ferocemente, tenacemente.
Osservando infatti da vicino le manovre di adulti che da bambini non sono stati abbastanza amati si può constatare che sorprendentemente sono proprio loro stessi a fare tutto il possibile per essere respinti dagli altri.
Gli adulti che sono stati bambini non amati non dovrebbero più permettere ai loro genitori di respingerli, ma dovrebbero compiere il primo passo verso l' indipendenza..di loro propria iniziativa.
Oltre a ciò, i bambini non amati dovrebbero imparare dagli altri, anche da chi è loro ostile, tutto è loro necessario.
Per superare tale trauma della carenza d'amore nell'infanzia bisogna dare spazio alla fantasia che manca. Importante ad esempio è il gioco, la terapia come gioco.
Parliamo dunque del coraggio di lasciare chi non ci ama, rivolgendoci piuttosto con amore al non amato che è in noi.
La solidarietà con il mondo attiva l'energia vitale. Lo sviluppo di un individuo implica anche l'adattamento alle norme e alle tradizioni; se questo non avviene si manifestano sintomi di abbandono simili a quelli di chi tende ad adeguarsi troppo e/o ad amarsi troppo poco.
Poichè la storia dei non amati è proprio la storia di un iperadattamento a tutti gli effetti!!!
martedì 4 maggio 2010
Gli spazi bianchi, i nostri tabù !
Il foglio rapprensenta l'ambiente in cui ci muoviamo e ognuno di noi quando scrive lascia degli spazi bianchi, più o meno evidenti, che possono variare in intensità e in quantità.
Legato a tutto ciò c'è un simbolismo, un' aiuto preso dalla psicanalisi, che va capito e non sottovalutato nell'analisi di una scrittura.
Gli spazi bianchi nel foglio rappresentano i nostri tabù.
Il bianco, simbolo dell'ambiente e dell' inconscio è un' appello ed un' attesa, un' apertura verso il possibile.
Il nero ha invece un doppio significato, a seconda che esso si intenda la parte del foglio scritta, in cui lo scrivente agisce, oppure il vero e proprio colore del tratto lasciato dalla penna, cioè le varie sfumature ad essere significative.
Qualunque sia il colore del tratto, l'equilibrio tra le parti scritte e quelle non scritte è essenziale per l' equilibrio della personalità e quando gli uni o gli altri occupano più di tre quarti del foglio, vuol dire che lo scrivente mette in atto potenti meccanismi di difesa.
Quando ci sono troppi spazi bianchi la persona si isola dal mondo, diventando preda dei propri fantasmi e delle proprie malinconie, si dice che tra le righe si aprono canali che lacerano la tela della scrittura.
Il bianco è la manifestazione del nostro inconscio....
Legato a tutto ciò c'è un simbolismo, un' aiuto preso dalla psicanalisi, che va capito e non sottovalutato nell'analisi di una scrittura.
Gli spazi bianchi nel foglio rappresentano i nostri tabù.
Il bianco, simbolo dell'ambiente e dell' inconscio è un' appello ed un' attesa, un' apertura verso il possibile.
Il nero ha invece un doppio significato, a seconda che esso si intenda la parte del foglio scritta, in cui lo scrivente agisce, oppure il vero e proprio colore del tratto lasciato dalla penna, cioè le varie sfumature ad essere significative.
Qualunque sia il colore del tratto, l'equilibrio tra le parti scritte e quelle non scritte è essenziale per l' equilibrio della personalità e quando gli uni o gli altri occupano più di tre quarti del foglio, vuol dire che lo scrivente mette in atto potenti meccanismi di difesa.
Quando ci sono troppi spazi bianchi la persona si isola dal mondo, diventando preda dei propri fantasmi e delle proprie malinconie, si dice che tra le righe si aprono canali che lacerano la tela della scrittura.
Il bianco è la manifestazione del nostro inconscio....
martedì 27 aprile 2010
Le nostre mappe del mondo....sono solo paradigmi mentali!
Le mappe sono i nostri paradigmi mentali, sono il nostro modo di concepire il mondo ed in base ad esse noi ci muoviamo.
Tutti abbiamo in mente una mappa...l'essere umano necessita di mappe per vivere e nel corso della vita ne utilizziamo molte.
La cosa più importante è capire che tipo di mappe utilizziamo per capire meglio noi stessi e gli altri.
Le mappe servono per avvicinarci ad un deteminato obiettivo ma non sono certamente perfette poichè le cose non andranno mai esattamente come ci dicono le nostre mappe...esse non considerano gli imprevisti !!!!!
Le persone che nella vita hanno mappe rigide preferiscono addirittura cambiare un essere umano piuttosto che cambiare la mappa del proprio mondo.
Per cambiare una mappa devono cambiare i loro paradigmi, le loro credenze, le loro convinzioni!
Che cos'è più facile, cambiare una mappa o un essere umano?
Allora perchè talvolta preferiamo cambiare un essere umano piuttosto che la nostra mappa del mondo ?
Che cos'è più importante per voi, aver ragione o ad esempio perdere il partner o un'amicizia ..oppure conservare il partner e non aver ragione?
Per giungere ad una conclusione dobbiamo sommare le mappe di tutti.
Capire che esistono altri punti di vista e tenerli in considerazione.......questa è intelligenza.
Ci sono differenti mappe religiose, a seconda della religione in cui crediamo ... è impressionante come possiamo vedere, udire e percepire solo quello in cui crediamo; ci sono poi mappe culturali e poi mappe familiari diverse ........vi siete accorti che ogni famiglia ha una mappa di come deve essere la famiglia stessa?
Sono solo e solamente semplici mappe, modi di percepire diversi!
Il capirle ci facilita la comuinicazione con gli altri.
Tutti abbiamo in mente una mappa...l'essere umano necessita di mappe per vivere e nel corso della vita ne utilizziamo molte.
La cosa più importante è capire che tipo di mappe utilizziamo per capire meglio noi stessi e gli altri.
Le mappe servono per avvicinarci ad un deteminato obiettivo ma non sono certamente perfette poichè le cose non andranno mai esattamente come ci dicono le nostre mappe...esse non considerano gli imprevisti !!!!!
Le persone che nella vita hanno mappe rigide preferiscono addirittura cambiare un essere umano piuttosto che cambiare la mappa del proprio mondo.
Per cambiare una mappa devono cambiare i loro paradigmi, le loro credenze, le loro convinzioni!
Che cos'è più facile, cambiare una mappa o un essere umano?
Allora perchè talvolta preferiamo cambiare un essere umano piuttosto che la nostra mappa del mondo ?
Che cos'è più importante per voi, aver ragione o ad esempio perdere il partner o un'amicizia ..oppure conservare il partner e non aver ragione?
Per giungere ad una conclusione dobbiamo sommare le mappe di tutti.
Capire che esistono altri punti di vista e tenerli in considerazione.......questa è intelligenza.
Ci sono differenti mappe religiose, a seconda della religione in cui crediamo ... è impressionante come possiamo vedere, udire e percepire solo quello in cui crediamo; ci sono poi mappe culturali e poi mappe familiari diverse ........vi siete accorti che ogni famiglia ha una mappa di come deve essere la famiglia stessa?
Sono solo e solamente semplici mappe, modi di percepire diversi!
Il capirle ci facilita la comuinicazione con gli altri.
lunedì 19 aprile 2010
I linguaggi della comunicazione: Il Linguaggio Cenestesico
IL LINGUAGGIO CENESTESICO...LE PERSONE CENESTESICHE
Come riconoscerle?
Come sfruttare al meglio il loro canale per capirle e farci capire?
La cosa più importante per loro è sentirsi comodi.
Non badano molto al modo di vestire e non si preoccupano della loro immagine.
Non associano i colori ..si vestono come piace loro.
Sono le tipiche persone che entrano in un negozio e prendono in mano tutto.
Non riescono mai a stare fermi e tranquilli, sono affascinati dal tocccare.
Non vi conoscono neppure e già vi abbarcciano, vi palpano, vi toccano...hanno bisogno di sentirvi per constatare che esistete.
Camminano come se danzassero, si toccano il viso , si accarezzano i capelli, guardano nella borsa, incrociano le braccia, non riescono a non muoversi.
Usano espressioni riferite alle sensazioni:
Mi spiace
Mi duole
Come ti senti oggi?
Che caldo
Che freddo
Come riconoscerle?
Come sfruttare al meglio il loro canale per capirle e farci capire?
La cosa più importante per loro è sentirsi comodi.
Non badano molto al modo di vestire e non si preoccupano della loro immagine.
Non associano i colori ..si vestono come piace loro.
Sono le tipiche persone che entrano in un negozio e prendono in mano tutto.
Non riescono mai a stare fermi e tranquilli, sono affascinati dal tocccare.
Non vi conoscono neppure e già vi abbarcciano, vi palpano, vi toccano...hanno bisogno di sentirvi per constatare che esistete.
Camminano come se danzassero, si toccano il viso , si accarezzano i capelli, guardano nella borsa, incrociano le braccia, non riescono a non muoversi.
Usano espressioni riferite alle sensazioni:
Mi spiace
Mi duole
Come ti senti oggi?
Che caldo
Che freddo
lunedì 12 aprile 2010
I linguaggi della comunicazione: Il Linguaggio Uditivo
IL LINGUAGGIO UDITIVO...LE PERSONE UDITIVE
Come riconoscerle?
Come sfruttare al meglio il loro canale per capirle e farci capire?
Dal vestiario è difficile riconoscerli.
Sentono tutto, distinguono i diversi cambiamenti tonali della voce, le inflessioni, tendono a correggeere se una persona pronuncia male una parola.
Restano indifferenti alle battute.
Mentre parlano o ascoltano inclinano la testa
Le donne si portano spesso i capelli dietro le orecchie, sono impegnati in un dialogo interno intenso, analizzano continuamente.
Le persone uditive usano espressioni come:
Mi suona ben.
Parliamo della faccenda
Ti sento perfettamente.
Dimmi quello che vuoi dirmi.
E' un pensiero molto acuto
Come riconoscerle?
Come sfruttare al meglio il loro canale per capirle e farci capire?
Dal vestiario è difficile riconoscerli.
Sentono tutto, distinguono i diversi cambiamenti tonali della voce, le inflessioni, tendono a correggeere se una persona pronuncia male una parola.
Restano indifferenti alle battute.
Mentre parlano o ascoltano inclinano la testa
Le donne si portano spesso i capelli dietro le orecchie, sono impegnati in un dialogo interno intenso, analizzano continuamente.
Le persone uditive usano espressioni come:
Mi suona ben.
Parliamo della faccenda
Ti sento perfettamente.
Dimmi quello che vuoi dirmi.
E' un pensiero molto acuto
mercoledì 7 aprile 2010
I linguaggi della comunicazione: Il Linguaggio Visivo
I linguaggi della comunicazione sono tre : il visivo, l'uditivo e il cenestesico
Noi tutti ci programmiamo attraverso questi tre linguaggi...capirli e conoscerli permette una migliore comunicazione con gli altri e con noi stessi.
IL LINGUAGGIO VISIVO...LE PERSONE VISIVE
Come riconoscerle?
Come sfruttare al meglio il loro canale per capirle e farci capire?
Tendono a essere belle e pulite in tutti i sensi.
La cosa più importante è piacersi. Amano il bello, ammirano la bellezza e a loro piace fare parte di tal mondo. I vestiti sono sempre molto intonati e amano cambiarsi spesso.
I movimenti sono armonici, coordinati ed eleganti.
Camminando premono bene il suolo ed è come se marciassero.
Il loro sguardo è sempre diretto e rivolto in avanti.
Il corpo è diritto, la colonna vertebrale eretta e le spalle spinte indietro.
Sono dei perfezionisti in tutto.
Entrando in ufficio o in casa, non possono esimersi dal mettere a posto la scrivania o raddrizzare un quadro.
Espressioni tipiche sono :
Come vedi la cosa?
Potresti guardarlo da questa angolazione..
Hai capito quello che voglio farti vedere?
E' oscuro, è chiaro, è perfettamente evidente.
Noi tutti ci programmiamo attraverso questi tre linguaggi...capirli e conoscerli permette una migliore comunicazione con gli altri e con noi stessi.
IL LINGUAGGIO VISIVO...LE PERSONE VISIVE
Come riconoscerle?
Come sfruttare al meglio il loro canale per capirle e farci capire?
Tendono a essere belle e pulite in tutti i sensi.
La cosa più importante è piacersi. Amano il bello, ammirano la bellezza e a loro piace fare parte di tal mondo. I vestiti sono sempre molto intonati e amano cambiarsi spesso.
I movimenti sono armonici, coordinati ed eleganti.
Camminando premono bene il suolo ed è come se marciassero.
Il loro sguardo è sempre diretto e rivolto in avanti.
Il corpo è diritto, la colonna vertebrale eretta e le spalle spinte indietro.
Sono dei perfezionisti in tutto.
Entrando in ufficio o in casa, non possono esimersi dal mettere a posto la scrivania o raddrizzare un quadro.
Espressioni tipiche sono :
Come vedi la cosa?
Potresti guardarlo da questa angolazione..
Hai capito quello che voglio farti vedere?
E' oscuro, è chiaro, è perfettamente evidente.
lunedì 29 marzo 2010
Il disegno del bambino: La Figura Umana
Poco dopo i 3 anni, il bambino comincia a cimentarsi nella rappresentazione grafica della figura umana, solitamente mamma, papà, o un componete della famiglia, con pochi elementi essenziali : testa circolare e grande, occhi grandi e capelli ritti attorno al cranio, come un sole.
Le braccia sono attaccate alla testa o alle gambe mentre la mano non è ancora ben definita.
Soltanto dopo i 4 anni il bambino riesce a disegnare la figura umana completa del tronco, mentre sul viso appaiono bocca e naso. Poi subentra la figura di profilo, che sarà preziosa per il bambino, sia per raffigurare gli animali e alcuni oggetti che gli interessano e di cui non riesce a dare la vista frontale, sia per la rappresentazione del movimento umano, che per lui ha carattere laterale.
Intorno ai 5 anni definisce la figura umana in tutte le sue parti: testa, tronco, braccia, gambe. Collo, mani e piedi giungono comunque per ultimi.
La figura può essere vestita diversamente a seconda del sesso, anche se in maniera alquanto approssimativa.
A 6 anni la figura si arricchisce di un maggior numero di particolari, cercando pure di rappresentare il movimento con un diverso movimento delle braccia e delle gambe.
Le braccia sono attaccate alla testa o alle gambe mentre la mano non è ancora ben definita.
Soltanto dopo i 4 anni il bambino riesce a disegnare la figura umana completa del tronco, mentre sul viso appaiono bocca e naso. Poi subentra la figura di profilo, che sarà preziosa per il bambino, sia per raffigurare gli animali e alcuni oggetti che gli interessano e di cui non riesce a dare la vista frontale, sia per la rappresentazione del movimento umano, che per lui ha carattere laterale.
Intorno ai 5 anni definisce la figura umana in tutte le sue parti: testa, tronco, braccia, gambe. Collo, mani e piedi giungono comunque per ultimi.
La figura può essere vestita diversamente a seconda del sesso, anche se in maniera alquanto approssimativa.
A 6 anni la figura si arricchisce di un maggior numero di particolari, cercando pure di rappresentare il movimento con un diverso movimento delle braccia e delle gambe.
lunedì 22 marzo 2010
Il disegno del bambino : Lo Scarabocchio
Il bambino disegna quel che sa delle cose e non tanto quel che vede, usufruendo di un sistema neuro-muscolare ancora immaturo.
Nel disegno il bambino proietta elementi fantastici, che sono l ‘elaborazione di problemi quali il rapporto con se stesso, con la famiglia, con l’ambiente esterno e ne registra solo quello che gli sembra rilevante, tralasciando il resto e contemporaneamente li ingigantisce, ne esagera il valore figurativo di alcuni particolari.
Progressivamente il disegno si evolve, mettendo a punto un modello sempre più “realistico”.
Il disegno è quindi lo specchio dei sentimenti, della maturazione della personalità del bambino.
Come per il gioco, nel disegno il bambino si sperimenta e affina le proprie capacità, provando soddisfazione e molti stimoli nel perfezionare la sua familiarità con le cose.
Ed è per questo che l’iniziativa del bambino va lasciata libera, lasciandogli tutto lo spazio fisico e psicologico di cui ha bisogno.
Il bambino nel disegno si sfoga naturalmente e spontaneamente; uccide e resuscita, crea e distrugge figure corrispondenti ai pensieri che lo attraversano, alla fantasia e ai sogni che popolano la sua mente in espansione.
LO SCARABOCCHIO
All’età di 12 mesi, il bambino con la matita in mano tende a picchiarla sul foglio e solo verso i 6-8 mesi riesce a farla scorrere.
A due anni i movimenti sul foglio sono semplici, ampi fino a debordare dal foglio e solo verso i 3 anni il bambino è in grado di centrare lo scarabocchio rispetto al foglio e quindi rispettare i margini.
A quest’età il bambino sentirà anche il fascino della scrittura, che in lui poco si differenzia dallo scarabocchio, cominciando a tracciare delle linee orizzontali sul foglio fino ad un “continuo ondulato”, che gli ricorda proprio la scrittura dei grandi.
A 4 anni, infine, farà la comparsa il disegno vero e proprio.
Nel disegno il bambino proietta elementi fantastici, che sono l ‘elaborazione di problemi quali il rapporto con se stesso, con la famiglia, con l’ambiente esterno e ne registra solo quello che gli sembra rilevante, tralasciando il resto e contemporaneamente li ingigantisce, ne esagera il valore figurativo di alcuni particolari.
Progressivamente il disegno si evolve, mettendo a punto un modello sempre più “realistico”.
Il disegno è quindi lo specchio dei sentimenti, della maturazione della personalità del bambino.
Come per il gioco, nel disegno il bambino si sperimenta e affina le proprie capacità, provando soddisfazione e molti stimoli nel perfezionare la sua familiarità con le cose.
Ed è per questo che l’iniziativa del bambino va lasciata libera, lasciandogli tutto lo spazio fisico e psicologico di cui ha bisogno.
Il bambino nel disegno si sfoga naturalmente e spontaneamente; uccide e resuscita, crea e distrugge figure corrispondenti ai pensieri che lo attraversano, alla fantasia e ai sogni che popolano la sua mente in espansione.
LO SCARABOCCHIO
All’età di 12 mesi, il bambino con la matita in mano tende a picchiarla sul foglio e solo verso i 6-8 mesi riesce a farla scorrere.
A due anni i movimenti sul foglio sono semplici, ampi fino a debordare dal foglio e solo verso i 3 anni il bambino è in grado di centrare lo scarabocchio rispetto al foglio e quindi rispettare i margini.
A quest’età il bambino sentirà anche il fascino della scrittura, che in lui poco si differenzia dallo scarabocchio, cominciando a tracciare delle linee orizzontali sul foglio fino ad un “continuo ondulato”, che gli ricorda proprio la scrittura dei grandi.
A 4 anni, infine, farà la comparsa il disegno vero e proprio.
mercoledì 10 marzo 2010
Confusione di idee...vediamone i segni
Non raro è trovare oggigiorno nelle scritture dei nostri adolescenti segni grafici che riportano ad una tendenza confusionale tipica di un periodo cosi’ travagliato.
Segni di passaggio che in vista di una corretta evoluzione del soggetto si evolvono per lasciare il posto a segni di chiarezza.
Auspicabile infatti che essi non perdurino nell’età adulta in quanto potrebbero ledere l’equilibrio psichico del soggetto.
Vediamo alcuni di questi segni grafici.
Arruffata
La scrittura cosi’ definita è un segno in cui sono presenti frequenti sovrapposizioni ed interferenze tra allunghi superiori ed inferiori, considerati in senso verticale.
L’arruffamento indica che il mondo interiore del soggetto inflaziona la psiche: confusione di idee, pensieri e sentimenti, attenzione disturbata, memoria confusa e poco selettiva, manifestazioni colleriche improprie e talvolta incoerenti.
Arruffata superiormente
Se l’arruffamento risulta dagli allunghi superiori che finiscono col toccare o sfiorare il rigo soprastante, penetrando talvolta nel corpo della scrittura, si manifesta una negazione della realtà; l’Io lascia troppo spazio all’ inconscio, si lascia quasi travolgere dall’irrazionalità.
La mente si nutre di fantasmi anziché di luce intellettuale.
La vita diventa puro piacere e benessere fisico.
Arruffata inferiore
Se l’arruffamento risulta dagli allunghi inferiori, ovvero la sovrapposizione del corpo della scrittura con gli allunghi inferiori delle lettere sovrastanti si verifica una maggiore pressione della ragione; un eccesso di razionalità, per cui si tende a razionalizzare anche l’ irrazionale.
Si è spinti da un bisogno di controllare e dominare se stessi, soprattutto quegli aspetti che dovrebbe essere spontanei.
Riccio della confusione
Quando l’arruffamento avviene in senso orizzontale, ad esempio nei tagli t che interferiscono frequentemente con le parole successive, si ha spesso la tendenza ad una loquacità confusionaria e a mescolanza di concetti.
In presenza di scrittura Estetica, l’Arruffata è tuttavia un evidente indice di indagine interiore.
Segni di passaggio che in vista di una corretta evoluzione del soggetto si evolvono per lasciare il posto a segni di chiarezza.
Auspicabile infatti che essi non perdurino nell’età adulta in quanto potrebbero ledere l’equilibrio psichico del soggetto.
Vediamo alcuni di questi segni grafici.
Arruffata
La scrittura cosi’ definita è un segno in cui sono presenti frequenti sovrapposizioni ed interferenze tra allunghi superiori ed inferiori, considerati in senso verticale.
L’arruffamento indica che il mondo interiore del soggetto inflaziona la psiche: confusione di idee, pensieri e sentimenti, attenzione disturbata, memoria confusa e poco selettiva, manifestazioni colleriche improprie e talvolta incoerenti.
Arruffata superiormente
Se l’arruffamento risulta dagli allunghi superiori che finiscono col toccare o sfiorare il rigo soprastante, penetrando talvolta nel corpo della scrittura, si manifesta una negazione della realtà; l’Io lascia troppo spazio all’ inconscio, si lascia quasi travolgere dall’irrazionalità.
La mente si nutre di fantasmi anziché di luce intellettuale.
La vita diventa puro piacere e benessere fisico.
Arruffata inferiore
Se l’arruffamento risulta dagli allunghi inferiori, ovvero la sovrapposizione del corpo della scrittura con gli allunghi inferiori delle lettere sovrastanti si verifica una maggiore pressione della ragione; un eccesso di razionalità, per cui si tende a razionalizzare anche l’ irrazionale.
Si è spinti da un bisogno di controllare e dominare se stessi, soprattutto quegli aspetti che dovrebbe essere spontanei.
Riccio della confusione
Quando l’arruffamento avviene in senso orizzontale, ad esempio nei tagli t che interferiscono frequentemente con le parole successive, si ha spesso la tendenza ad una loquacità confusionaria e a mescolanza di concetti.
In presenza di scrittura Estetica, l’Arruffata è tuttavia un evidente indice di indagine interiore.
lunedì 1 marzo 2010
La ferita dei non amati: Il dolore permanente di chi non si sente amato...
L'amore è anomalo in quanto accetta ciò che la norma rifiuta.
"La ferita dei non amati", come cita il meraviglioso libro di Schellenbaunm, è un fenomeno sociale, i genitori ad esempio che non riescono ad amare i propri figli nelle loro diversità sono fuorvianti dalle convenzioni sociali.
L'amore è una cosa naturale, esso scorre da sè quando non ci opponiamo alla vita.
Una vita libera genera amore.
L'energia vitale è amore verso se stessi e verso gli altri.
C'è un sentimento che i genitori non dovrebbero mai trascurare: la vergogna.
La vergogna scaturisce laddove vi sono punti di conflitto tra un inviduo e la società.
Le persone che si vergognano quando sono in presenza degli altri spesso non sono libere, non si amano, tendono a identificarsi con figure di riferimento idealizzate, sono inclini alla depressione.
Ci vergogniamo di ciò che non amiamo in noi .. come sempre però una parte è presa per il tutto... il disprezzo per un singolo aspetto di noi stessi è spesso il disprezzo per tutto il nostro essere.
Non dobbiamo nascondere al nostra ferita, ma avvicinarci e rivolgerci ad essa anche se è difficile resitere alle parole che provengono dal nostro intimo.
Chi da bambino non è stato amato troverà difficile amarsi sotto lo sguardo di un'altra persona e continuerà a sentirsi non amato.
Vi sono persone nelle quali tale ferita è cosi' profonda e antica da coinvolgere l'intera personalità psichica e condurre a vere e proprie forme di psicosi.
La ferita del non amato si forma sempre in un periodo in cui siamo simbioticamente legati ad un'altra persona.
Se questo legame è forte, la ferita causata dalla separazione o perdita dell'amore si radica cosi' in profondità, da non permetterci di riconoscerci se non nel dolore e nella distruzione.
Qualche volta, il fallimento di una storia d'amore tra due adulti potrebbe sembrare la raffigurazione della stessa perdita d'amore della prima infanzia; in realtà, ciò che avviene in età adulta è già avenuto molto tempo prima, nell'infanzia e nell'adolescenza.
Se non siamo stati amati, non siamo in grado di amarci spontaneamente.
Alla carenza di amore per noi stessi corrispondono delle zone oscure della conoscenza di noi stessi.
Possiamo riconoscere la persona non amata dal fatto che rispecchia gli altri laddove non conosce e non ama se stessa. Rispecchiando gli altri, si sforza di imparare a provare sentimenti ed emozioni .. si avrà cosi' un'identificazione riflessa cioè tenderà ad espletarsi in un' incessante richiesta della madre /padre in ogni persona che il non amato avvicinerà, aspettandosi il riflesso dell'amore per lui nei propri occhi.
I non amati sono dunque coloro che, in un momento critico dell'esistenza, in genere durante l'infanzia e l'adolescenza, hanno avuto con l'amore un esperienza traumatica e che ora continua a condizionare ogni loro esperienza affettiva, innescando un programma personalizzato che si mette in moto automaticamente in ogni loro modello di comportamento personale.
"La ferita dei non amati", come cita il meraviglioso libro di Schellenbaunm, è un fenomeno sociale, i genitori ad esempio che non riescono ad amare i propri figli nelle loro diversità sono fuorvianti dalle convenzioni sociali.
L'amore è una cosa naturale, esso scorre da sè quando non ci opponiamo alla vita.
Una vita libera genera amore.
L'energia vitale è amore verso se stessi e verso gli altri.
C'è un sentimento che i genitori non dovrebbero mai trascurare: la vergogna.
La vergogna scaturisce laddove vi sono punti di conflitto tra un inviduo e la società.
Le persone che si vergognano quando sono in presenza degli altri spesso non sono libere, non si amano, tendono a identificarsi con figure di riferimento idealizzate, sono inclini alla depressione.
Ci vergogniamo di ciò che non amiamo in noi .. come sempre però una parte è presa per il tutto... il disprezzo per un singolo aspetto di noi stessi è spesso il disprezzo per tutto il nostro essere.
Non dobbiamo nascondere al nostra ferita, ma avvicinarci e rivolgerci ad essa anche se è difficile resitere alle parole che provengono dal nostro intimo.
Chi da bambino non è stato amato troverà difficile amarsi sotto lo sguardo di un'altra persona e continuerà a sentirsi non amato.
Vi sono persone nelle quali tale ferita è cosi' profonda e antica da coinvolgere l'intera personalità psichica e condurre a vere e proprie forme di psicosi.
La ferita del non amato si forma sempre in un periodo in cui siamo simbioticamente legati ad un'altra persona.
Se questo legame è forte, la ferita causata dalla separazione o perdita dell'amore si radica cosi' in profondità, da non permetterci di riconoscerci se non nel dolore e nella distruzione.
Qualche volta, il fallimento di una storia d'amore tra due adulti potrebbe sembrare la raffigurazione della stessa perdita d'amore della prima infanzia; in realtà, ciò che avviene in età adulta è già avenuto molto tempo prima, nell'infanzia e nell'adolescenza.
Se non siamo stati amati, non siamo in grado di amarci spontaneamente.
Alla carenza di amore per noi stessi corrispondono delle zone oscure della conoscenza di noi stessi.
Possiamo riconoscere la persona non amata dal fatto che rispecchia gli altri laddove non conosce e non ama se stessa. Rispecchiando gli altri, si sforza di imparare a provare sentimenti ed emozioni .. si avrà cosi' un'identificazione riflessa cioè tenderà ad espletarsi in un' incessante richiesta della madre /padre in ogni persona che il non amato avvicinerà, aspettandosi il riflesso dell'amore per lui nei propri occhi.
I non amati sono dunque coloro che, in un momento critico dell'esistenza, in genere durante l'infanzia e l'adolescenza, hanno avuto con l'amore un esperienza traumatica e che ora continua a condizionare ogni loro esperienza affettiva, innescando un programma personalizzato che si mette in moto automaticamente in ogni loro modello di comportamento personale.
martedì 23 febbraio 2010
Lo stampatello
Sempre più diffusa è la scrittura stampatello o stampatello minuscolo, chiamato più propriamente SCRIPT, tra gli adolescenti e non solo.
Una delle ragioni di tale uso è senza dubbio la spinta verso un bisogno di indipendenza.
Scrivere in stampatello evita il bisogno di assumere un ruolo all'interno di un determinato contesto sociale di appartenenza, cosi' pure rivela il normale bisogno di punti di riferimento forti e saldi.
Contemporaneamente l'adolecente teme l'indipendenza, la cui gestione gli crea ansia e insicurezza.
Lo stampatello quindi è la manifestazione di bisogni e timori; riduce la possibilità di lettura della personalità, mettendo un filtro tra sé e gli altri.
La scrittura dunque si depersonalizza.
L'anasili va tuttavia fatta con cautela prendendo in esame tutti i segni, laddove possibile.
Generalmente lo stampatello viene naturalmente abbandonato dopo l'adolescenza, per velocizzare la scrittura, poichè più il gesto è fluido e legato, più la scrittura diventa veloce, cosi' come la relativa trasmissione del nostro pensiero sulla carta.
In caso lo stampatello permanga nella scrittura dell' adulto , possono esserci ragioni quali la scarsa abitudine al gesto grafico oppure necessità volontarie di chiarezza...spesso infatti lo si ritrova in persone che occupano posizione di Leader, laddove segni come rapida o antimodello o oscura non permetterebbero una comunicazione chiara per iscritto oppure in caso di professioni molto tecniche.
Una delle ragioni di tale uso è senza dubbio la spinta verso un bisogno di indipendenza.
Scrivere in stampatello evita il bisogno di assumere un ruolo all'interno di un determinato contesto sociale di appartenenza, cosi' pure rivela il normale bisogno di punti di riferimento forti e saldi.
Contemporaneamente l'adolecente teme l'indipendenza, la cui gestione gli crea ansia e insicurezza.
Lo stampatello quindi è la manifestazione di bisogni e timori; riduce la possibilità di lettura della personalità, mettendo un filtro tra sé e gli altri.
La scrittura dunque si depersonalizza.
L'anasili va tuttavia fatta con cautela prendendo in esame tutti i segni, laddove possibile.
Generalmente lo stampatello viene naturalmente abbandonato dopo l'adolescenza, per velocizzare la scrittura, poichè più il gesto è fluido e legato, più la scrittura diventa veloce, cosi' come la relativa trasmissione del nostro pensiero sulla carta.
In caso lo stampatello permanga nella scrittura dell' adulto , possono esserci ragioni quali la scarsa abitudine al gesto grafico oppure necessità volontarie di chiarezza...spesso infatti lo si ritrova in persone che occupano posizione di Leader, laddove segni come rapida o antimodello o oscura non permetterebbero una comunicazione chiara per iscritto oppure in caso di professioni molto tecniche.
lunedì 22 febbraio 2010
Il tradimento... vediamone gli aspetti psicologici
Una fantasia per molti ...cosa spinge a tradire?
Quando il pensiero diventa azione ?
Il tradimento ha il potere di muovere le nostre paure più profonde ma può anche far luce sulle nostre risorse più nascoste e aiutare una situazione traballante.
Per alcuni è solo un attimo di piacere rubato che si paga a caro prezzo, per altri un' inevitabile trasgressione capace, una volta per tutte, di saldare i conti in sospeso che abbiamo con noi stessi.
Agito o fantasticato, il tradimento è sempre un forte sconvolgimento emotivo che può dar luogo a piaceri o a dolori, rimorsi o rimpianti...ecco allora...chi si interroga sul motivo delle proprie fantasie erotiche con estranei, chi si lamenta del partner traditore, chi vuole passare all'atto ma si sente trattenuto, chi tradisce abitualmente e si sente in colpa.....
Di fronte ad un fenomeno cosi' complesso che affonda le propri radici nell'inconscio più profondo, è lecito porsi la domanda:
"cosa ci porta a dar forma alle nostre fantasie di infedeltà?"
Quando dall'immaginazione passiamo all'azione?
Alcune persone sono spinte all' infedeltà da una forza incontrollabile, una compulsione che può avere varie origini: da sempre innamorate di uno dei due genitori di sesso opposto, di conseguenza non si troverà mai un partner capace di reggere il confronto con tal genitore.
Oppure potrebbe essere un' autostima insufficiente maturata nella prima infanzia che, in età adulta, può spingere la persona a punirsi, boicottando ciò che è riuscita a realizzare come il lavoro oppure la coppia.
Altro fattore potrebbe essere la ripetizione di modalità apprese in famiglia.
C'è poi l'adulto che cerca continue conferme del proprio valore, della propria prestanza fisica, delle proprie capacità di conquista, tipico atteggiamento del seduttore impenitente, sempre bambino, che fugge non appena la donna di turno si rivela essere un po' più del tipico oggetto sessuale che lui cercava.
Oppure c'è colui/colei che fugge l'affettività, tipico comportamento adolescenziale e narcisistico che cela il bisogno di essere rassicurati del proprio valore, con relativa richiesta di conferme.
Ecco allora che il parner diventa un trofeo ..e spaventati dall'amore tali persone trovano spesso partners altrettanto incapaci di legarsi significativamente a qualcuno.
L'infedeltà non è solo il risultato di un comportamento immaturo della vita.. la scappatella può essere anche il tentativo di esorcizzare la paura di dipendere dall'altro... quando il piacere sessuale e la gratificazione affettiva diventano monopolio dell'altro, possiamo sentire il bisogno di ridimensionare l'importanza anche se amiamo il nostro partner alla follia.
In altri casi il tradimento si pone come uno strumento di autoriparazione della coppia, una avvertimento di uno dei due parners che sta soffrendo, che ha bisogno di attenzioni altrimenti andrà a ricercarle altrove.
Non ultimo l'infedeltà resta per molti un mezzo per far finire una relazione perchè si prova disagio e non si ha il coraggio di affrontarne le responsabilità in prima persona.
Quando il pensiero diventa azione ?
Il tradimento ha il potere di muovere le nostre paure più profonde ma può anche far luce sulle nostre risorse più nascoste e aiutare una situazione traballante.
Per alcuni è solo un attimo di piacere rubato che si paga a caro prezzo, per altri un' inevitabile trasgressione capace, una volta per tutte, di saldare i conti in sospeso che abbiamo con noi stessi.
Agito o fantasticato, il tradimento è sempre un forte sconvolgimento emotivo che può dar luogo a piaceri o a dolori, rimorsi o rimpianti...ecco allora...chi si interroga sul motivo delle proprie fantasie erotiche con estranei, chi si lamenta del partner traditore, chi vuole passare all'atto ma si sente trattenuto, chi tradisce abitualmente e si sente in colpa.....
Di fronte ad un fenomeno cosi' complesso che affonda le propri radici nell'inconscio più profondo, è lecito porsi la domanda:
"cosa ci porta a dar forma alle nostre fantasie di infedeltà?"
Quando dall'immaginazione passiamo all'azione?
Alcune persone sono spinte all' infedeltà da una forza incontrollabile, una compulsione che può avere varie origini: da sempre innamorate di uno dei due genitori di sesso opposto, di conseguenza non si troverà mai un partner capace di reggere il confronto con tal genitore.
Oppure potrebbe essere un' autostima insufficiente maturata nella prima infanzia che, in età adulta, può spingere la persona a punirsi, boicottando ciò che è riuscita a realizzare come il lavoro oppure la coppia.
Altro fattore potrebbe essere la ripetizione di modalità apprese in famiglia.
C'è poi l'adulto che cerca continue conferme del proprio valore, della propria prestanza fisica, delle proprie capacità di conquista, tipico atteggiamento del seduttore impenitente, sempre bambino, che fugge non appena la donna di turno si rivela essere un po' più del tipico oggetto sessuale che lui cercava.
Oppure c'è colui/colei che fugge l'affettività, tipico comportamento adolescenziale e narcisistico che cela il bisogno di essere rassicurati del proprio valore, con relativa richiesta di conferme.
Ecco allora che il parner diventa un trofeo ..e spaventati dall'amore tali persone trovano spesso partners altrettanto incapaci di legarsi significativamente a qualcuno.
L'infedeltà non è solo il risultato di un comportamento immaturo della vita.. la scappatella può essere anche il tentativo di esorcizzare la paura di dipendere dall'altro... quando il piacere sessuale e la gratificazione affettiva diventano monopolio dell'altro, possiamo sentire il bisogno di ridimensionare l'importanza anche se amiamo il nostro partner alla follia.
In altri casi il tradimento si pone come uno strumento di autoriparazione della coppia, una avvertimento di uno dei due parners che sta soffrendo, che ha bisogno di attenzioni altrimenti andrà a ricercarle altrove.
Non ultimo l'infedeltà resta per molti un mezzo per far finire una relazione perchè si prova disagio e non si ha il coraggio di affrontarne le responsabilità in prima persona.
lunedì 15 febbraio 2010
La riuscita scolastica..vediamone i segni !
L’interesse dei genitori, l’approvazione, gli incoraggiamenti manifesti favoriscono la riuscita scolastica attraverso i tratti del carattere che si formano.
Un rapporto del CENTRO NAZIONALE PER L'INFANZIA ha enumerato sette componenti riguardanti la riuscita scolastica, reperibili nella scrittura dei ragazzi.
LA FIDUCIA IN SE STESSI
Avendo fiducia in se stessi si è portati a credere che si può riuscire in ciò che si è intrapreso.
Scrittura: regolare, zona mediana ben sviluppata, tratto pressorio ben nutrito.
Mancanza di fiducia in se stessi: scrittura ineguale, non ferma, troppo piccola, tratto troppo leggero, tremolante, ritoccata, le finali delle lettere salgono in alto……il bambino deve essere riconosciuto e incoraggiato.
IL CONTROLLO DELLE PROPRIE AZIONI
Scrittura, chiara, ben organizzata nella pagina, finali brevi, corte.
Mancanza di controllo: scrittura evanescente, con delle finali lanciate.
LA CAPACITA’ DI INTRATTENERE RELAZIONI
Scrittura: curva, arrotondata, spesso pendente, piuttosto grande, chiara, regolare e precisa.
Incapacita’ di intrattenere relazioni: scrittura rigida, angolosa o illeggibile.
L’ATTITUDINE A COMUNICARE
Scrittura: chiara, ben formata, precisa.
Difficolta’ nella comunicazione : scrittura piccola, con segni di rigidità, ritocchi e tensioni.
LA COLLABORAZIONE-INTEGRAZIONE NEL GRUPPO
Scrittura: pendente, movimenti soffici, curva e legata.
Bambino non cooperativo : scrittura ineguale negli spazi, rovesciata, firma in mezzo o molto distante dal testo.
Un rapporto del CENTRO NAZIONALE PER L'INFANZIA ha enumerato sette componenti riguardanti la riuscita scolastica, reperibili nella scrittura dei ragazzi.
LA FIDUCIA IN SE STESSI
Avendo fiducia in se stessi si è portati a credere che si può riuscire in ciò che si è intrapreso.
Scrittura: regolare, zona mediana ben sviluppata, tratto pressorio ben nutrito.
Mancanza di fiducia in se stessi: scrittura ineguale, non ferma, troppo piccola, tratto troppo leggero, tremolante, ritoccata, le finali delle lettere salgono in alto……il bambino deve essere riconosciuto e incoraggiato.
IL CONTROLLO DELLE PROPRIE AZIONI
Scrittura, chiara, ben organizzata nella pagina, finali brevi, corte.
Mancanza di controllo: scrittura evanescente, con delle finali lanciate.
LA CAPACITA’ DI INTRATTENERE RELAZIONI
Scrittura: curva, arrotondata, spesso pendente, piuttosto grande, chiara, regolare e precisa.
Incapacita’ di intrattenere relazioni: scrittura rigida, angolosa o illeggibile.
L’ATTITUDINE A COMUNICARE
Scrittura: chiara, ben formata, precisa.
Difficolta’ nella comunicazione : scrittura piccola, con segni di rigidità, ritocchi e tensioni.
LA COLLABORAZIONE-INTEGRAZIONE NEL GRUPPO
Scrittura: pendente, movimenti soffici, curva e legata.
Bambino non cooperativo : scrittura ineguale negli spazi, rovesciata, firma in mezzo o molto distante dal testo.
lunedì 8 febbraio 2010
La disgrafia..come riconoscerla!
La disgrafia è un disturbo specifico dell'apprendimento che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici.
Le caratteristiche di questa difficoltà sono :
1/. Alterazione del ritmo: il bambino/ragazzo scrive con velocità eccessiva o estrema lentezza.
2/. Difficoltà di seguire con lo sguardo il gesto grafico
3/. Difficoltà di riprodurre figure geometriche.
4/. Direzione del gesto: presenti inversioni nella direzionalità del gesto.
5/. Pressione sul foglio: troppo forte o troppo debole.
6/. Incapacità di utilizzare lo spazio a disposizione: non rispetta i margini, lascia spazi irregolari tra i grafemi e le parole, procede in salita o in discesa.
7/. Posizione e prensione: l'impugnatura è scorretta, il busto è inclinato e disimpegno dell'altra mano nella funzione vicariante.
Le caratteristiche di questa difficoltà sono :
1/. Alterazione del ritmo: il bambino/ragazzo scrive con velocità eccessiva o estrema lentezza.
2/. Difficoltà di seguire con lo sguardo il gesto grafico
3/. Difficoltà di riprodurre figure geometriche.
4/. Direzione del gesto: presenti inversioni nella direzionalità del gesto.
5/. Pressione sul foglio: troppo forte o troppo debole.
6/. Incapacità di utilizzare lo spazio a disposizione: non rispetta i margini, lascia spazi irregolari tra i grafemi e le parole, procede in salita o in discesa.
7/. Posizione e prensione: l'impugnatura è scorretta, il busto è inclinato e disimpegno dell'altra mano nella funzione vicariante.
martedì 2 febbraio 2010
Il metodo Doman .. per i bambini cerebrolesi e non solo!
Che cos'è il metodo Doman?
Quali sono le basi di tale metodo?
Si tratta di un metodo molto controverso, criticato da alcuni e osannato da molti, fondato dal grande Glenn Doman, autore del libro "Che cosa fare per il vostro bambino cerebroleso?", secondo cui i genitori stessi possono aiutare tali bambini meglio dei professionisti stessi.
Fin dall'inizio dei tempi, le persone hanno generalmente creduto che i bambini cerebrolesi non potessero diventare sani.
Le medicine tradizionali hanno infatti sempre curato i sintomi per quanto rigurda gli organi perfiferici del corpo, come gli occhi, le gambe, le anche .. ed è proprio perchè si è sempre e solo curato i sintomi che nessuno è mai diventato sano.
Si è sempre detto ai genitori dei bambini cerebrolesi che il cervello é un organo che non può essere trattato esternamente. Questo non è assolutamente vero poichè il cervello è proprio l'unico organo del corpo che si può curare dall'esterno.
Certamentre dall'esterno non si può far nulla per curare il fegato o il cuore ma per il cervello..è tutt'altra cosa ... prova ne è che un semplice rumore molto forte viene immediatamente ricevuto e i riflessi immediatamente canalizzati.
In definitiva, come possiamo trattare il cervello ?
Esso può essere trattato attraverso i cinque sensi cioè la vista, il tatto, l'udito , l'olfatto e il gusto.
Per gli esseri umani essi sono molto importanti e tutto ciò che noi conosciamo, lo abbiamo imparato tramite i cinque sensi.
Il cervello cresce effettivamente con l'uso e tramite tale metodo e la stimolazione dei sensi, seguendo una pratica e una prassi ben sperimentata si possono avere risultati sorprendenti.
Un metodo dunque rivoluzionario per i bambini cerebrolesi e non solo...una nuova valutazione e riconsiderazione di un organo, il cervello, che a tutti gli effetti può essere manipolato in funzione di risultati assoultamente positivi.
Quali sono le basi di tale metodo?
Si tratta di un metodo molto controverso, criticato da alcuni e osannato da molti, fondato dal grande Glenn Doman, autore del libro "Che cosa fare per il vostro bambino cerebroleso?", secondo cui i genitori stessi possono aiutare tali bambini meglio dei professionisti stessi.
Fin dall'inizio dei tempi, le persone hanno generalmente creduto che i bambini cerebrolesi non potessero diventare sani.
Le medicine tradizionali hanno infatti sempre curato i sintomi per quanto rigurda gli organi perfiferici del corpo, come gli occhi, le gambe, le anche .. ed è proprio perchè si è sempre e solo curato i sintomi che nessuno è mai diventato sano.
Si è sempre detto ai genitori dei bambini cerebrolesi che il cervello é un organo che non può essere trattato esternamente. Questo non è assolutamente vero poichè il cervello è proprio l'unico organo del corpo che si può curare dall'esterno.
Certamentre dall'esterno non si può far nulla per curare il fegato o il cuore ma per il cervello..è tutt'altra cosa ... prova ne è che un semplice rumore molto forte viene immediatamente ricevuto e i riflessi immediatamente canalizzati.
In definitiva, come possiamo trattare il cervello ?
Esso può essere trattato attraverso i cinque sensi cioè la vista, il tatto, l'udito , l'olfatto e il gusto.
Per gli esseri umani essi sono molto importanti e tutto ciò che noi conosciamo, lo abbiamo imparato tramite i cinque sensi.
Il cervello cresce effettivamente con l'uso e tramite tale metodo e la stimolazione dei sensi, seguendo una pratica e una prassi ben sperimentata si possono avere risultati sorprendenti.
Un metodo dunque rivoluzionario per i bambini cerebrolesi e non solo...una nuova valutazione e riconsiderazione di un organo, il cervello, che a tutti gli effetti può essere manipolato in funzione di risultati assoultamente positivi.
lunedì 25 gennaio 2010
Se oggi decido di essere felice....
Prendo spunto da un articolo di Francesco Alberoni scritto molto tempo fa ma assolutamente attuale...come concquistare e conservare la felicità.
E' possibile programmare anche un solo giorno di felicità?
Libri, giornali, riviste consigliano saggezza, abilità e moderazione.. ma ciò non riguarda la felicità!
Basta ad esempio un intralcio minimo rispetto ai nostri programmi che non troviamo la felicità che aspettavamo.
E allora... quando siamo felici ?
Quando raggiungiamo una meta a lungo desiderata e in tal frangente si sprigiona tutta la nostra energia vitale.
Tipici sono i casi che riguardano l'amore e la vittoria.
In vittoria gli eserciti mettono in gioco tutto, la loro vita ma anche il destino del loro Paese e in caso di vittoria tale energia esplode sotto forma di esultanza e di gioia.
In amore, quando una persona di cui siamo innamorati ci corrisponde siamo felici. Abbiamo come l'impressione che si tratti di un dono, di una grazia.
Tali eventi che ci possono rendere cosi' felici sono anche quelli che ci possono rendere profondamente infelici. E per di più talvolta entrano in gioco fattori imponderabili.
Ne deriva una regola fondamentale.
La felicità si ottiene lottando a fondo per le cose essenziali, ma si perde se ci si impunta ad ottenere cose secondarie e prive di importanza, che poi ci logorano, ci incattiviscono, ci inaspriscono.
Chi vuole incontrare la felicità deve, prima di tutto, discernere tra ciò che è essenziale e ciò che è secondario. Solo cosi' si potrà gestire il tutto con libertà e leggerezza, lasciando aperta la porta delle emozioni positive.
Perchè la felicità, come tutto ciò che è straordinario, appare dove non ce lo aspettiamo e quando non ce lo aspettiamo. Possiamo solo prepararci ad accoglierla e a riconoscerla, ad attrarla verso di noi.
A volte la felicità arriva leggera ... guardando un film, leggendo un libro, quando siamo toccati dalla struggente bellezza di un paesaggio..incontrando il viso di una persona che ci sorride.
E' possibile programmare anche un solo giorno di felicità?
Libri, giornali, riviste consigliano saggezza, abilità e moderazione.. ma ciò non riguarda la felicità!
Basta ad esempio un intralcio minimo rispetto ai nostri programmi che non troviamo la felicità che aspettavamo.
E allora... quando siamo felici ?
Quando raggiungiamo una meta a lungo desiderata e in tal frangente si sprigiona tutta la nostra energia vitale.
Tipici sono i casi che riguardano l'amore e la vittoria.
In vittoria gli eserciti mettono in gioco tutto, la loro vita ma anche il destino del loro Paese e in caso di vittoria tale energia esplode sotto forma di esultanza e di gioia.
In amore, quando una persona di cui siamo innamorati ci corrisponde siamo felici. Abbiamo come l'impressione che si tratti di un dono, di una grazia.
Tali eventi che ci possono rendere cosi' felici sono anche quelli che ci possono rendere profondamente infelici. E per di più talvolta entrano in gioco fattori imponderabili.
Ne deriva una regola fondamentale.
La felicità si ottiene lottando a fondo per le cose essenziali, ma si perde se ci si impunta ad ottenere cose secondarie e prive di importanza, che poi ci logorano, ci incattiviscono, ci inaspriscono.
Chi vuole incontrare la felicità deve, prima di tutto, discernere tra ciò che è essenziale e ciò che è secondario. Solo cosi' si potrà gestire il tutto con libertà e leggerezza, lasciando aperta la porta delle emozioni positive.
Perchè la felicità, come tutto ciò che è straordinario, appare dove non ce lo aspettiamo e quando non ce lo aspettiamo. Possiamo solo prepararci ad accoglierla e a riconoscerla, ad attrarla verso di noi.
A volte la felicità arriva leggera ... guardando un film, leggendo un libro, quando siamo toccati dalla struggente bellezza di un paesaggio..incontrando il viso di una persona che ci sorride.
venerdì 15 gennaio 2010
Le convinzioni....una forza assoluta!
Esiste una forza che controlla tutte le nostre decisioni e che influenza il nostro modo di pensare e di sentire in ogni momento della nostra vita.
Essa determina che cosa riusciremo a fare e che cosa non riusciremo a fare.
Quella forza sono le nostre convinzioni.
Quando si crede in qualcosa si dà al cervello un comando incondizionato di rispondere in una certa maniera. Non appena abbiamo una certa convinzione essa comincia a controllare quello che vediamo.
Le nostre convinzioni sono molto potenti e influenzano la nostra vita quindi è necessario fare molta attenzione a quello che si decide di credere, specialmente su noi stessi.
Che cosa è una convinzione ?
Le convinzioni che abbiamo non sono nulla di reale ma sono solo un sentimento di certezza su ciò che quel qualcosa significa per ognuno di noi. Quel senso di certezza ci permette di attingere a risorse che ci concedono di agire in maniera intelligente.
Come trasformiamo un'idea in una convinzione?
Ci sono molte idee a cui pensiamo ma molte a cui non crediamo. Quando un'idea è sostenuta da esperienze, allora diventa una convinzione a tutti gli effetti.
Ci sono tuttavia delle convinzioni che ci danno potere e altre che ce lo togono.
E' dunque necessario decidere.
Le credenze sono un'enorme fonte di piacere e quindi si può scegliere a che cosa credere, anche e soprattuto di noi stessi e ciò determinerà le azioni che andremo ad intraprendere.
Quindi la cosa essenziale è intraprendere convinzioni che ci sostengano .
La nostra abilità a giudicare saggiamente dipende molto dalla possibilità che intravediamo.
Essa determina che cosa riusciremo a fare e che cosa non riusciremo a fare.
Quella forza sono le nostre convinzioni.
Quando si crede in qualcosa si dà al cervello un comando incondizionato di rispondere in una certa maniera. Non appena abbiamo una certa convinzione essa comincia a controllare quello che vediamo.
Le nostre convinzioni sono molto potenti e influenzano la nostra vita quindi è necessario fare molta attenzione a quello che si decide di credere, specialmente su noi stessi.
Che cosa è una convinzione ?
Le convinzioni che abbiamo non sono nulla di reale ma sono solo un sentimento di certezza su ciò che quel qualcosa significa per ognuno di noi. Quel senso di certezza ci permette di attingere a risorse che ci concedono di agire in maniera intelligente.
Come trasformiamo un'idea in una convinzione?
Ci sono molte idee a cui pensiamo ma molte a cui non crediamo. Quando un'idea è sostenuta da esperienze, allora diventa una convinzione a tutti gli effetti.
Ci sono tuttavia delle convinzioni che ci danno potere e altre che ce lo togono.
E' dunque necessario decidere.
Le credenze sono un'enorme fonte di piacere e quindi si può scegliere a che cosa credere, anche e soprattuto di noi stessi e ciò determinerà le azioni che andremo ad intraprendere.
Quindi la cosa essenziale è intraprendere convinzioni che ci sostengano .
La nostra abilità a giudicare saggiamente dipende molto dalla possibilità che intravediamo.
lunedì 11 gennaio 2010
La grafologia nell'orientamento matrimoniale
L’analisi di coppa, a livello grafologico, valuta la compatibilità della coppia attraverso determinate dinamiche relazionali che ne evidenziano il grado di adattabilità reciproca, prendendo in esame vari tipi di rapporti tra i quali il rapporto di tipo complementare, in cui le persone si assomigliano, o di tipo simmetrico, in cui le persone si integrano.
Certamente una eccessiva somiglianza o una eccessiva diversità possono essere elementi di disequilibrio per un buon rapporto di coppia.
La convivenza non è mai facile e l’amore da solo all’interno di una coppia non basta, in quanto tale concetto è molto soggettivo e varia da persona a persona: per alcuni l’amore è senso di sacrificio, per altri è richiesta di attenzioni e cosi’ via.
La maturità affettiva dei soggetti pesa notevolmente nella vita matrimoniale o di coppia. Ci sono molte cose che non si conoscono dell’altro e che, quando emergono, non possono essere sottovalutate o mal gestite in una relazione a lungo termine.
Sarebbe quindi auspicabile evidenziare i nodi che potrebbero compromettere la buona riuscita di un rapporto.
Solitamente ci si innamora di chi corrisponde a certe nostre aspettative di ordine affettivo o ideale e, pensandoci bene, il tutto è molto precario in quanto spesso tali aspettative vengono disattese in breve tempo.
Nell’ analisi di coppia, le grafie rivelano caratteristiche psicologiche già consolidate in quanto si tratta di scritture di adulti .
Quindi che cosa individuare nell’analisi grafologica di coppia ?
Innanzitutto il tipo di rapporto, il tipo di comunicativa esistente tra i due soggetti, di intimità , di affettività, il loro modo di manifestarla.
Naturalmente è difficile intervenire sul carattere delle persone, tuttavia è possibile intervenire su certi tratti del carattere o del comportamento.
Il comportamento che deriva dall’educazione ricevuta può senz’altro essere corretto.
Talvolta si è convinti che il nostro comportamento sia corretto nei confronti dell’ altro ed invece è sbagliato. Quindi è possibile rieducarsi.
Nella vita di coppia ci si porta dietro non solo il proprio modo di essere ma anche la propria famiglia d’origine, le proprie esperienze, la propria educazione .
E sono proprio i vissuti familiari ed extrafamiliari che favoriscono nella vita a due l’insorgere di dinamiche relazionali di tipo fisico, affettivo ed ideale molto complesse e sottili che possono essere individuate nelle loro linee guida attraverso l’esame della scrittura.
Quindi l’indagine grafologica di coppia quale strumento per una migliore armonizzazione delle due personalità a confronto, esplicitando i loro punti di forza e di attrito, accompagnata, se richiesta, da una previsione sul rapporto futuro e da indicazioni di comportamento per superare eventuali momenti di crisi.
Certamente una eccessiva somiglianza o una eccessiva diversità possono essere elementi di disequilibrio per un buon rapporto di coppia.
La convivenza non è mai facile e l’amore da solo all’interno di una coppia non basta, in quanto tale concetto è molto soggettivo e varia da persona a persona: per alcuni l’amore è senso di sacrificio, per altri è richiesta di attenzioni e cosi’ via.
La maturità affettiva dei soggetti pesa notevolmente nella vita matrimoniale o di coppia. Ci sono molte cose che non si conoscono dell’altro e che, quando emergono, non possono essere sottovalutate o mal gestite in una relazione a lungo termine.
Sarebbe quindi auspicabile evidenziare i nodi che potrebbero compromettere la buona riuscita di un rapporto.
Solitamente ci si innamora di chi corrisponde a certe nostre aspettative di ordine affettivo o ideale e, pensandoci bene, il tutto è molto precario in quanto spesso tali aspettative vengono disattese in breve tempo.
Nell’ analisi di coppia, le grafie rivelano caratteristiche psicologiche già consolidate in quanto si tratta di scritture di adulti .
Quindi che cosa individuare nell’analisi grafologica di coppia ?
Innanzitutto il tipo di rapporto, il tipo di comunicativa esistente tra i due soggetti, di intimità , di affettività, il loro modo di manifestarla.
Naturalmente è difficile intervenire sul carattere delle persone, tuttavia è possibile intervenire su certi tratti del carattere o del comportamento.
Il comportamento che deriva dall’educazione ricevuta può senz’altro essere corretto.
Talvolta si è convinti che il nostro comportamento sia corretto nei confronti dell’ altro ed invece è sbagliato. Quindi è possibile rieducarsi.
Nella vita di coppia ci si porta dietro non solo il proprio modo di essere ma anche la propria famiglia d’origine, le proprie esperienze, la propria educazione .
E sono proprio i vissuti familiari ed extrafamiliari che favoriscono nella vita a due l’insorgere di dinamiche relazionali di tipo fisico, affettivo ed ideale molto complesse e sottili che possono essere individuate nelle loro linee guida attraverso l’esame della scrittura.
Quindi l’indagine grafologica di coppia quale strumento per una migliore armonizzazione delle due personalità a confronto, esplicitando i loro punti di forza e di attrito, accompagnata, se richiesta, da una previsione sul rapporto futuro e da indicazioni di comportamento per superare eventuali momenti di crisi.
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