L'amore dei genitori non può essere estorto con la forza.
Se è mancato il figlio o la figlia si sforzerà per tutta la vita di riceverlo da una qualche persona che riveste una qualche importanza nella propria vita.
La ferita dei non amati non può guarire. Soltanto la rinuncia di un tardivo amore dei genitori può rappresentare la salvezza. I non amati sanno bene che in tal contesto le semplici dichiarazioni di volontà sono del tutto inutili e che la terapia dei buoni consigli è ancora più scoraggiante.
Tutti dobbiamo e dovremmo rinunciare all' amore dei genitori per poter volare liberi.
Quando parliamo di "non amato" vengono naturalmente intesi tutti i gradi di amore parentale.
Spesso, anche all'interno delle stesse famiglie, coloro che si differenziano dagli altri, e che sono quindi più vulnerabili, vengono talvolta esclusi dall'amore e distrutti dalla famiglia stessa. Il loro crollo definitivo è la conferma che la negazione dell'amore era esso stesso giustificato.
Persone di questo genere ricorrono spesso alla psicoterapia. Avvertono che c'è in loro qualcosa di distorto, qualcosa che deve essere raddrizzato per poter crescere.
Le persone che raggiungono un profondo grado di consapevolezza riguardo alla tortuosità del rapporto con i genitori non cedono più alla tentazione di vedere in questi ultimi l'unica causa delle proprie difficoltà. In ogni rapporto c'è complicità cioè partecipazione.
Percepirsi non come vittima ma come parte attiva è segno di vitalità. Anche il più debole dei non amati ha in sé una scintilla della forza di quell' eroe potenziale che è in ognuno di noi.
Proprio il non amato che si sente cosi' debole ha maggiormente bisogno di rinunciare all'amore parentale.
Il suo disperato desiderio blocca troppa energia.
La fine di un analisi non significa la scomparsa di ogni sintomo e una scontata normalità, ma piuttosto un senso di orientamento, un istinto verso la luce eletta a principio guida.
Questa rinuncia è il risultato della spinta di ognuno verso lo sviluppo e l'autonomia, quindi riapriamo le braccia agli altri e non ripieghiamoci come un embrione.
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lunedì 24 maggio 2010
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