Il bambino disegna quel che sa delle cose e non tanto quel che vede, usufruendo di un sistema neuro-muscolare ancora immaturo.
Nel disegno il bambino proietta elementi fantastici, che sono l ‘elaborazione di problemi quali il rapporto con se stesso, con la famiglia, con l’ambiente esterno e ne registra solo quello che gli sembra rilevante, tralasciando il resto e contemporaneamente li ingigantisce, ne esagera il valore figurativo di alcuni particolari.
Progressivamente il disegno si evolve, mettendo a punto un modello sempre più “realistico”.
Il disegno è quindi lo specchio dei sentimenti, della maturazione della personalità del bambino.
Come per il gioco, nel disegno il bambino si sperimenta e affina le proprie capacità, provando soddisfazione e molti stimoli nel perfezionare la sua familiarità con le cose.
Ed è per questo che l’iniziativa del bambino va lasciata libera, lasciandogli tutto lo spazio fisico e psicologico di cui ha bisogno.
Il bambino nel disegno si sfoga naturalmente e spontaneamente; uccide e resuscita, crea e distrugge figure corrispondenti ai pensieri che lo attraversano, alla fantasia e ai sogni che popolano la sua mente in espansione.
LO SCARABOCCHIO
All’età di 12 mesi, il bambino con la matita in mano tende a picchiarla sul foglio e solo verso i 6-8 mesi riesce a farla scorrere.
A due anni i movimenti sul foglio sono semplici, ampi fino a debordare dal foglio e solo verso i 3 anni il bambino è in grado di centrare lo scarabocchio rispetto al foglio e quindi rispettare i margini.
A quest’età il bambino sentirà anche il fascino della scrittura, che in lui poco si differenzia dallo scarabocchio, cominciando a tracciare delle linee orizzontali sul foglio fino ad un “continuo ondulato”, che gli ricorda proprio la scrittura dei grandi.
A 4 anni, infine, farà la comparsa il disegno vero e proprio.
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lunedì 22 marzo 2010
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