lunedì 27 aprile 2009

Simbologia della scrittura: Ipotesi sul Riccio della Cerimoniosità

Fermo restando le origini greche dell’alfabeto latino, la lettera “C” è presente nell’alfabeto latino in quanto derivante dal falisco, che fra i dialetti italici di origine indoeuropea è quello piu’ vicino al latino. Presente sia nel falisco che nel sudpiceno, ma non nell’osco–umbro, la lettera “C” aveva una forma angolosa del tipo “<”, ben lontana dal curvilineo dei tempi d’oggi. L’ideogramma originario ricorderebbe un cuneo, la punta di una freccia, comunque un penetratore, o forse un arco teso sul punto di scoccare. E’ probabile che il suono “Ch”, pronunciato forte e tronco di vocale successiva, sia onomatopeico della gestalt della lettera, ovvero che la forma del tracciato della “<” richiami alla memoria il suono di una freccia che si conficca in un bersaglio o il suono emesso da una primitiva amigdala, usata per difendersi, ma sovente per attaccare, ferire, uccidere.


Ed è proprio l’associazione protoitalica della lettera latina “<” ad una punta, a far sì che il concetto di punta si ritrovi in molte parole italiane di etimo latino. E’ il caso delle parole “c-olle”, “c-ono”, “c-uneo”, addirittura della parola “a-c-ne”, o del latino “c-ulix”, ovvero la zanzara che, penetrando con il suo ago nei vasi sanguigni, li vasodilata per meglio pompare il sangue.


A livello simbolico è altrettanto probabile che tutta la violenza insita nel conficcare un cuneo o nel far penetrare una freccia siano rimasti sepolti in una sorta di memoria antropologica o inconscio collettivo, richiamati inconsciamente nell’atto dello scrivere dalla forma della lettera “C”. Pertanto se, nella scrittura, la dimensione del calibro delle “O” è riconducibile al grado di percezione dell’io, a parere dello scrivente, eventuali spigolosità nella forma di una “C” piu’ tonda o di una “<” piu’ aguzza, possono essere reminiscenze di un’aggressività primordiale, e proprio perché primordiale, parte costituente di un io arcaico, piu’ difficilmente tenibile a freno.


Una ”C” nuda, senza paraffe nè avviamenti, è comunque testimone del rilascio di tale aggressività primordiale tramite l’atto liberatorio della deposizione della lettera sul foglio. Il problema sussiste, quando invece la lettera è tracciata dopo un atto preparatorio di avviamento, un riccio, che quanto piu’ e’ lungo, tanto piu’ camuffa la lettera, una sorta di arzigogolato, se pur inconscio, tentativo di prender tempo prima di affondare la lama a tergo della vittima interlocutrice.


Il riccio della cerimoniosità, nella spirale che precede il tracciamento della lettera, è, a parere dello scrivente, nient’altro che un tentativo d’ipnosi tanto iterativo quanto piu’ la spirale si avvolge su se stessa, una sorta di mortale abbraccio del pitone mentre avvolge la sua preda prima di soffocarla.


V. Palmieri

Nessun commento:

Posta un commento