lunedì 29 marzo 2010

Il disegno del bambino: La Figura Umana

Poco dopo i 3 anni, il bambino comincia a cimentarsi nella rappresentazione grafica della figura umana, solitamente mamma, papà, o un componete della famiglia, con pochi elementi essenziali : testa circolare e grande, occhi grandi e capelli ritti attorno al cranio, come un sole.

Le braccia sono attaccate alla testa o alle gambe mentre la mano non è ancora ben definita.

Soltanto dopo i 4 anni il bambino riesce a disegnare la figura umana completa del tronco, mentre sul viso appaiono bocca e naso. Poi subentra la figura di profilo, che sarà preziosa per il bambino, sia per raffigurare gli animali e alcuni oggetti che gli interessano e di cui non riesce a dare la vista frontale, sia per la rappresentazione del movimento umano, che per lui ha carattere laterale.

Intorno ai 5 anni definisce la figura umana in tutte le sue parti: testa, tronco, braccia, gambe. Collo, mani e piedi giungono comunque per ultimi.

La figura può essere vestita diversamente a seconda del sesso, anche se in maniera alquanto approssimativa.

A 6 anni la figura si arricchisce di un maggior numero di particolari, cercando pure di rappresentare il movimento con un diverso movimento delle braccia e delle gambe.

lunedì 22 marzo 2010

Il disegno del bambino : Lo Scarabocchio

Il bambino disegna quel che sa delle cose e non tanto quel che vede, usufruendo di un sistema neuro-muscolare ancora immaturo.

Nel disegno il bambino proietta elementi fantastici, che sono l ‘elaborazione di problemi quali il rapporto con se stesso, con la famiglia, con l’ambiente esterno e ne registra solo quello che gli sembra rilevante, tralasciando il resto e contemporaneamente li ingigantisce, ne esagera il valore figurativo di alcuni particolari.

Progressivamente il disegno si evolve, mettendo a punto un modello sempre più “realistico”.

Il disegno è quindi lo specchio dei sentimenti, della maturazione della personalità del bambino.

Come per il gioco, nel disegno il bambino si sperimenta e affina le proprie capacità, provando soddisfazione e molti stimoli nel perfezionare la sua familiarità con le cose.
Ed è per questo che l’iniziativa del bambino va lasciata libera, lasciandogli tutto lo spazio fisico e psicologico di cui ha bisogno.

Il bambino nel disegno si sfoga naturalmente e spontaneamente; uccide e resuscita, crea e distrugge figure corrispondenti ai pensieri che lo attraversano, alla fantasia e ai sogni che popolano la sua mente in espansione.

LO SCARABOCCHIO

All’età di 12 mesi, il bambino con la matita in mano tende a picchiarla sul foglio e solo verso i 6-8 mesi riesce a farla scorrere.

A due anni i movimenti sul foglio sono semplici, ampi fino a debordare dal foglio e solo verso i 3 anni il bambino è in grado di centrare lo scarabocchio rispetto al foglio e quindi rispettare i margini.

A quest’età il bambino sentirà anche il fascino della scrittura, che in lui poco si differenzia dallo scarabocchio, cominciando a tracciare delle linee orizzontali sul foglio fino ad un “continuo ondulato”, che gli ricorda proprio la scrittura dei grandi.

A 4 anni, infine, farà la comparsa il disegno vero e proprio.

mercoledì 10 marzo 2010

Confusione di idee...vediamone i segni

Non raro è trovare oggigiorno nelle scritture dei nostri adolescenti segni grafici che riportano ad una tendenza confusionale tipica di un periodo cosi’ travagliato.

Segni di passaggio che in vista di una corretta evoluzione del soggetto si evolvono per lasciare il posto a segni di chiarezza.

Auspicabile infatti che essi non perdurino nell’età adulta in quanto potrebbero ledere l’equilibrio psichico del soggetto.

Vediamo alcuni di questi segni grafici.

Arruffata

La scrittura cosi’ definita è un segno in cui sono presenti frequenti sovrapposizioni ed interferenze tra allunghi superiori ed inferiori, considerati in senso verticale.

L’arruffamento indica che il mondo interiore del soggetto inflaziona la psiche: confusione di idee, pensieri e sentimenti, attenzione disturbata, memoria confusa e poco selettiva, manifestazioni colleriche improprie e talvolta incoerenti.

Arruffata superiormente

Se l’arruffamento risulta dagli allunghi superiori che finiscono col toccare o sfiorare il rigo soprastante, penetrando talvolta nel corpo della scrittura, si manifesta una negazione della realtà; l’Io lascia troppo spazio all’ inconscio, si lascia quasi travolgere dall’irrazionalità.

La mente si nutre di fantasmi anziché di luce intellettuale.
La vita diventa puro piacere e benessere fisico.

Arruffata inferiore

Se l’arruffamento risulta dagli allunghi inferiori, ovvero la sovrapposizione del corpo della scrittura con gli allunghi inferiori delle lettere sovrastanti si verifica una maggiore pressione della ragione; un eccesso di razionalità, per cui si tende a razionalizzare anche l’ irrazionale.
Si è spinti da un bisogno di controllare e dominare se stessi, soprattutto quegli aspetti che dovrebbe essere spontanei.

Riccio della confusione

Quando l’arruffamento avviene in senso orizzontale, ad esempio nei tagli t che interferiscono frequentemente con le parole successive, si ha spesso la tendenza ad una loquacità confusionaria e a mescolanza di concetti.

In presenza di scrittura Estetica, l’Arruffata è tuttavia un evidente indice di indagine interiore.

lunedì 1 marzo 2010

La ferita dei non amati: Il dolore permanente di chi non si sente amato...

L'amore è anomalo in quanto accetta ciò che la norma rifiuta.

"La ferita dei non amati", come cita il meraviglioso libro di Schellenbaunm, è un fenomeno sociale, i genitori ad esempio che non riescono ad amare i propri figli nelle loro diversità sono fuorvianti dalle convenzioni sociali.

L'amore è una cosa naturale, esso scorre da sè quando non ci opponiamo alla vita.
Una vita libera genera amore.

L'energia vitale è amore verso se stessi e verso gli altri.

C'è un sentimento che i genitori non dovrebbero mai trascurare: la vergogna.

La vergogna scaturisce laddove vi sono punti di conflitto tra un inviduo e la società.

Le persone che si vergognano quando sono in presenza degli altri spesso non sono libere, non si amano, tendono a identificarsi con figure di riferimento idealizzate, sono inclini alla depressione.

Ci vergogniamo di ciò che non amiamo in noi .. come sempre però una parte è presa per il tutto... il disprezzo per un singolo aspetto di noi stessi è spesso il disprezzo per tutto il nostro essere.

Non dobbiamo nascondere al nostra ferita, ma avvicinarci e rivolgerci ad essa anche se è difficile resitere alle parole che provengono dal nostro intimo.

Chi da bambino non è stato amato troverà difficile amarsi sotto lo sguardo di un'altra persona e continuerà a sentirsi non amato.

Vi sono persone nelle quali tale ferita è cosi' profonda e antica da coinvolgere l'intera personalità psichica e condurre a vere e proprie forme di psicosi.

La ferita del non amato si forma sempre in un periodo in cui siamo simbioticamente legati ad un'altra persona.

Se questo legame è forte, la ferita causata dalla separazione o perdita dell'amore si radica cosi' in profondità, da non permetterci di riconoscerci se non nel dolore e nella distruzione.

Qualche volta, il fallimento di una storia d'amore tra due adulti potrebbe sembrare la raffigurazione della stessa perdita d'amore della prima infanzia; in realtà, ciò che avviene in età adulta è già avenuto molto tempo prima, nell'infanzia e nell'adolescenza.
Se non siamo stati amati, non siamo in grado di amarci spontaneamente.

Alla carenza di amore per noi stessi corrispondono delle zone oscure della conoscenza di noi stessi.

Possiamo riconoscere la persona non amata dal fatto che rispecchia gli altri laddove non conosce e non ama se stessa. Rispecchiando gli altri, si sforza di imparare a provare sentimenti ed emozioni .. si avrà cosi' un'identificazione riflessa cioè tenderà ad espletarsi in un' incessante richiesta della madre /padre in ogni persona che il non amato avvicinerà, aspettandosi il riflesso dell'amore per lui nei propri occhi.

I non amati sono dunque coloro che, in un momento critico dell'esistenza, in genere durante l'infanzia e l'adolescenza, hanno avuto con l'amore un esperienza traumatica e che ora continua a condizionare ogni loro esperienza affettiva, innescando un programma personalizzato che si mette in moto automaticamente in ogni loro modello di comportamento personale.