giovedì 16 aprile 2009

Le fobie



La paura è un mostro da noi inventato e come non esistono limiti alla nostra fantasia, cosi’ non esistono limiti alla nostra capacità di inventarci paure, quindi essa può essere da noi destrutturata e superata.

La paura, essendo un’ emozione primaria ed arcaica, da sempre ha evocato nell’uomo il desidero di conoscerla e controllarla. Del resto, già il grande maestro spirituale Jiddu Krishnamurti affermava che ”la paura è l’ incertezza in cerca di sicurezza”.
Anche la piu’ radicata fobia può essere sbloccata e risolta rapidamente. E’ chiaro che il costo piu’ alto pagato da una persona bloccata dalla paura non è certo quello di un’eventuale terapia, ma quello esistenziale, in quanto la sua vita è limitata e condizionata dalla paura.
Consideriamo piuttosto l’emozione come emozione psicobiologica di adattamento all’ambiente circostante. Senza una sana dose di paura non si sopravvive, poiché questa è la reazione che ci allerta ai vari e reali pericoli. L’idea da sfatare è che un essere umano possa essere privo di paura, quindi ciò che differenzia una normale sensazione di paura da una forma patologica è ciò che limita la nostra capacità di gestire la realtà, bloccando il soggetto nei confronti di talune esperienze.

La maggioranza delle persone che soffrono di un disturbo basato sulla paura ha la tendenza a evitare tutte le situazioni o condizioni che possono essere associate all’insorgere della propria incontrollabile paura. Tale strategia è in realtà una micidiale trappola, poiché conduce il soggetto ad incrementare gli evitamenti sino alla completa incapacità, tipica dei disturbi fobici. Oltre a ciò viene attivata un’altra strategia: la richiesta di aiuto, ossia la tendenza a essere sempre accompagnati o sostenuti da qualcuno.

Se una persona sulla scia della paura, inizia ad evitare le situazioni vissute come minacciose, nell’arco di poco tempo si costruirà una patologia fobica. Tale tentativo di gestione della paura risulta essere ciò che mantiene e fa peggiorare il disturbo.
Spesso l’eccesso di tentato controllo fa perdere il controllo. L’esempio piu’ illuminante è rappresentato dagli ipocondriaci, i quali cercando di controllare il proprio organismo alla ricerca di segnali indicatori di malattia, finendo poi per produrre sensazioni spaventose che poi li terrorizzano. Oltre a ciò negli ultimi anni si è osservato un incremento di disturbo da attacchi di panico, cioè una progressiva tendenza ossessiva al controllo del proprio organismo e della propria mente che produce la perdita di controllo. Ovvero la paura della paura che produce il panico.

Ci sono poi persone che soffrono di disturbi ossessivi compulsivi, ovvero persone che sulla base di una fobia iniziano a mettere in atto rituali protettivi o propiziatori, orientati a combattere la fobia o a fare in modo che essa non si presenti; oppure quelle che controllano o ricontrollano ripetutamente le loro azioni e i loro compiti.

Fobici si diventa, non si nasce.
Lo si diventa mediante una graduale evoluzione dei tentativi fallimentari di controllare la propria realtà, di atteggiamenti, di pensieri e comportamenti che la persona costituisce, sulla base della percezione di sensazioni personali vissute come minacciose.
Pertanto, è chiaro che una terapia davvero efficace per questo tipo di problemi non può essere la sedazione farmacologia, né sviluppare una maggiore volontà, piuttosto un intervento che conduca la persona a cambiare mediante esperienze concrete la percezione della propria realtà in modo da cambiare le proprie reazioni e cognizioni.
Le patologie fobiche o volgarmente definite “mali immaginari” sono fin “troppo reali, dato che procedono dalla nostra mente, unico regolatore del nostro equilibrio e della nostra salute” come ha ben definito E.M.Cioran.

Giorgio Nardone, ritenuto uno dei maggiori esperti al mondo di disturbi fobico-ossessivi, ha canalizzato l’attenzione sui processi relativi al come un disturbo si forma, si mantiene e su come può essere bloccato. Ne ha parlato ampiamente nelle sue opere.

La prima classe di disturbi fobici è rappresentata da quel tipo di paura patologica focalizzata su una singola realtà, come un animale, una situazione, una fantasia, un rumore o altro ancora. A questa tipologia appartiene pure la paura di perdere il controllo o la paura di lasciarsi andare, la paura di parlare in pubblico, quella di arrossire o di sudare eccessivamente cosi’ pure il timore di eventi catastrofici. A ciò si associa pure la tendenza ossessiva di avere tutto sotto controllo che può divenire una vera e propria sindrome da attacchi di panico.
Il tratto costante di tali monofobie è il fatto che la persona manifesta una reazione di panico connotata da blocco dei pensieri, reazioni fisiologiche alterate, tachicardie, affanno, svenimenti ed un irrefrenabile desiderio di fuggire e/o di chiedere aiuto.

Nelle fobie generalizzate la paura della paura scatena il panico. In esse il soggetto non ha bisogno di stimoli esterni per avere paura ma è la sua stessa realtà che inventa il pericolo. La paura è l’ emozione predominante su tutte le altre. La persona affetta da un tale disturbo accusa nella maggioranza dei casi la paura di morire, di perdere la lucidità e di impazzire. A questa categoria si riferiscono i casi di agorafobia con attacchi di panico o claustrofobia con crisi di paura di rimanere da soli, l’ allontanarsi da luoghi sicuri, il trovarsi in mezzo alla folla.

La terza importante classe di disturbi fobici sono le ossessioni compulsive in cui il soggetto giunge a eseguire costantemente rituali ossessivi e la relativa impossibilità di cessare la loro esecuzione. Ad esempio il lavarsi ripetutamente come tentativo di eliminare lo sporco oppure il controllare piu’ volte un lavoro eseguito per il timore che sia sbagliato.
Le fissazioni ipocondriache o per meglio dire “sindromi del male oscuro” sono i tipici disturbi di coloro che sono continuamente spaventati dall’esistenza di una malattia, effettuano dei veri e propri auto check-up e si sottopongono a ripetuti esami diagnostici.

Un’altra classe di disturbo fobico importante è rappresentata dalla paura e dal panico, orientati verso la possibilità di ripetersi di un reale evento traumatico vissuto, come ad esempio incidenti stradali, terremoti o altre calamità naturali,violenze, abusi, eccetera. Tali soggetti sulla base di una paura motivata costruiscono tutta una serie di paure immotivate.

Dopo la suddetta veloce carrellata per meglio focalizzare tali disturbi, procediamo ora a puntualizzare come la paura è una percezione che scatena un’emozione e che a sua volta innesca una reazione psicofisiologica, quindi l’ansia è solo l’effetto psicofisiologico di tale percezione-emozione.
L’ansia, infatti, come attivazione dell’organismo permette di fronteggiare la paura; solo oltre il livello di soglia, che varia da individuo a individuo, si trasforma in perdita di controllo delle proprie reazioni e può condurre al panico. Attenzione quindi a non assimilare un disturbo fobico ad un disturbo di ansia. Il primo è una forma di percezione, il secondo è una reazione fisiologica.

Appare dunque chiaro che le patologie fobiche persistono e si complicano grazie a ciò che le persone tentano di fare per ridurre la loro paura.
La consapevolezza dovrà diventare un effetto del cambiamento terapeutico ottenuto mediante stratagemmi. Ecco allora il ricorso alla retorica cioè la messa a punto di strategie comunicative capaci di persuadere l’interlocutore, conducendo le persone ad avere diverse percezioni dei loro mali e della loro realtà. Il piu’ delle volte le persone che hanno una patologia fobica, hanno un ottimo livello di consapevolezza delle cause e di come funziona il loro problema ma non riescono a cambiare le lore percezioni e reazioni.
Al contrario, spesso, le risorse personali vengono inibite proprio dallo sforzo consapevole e volontario di esprimerle. La paura richiede la consapevolezza di ciò che spaventa. Di conseguenza a ciò una terapia realmente efficace per i disturbi fobici dovrebbe ricorrere a stratagemmi in grado di bloccare tale processo cognitivo, aprendo cosi’ la strada a nuove possibili esperienze.

Concludiamo questa breve panoramica espositiva auspicando che la vergogna di avere o aver avuto paura non fermi alcuno dall’ affrontare i propri mostri o meglio le proprie paure, evitando di incorrere nel tentativo erroneo di combatterle alimentandole fino a renderle ingestibili. Una dose gestibile di paura è fondamentale nella nostra esistenza ed è grazie ad essa che spingendoci oltre i nostri limiti siamo in grado di riconoscere le nostre risorse piu’ sconosciute.

Non dimentichiamo che solo chi ha avuto paura può essere coraggioso e l’accettazione delle nostre paure ci offre la possibilità di non restarne paralizzati.

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