lunedì 27 aprile 2009

Simbologia della scrittura: Ipotesi sul Riccio della Cerimoniosità

Fermo restando le origini greche dell’alfabeto latino, la lettera “C” è presente nell’alfabeto latino in quanto derivante dal falisco, che fra i dialetti italici di origine indoeuropea è quello piu’ vicino al latino. Presente sia nel falisco che nel sudpiceno, ma non nell’osco–umbro, la lettera “C” aveva una forma angolosa del tipo “<”, ben lontana dal curvilineo dei tempi d’oggi. L’ideogramma originario ricorderebbe un cuneo, la punta di una freccia, comunque un penetratore, o forse un arco teso sul punto di scoccare. E’ probabile che il suono “Ch”, pronunciato forte e tronco di vocale successiva, sia onomatopeico della gestalt della lettera, ovvero che la forma del tracciato della “<” richiami alla memoria il suono di una freccia che si conficca in un bersaglio o il suono emesso da una primitiva amigdala, usata per difendersi, ma sovente per attaccare, ferire, uccidere.


Ed è proprio l’associazione protoitalica della lettera latina “<” ad una punta, a far sì che il concetto di punta si ritrovi in molte parole italiane di etimo latino. E’ il caso delle parole “c-olle”, “c-ono”, “c-uneo”, addirittura della parola “a-c-ne”, o del latino “c-ulix”, ovvero la zanzara che, penetrando con il suo ago nei vasi sanguigni, li vasodilata per meglio pompare il sangue.


A livello simbolico è altrettanto probabile che tutta la violenza insita nel conficcare un cuneo o nel far penetrare una freccia siano rimasti sepolti in una sorta di memoria antropologica o inconscio collettivo, richiamati inconsciamente nell’atto dello scrivere dalla forma della lettera “C”. Pertanto se, nella scrittura, la dimensione del calibro delle “O” è riconducibile al grado di percezione dell’io, a parere dello scrivente, eventuali spigolosità nella forma di una “C” piu’ tonda o di una “<” piu’ aguzza, possono essere reminiscenze di un’aggressività primordiale, e proprio perché primordiale, parte costituente di un io arcaico, piu’ difficilmente tenibile a freno.


Una ”C” nuda, senza paraffe nè avviamenti, è comunque testimone del rilascio di tale aggressività primordiale tramite l’atto liberatorio della deposizione della lettera sul foglio. Il problema sussiste, quando invece la lettera è tracciata dopo un atto preparatorio di avviamento, un riccio, che quanto piu’ e’ lungo, tanto piu’ camuffa la lettera, una sorta di arzigogolato, se pur inconscio, tentativo di prender tempo prima di affondare la lama a tergo della vittima interlocutrice.


Il riccio della cerimoniosità, nella spirale che precede il tracciamento della lettera, è, a parere dello scrivente, nient’altro che un tentativo d’ipnosi tanto iterativo quanto piu’ la spirale si avvolge su se stessa, una sorta di mortale abbraccio del pitone mentre avvolge la sua preda prima di soffocarla.


V. Palmieri

giovedì 23 aprile 2009

I segni grafici rivelatori di anomalie della personalità

La scrittura dei malati

Un medico italiano particolarmente dedito alla ricerca, il professor Cesare Lombroso, ha apportato un contributo importante alla scoperta, nella scrittura degli individui, di indici rilevatori di anomalie della personalità.
Nel 1985, egli pubblicò un’opera nella quale esponeva i risultati ottenuti nel corso di lunghi anni di studi, durante i quali aveva analizzato il comportamento dei malati trattati nella sua clinica. Le sue osservazioni, di grande interesse, hanno fornito numerosi elementi d’informazione, per comprendere la personalità intima di individui affetti da anomalie che influenzano sia il loro psichismo che il loro stato fisico.

Quando esamina una scrittura, il grafologo non può fare a meno di astrarre certi indici caratteristici mettendo in evidenza una modifica profonda della personalità dello scrittore sotto l’influenza di una malattia. E’ dunque assolutamente indispensabile che egli possa determinare con precisione la differenza esistente tra il grafismo di un individuo considerato sano a tutti gli effetti e quella di un soggetto malato, sia nel corpo che nello spirito. Numerose malattie esercitano un’azione deprimente sul nostro organismo; in qualche caso ci sono delle affezioni che affondano il malato in uno stato di sovraeccitamento nervoso. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la direzione del grafismo di quest’ultimo non diviene ascendente; la scrittura rivela piuttosto la situazione anormale nella quale si trova, il suo stato depressivo e il disordine del suo comportamento.
Qualsiasi cambiamento che sopravviene nello stato patologico di un individuo comporta delle modifiche nel suo modo di scrivere ed esso è la conseguenza diretta delle deformazioni subite dal carattere dello scrivente, con una sensibile riduzione della propria energia fisica e psichica. In questo tipo di afflizione, le linee della scrittura sono discendenti: indici simili sono stati osservati in persone anziane che soffrono di crisi di sonnolenza e che conducono una vita sedentaria. Infine gli stessi sintomi sono pure visibili nel grafismo di numerosi alcolisti.

Il dottor Crépieux-Jamin ha osservato che, nelle persone che soffrono di fegato, in undici casi su dodici, le linee della scrittura sono discendenti; il grafismo di questi soggetti presenta le stesse caratteristiche proprie di soggetti dal temperamento bilioso: concentrato, raggomitolato su se stesso, scuro e privo di qualsiasi accessorio. L’esame di quarantuno scritture di donne affette da tubercolosi riportavano scrittura discendente, come pure diciassette scritture di soggetti con problemi cardiaci. Questi ultimi riportavano pure l’interruzione del tracciato delle aste delle lettere, degli occhielli e di molti tratti verticali.
Nella scrittura di molti cardiopatici, la punteggiatura è piazzata un pò al di sotto della linea di scrittura; come pure i punti sulle i discendono molto in basso, a due millimetri circa dal corpo della lettera.

La DISFASIA è un disturbo neuropatico caratterizzato da disturbi della parola. Sovente, l’intelligenza del malato ne è leggermente lesa ed esprimendosi, egli non riesce a pronunciare le parole che intende adoperare. A volte una parola prende il posto di un’altra; in altri casi il soggetto ripete sempre la stessa parola. Una tale anomalia può influenzare la scrittura, anche se non sempre anomalie del linguaggio sono direttamente proporzionali ad anomalie nella scrittura.

Nel 1867, Ogle creò il termine AGRAFIA per designare la perdita di memoria motrice che sovraintende i gesti grafici dell’uomo.
I sintomi dell’agrafia hanno manifestazioni estremamente variabili. In certi casi, il malato arriva a tracciare delle lettere o dei nomi assolutamente incoerenti e nella scrittura si riscontrano numerose ripetizioni di parole uguali. Talvolta ciò è solo temporaneo; altre volte è la conseguenza di un eccesso di esercizio dell’attività professionale o di abuso nella sfera sessuale. Nello stesso tempo e a intermittenza, il soggetto apporta numerose correzioni a ciò che scrive o sopprime parti di frasi. Traccia le stesse lettere due volte simultaneamente e certi termini sono particolarmente ripetuti.

Qualsiasi malattia che intacca il sistema nervoso ha delle conseguenze sulla scrittura del paziente. Uno dei disturbi piu’ tipici è il CRAMPO DELLO SCRIVENTE che si traduce con linee ascendenti e lettere dai contorni tremolanti.
In tale grafismo , la maggior parte delle lettere si riduce a dei semplici tratti orizzontali che non hanno una forma ben definita.
Tale disturbo non è propriamente una malattia; si tratta piuttosto della conseguenza di un’incapacità muscolare, cioè un muscolo che in stato di contrattura non funziona normalmente.

La PARALISI AGITANTE è caratterizzata essenzialmente da un tremolio continuo associato ad uno stato di paralisi. Nella scrittura si manifesta con scrittura discendente (fenomeno caratteristico della paralisi) cosi’ come da un tremolio la cui l’intensità è in funzione della gravità della malattia.
Quando è veramente grave, le lettere sono deformate e il grafismo presenta numerose similitudini con la malattia della Corea di Huntington.
Quindi possiamo dire che le persone che soffrono di determinate malattie hanno una scrittura tremolante. I tratti della penna sono lanciati con vigore in diverse direzioni, a volte in senso opposto ad una normale direzione di progressione. La penna graffia il foglio e proietta l’inchiostro in tutti i sensi. Quando tale malattia raggiunge un notevole grado di gravità, la penna viene rimpiazzata dalla matita.

L’ ISTERIA può assumere forme cosi’ diverse e complesse che nessun fenomeno grafico può essere considerato specifico di un determinato stato di isteria. Prima di una fase acuta il soggetto rivela già nella scrittura lo stato di tensione in cui si andrà a trovare. Passato il tutto, lo scrittore ritroverà il suo equilibrio fisiologico e psichico e la sua scrittura ridiverrà normale. A seguito di una crisi convulsiva, il soggetto può essere affetto da una PARALISI ISTERICA, che può assumere forme diverse, andando dalla paralisi vera e propria, a tremori o contratture. Presso alcuni malati, la circolazione del sangue cosi’ come il funzionamento dell’intestino o per meglio dire del processo digestivo possono subire delle alterazioni. Presso altri soggetti, le conseguenze dell’isteria si fanno sentire sull’attività intellettuale relativamente all’ intensità e alla regolarità della stessa.
L’esame delle scritture di quarantacinque isterici ha permesso di raccogliere un certo numero di osservazioni interessanti, come ampi e disordinati movimenti della penna, indici rivelatori dello stato di estrema agitazione o di disordine mentale e/o scrittura estremamente pendente anche se non molto rapida.
Talvolta il soggetto raddoppia o triplica la dimensione normale delle lettere. Tali stati tuttavia non sono da considerarsi rivelatori assoluti perché le stesse manifestazioni grafiche si possono presentare anche in altre situazioni, ad esempio sotto l’ impulso di uno stato di forte collera o di violenta passione in cui si è naturalmente sottoposti in presenza di un forte stato di tensione.

venerdì 17 aprile 2009

La scrittura e i processi psicodinamici

La scrittura esprime essenzialmente una problematica personale ma essa è pure espressione di un’intera società e delle sue esperienze. In effetti il modello calligrafico è variabile da società a società, da momento storico a momento storico.

A livello individuale, la problematica emotiva deriva dall’interazione tra un vissuto individuale e una base genetica ed in tal senso, nel grafismo le caratteristiche biologiche entrano in gioco nella costruzione della personalità, interagendo con le esperienze del vissuto individuale.

L’istinto sessuale e l’istinto di conservazione, o meglio denominato aggressività, sono istinti fondamentali innati e perciò di origine biologica. L’Es, ovvero la zona delle pulsioni istintuali, è l’unico elemento esistente al momento della nascita mentre il Super-Io e l’Io si sviluppano gradualmente. Ecco perché l’Es al momento della nascita può aver già sofferto di problematiche emotive trasmessegli dalla madre durante la gravidanza.

1/. LA RIMOZIONE
Si può verificare, se l’Es o istinto allo stato naturale entra in conflitto con il Super-Io, che il contenuto venga rimosso e sospinto nell’inconscio e che non possa risalire se non tramite determinate tecniche psicanalitiche. Potrebbero esserci tuttavia disturbi psicosomatici o di carattere ma l’Io cosciente non ne è disturbato.
Anche l’aggressività può essere soggetta a rimozione e ciò si verifica spesso nella gelosia fraterna e nel conseguente complesso di Caino (odio per il fratello), poichè, come ben sappiamo il Super-Io vieta l’odio tra fratelli; diciamo quindi che la rimozione può dar luogo ad una situazione meno ansiogena, impedendo che l’IO si destrutturi con conseguente psicosi.

Espressioni grafiche : accorciamento degli allunghi inferiori (cioè le aste delle lettere p,q,g, f); curvilineità.

2/. L’ISOLAMENTO
Un conflitto tra ES-Super-Io può dar luogo al meccanismo dell’isolamento, comportando una difficoltà nella sintesi logica di natura associativa e per compensazione una correlativa analisi del particolare. La mancata relazione con il “tu” può generare chiusura sociale ed affettiva, una notevole selezione delle amicizie e nei rapporti sentimentali. Nei ragazzi si manifesta con la difficoltà di un pensiero logico, di un ragionamento, con il relativo scarso rendimento scolastico.

Espressioni grafiche : scarsità di collegamenti interletterali; scrittura staccata; eccessiva distanza tra parole e tra righi.

3/. LA SUBLIMAZIONE
Il conflitto Es-Super può dar luogo alla cosiddetta sublimazione, in quanto la carica dell’Es non si realizza nel campo specifico per il divieto del Super-Io. Se tale Super-Io è particolarmente forte (educazione sessuofobia innestata su un difficile rapporto edipico) può derivarne la rimozione e/o l’isolamento. Se tale carica viene incanalata in campo sportivo, culturale o sociale si potrà parlare di sublimazione.

Per determinare il dominio del super-io sulla personalità del bambino è necessario esaminare la predisposizione genetica, l’influenza familiare e sociale. La tendenza ad un eccesso di pulizia (spesso materno) rivela un Super-Io, che ha paura di perdere il controllo dell’ istintualità. Ma è piuttosto il modo in cui viene impartita l’educazione che può creare conflittualità ed impedire che il Super-Io venga accettato.

Espressioni grafiche: accentuazione degli allunghi superiori (asole delle l, delle f, le aste delle t, delle d). Se però l’accentuazione degli allunghi viene inserita in un contesto molto curvilineo e quindi tali allunghi diventano rigonfi, cioè estesi nel senso della larghezza si potrà parlare piu’ propriamente di tendenza all’immaginazione, quindi rifiuto della realtà e chiusura in un mondo artefatto. Nelle adolescenti è spesso presente il riccio dell’immaginazione (tratto di fine parola che va verso la zona superiore, come pure ad esempio si verifica nella v e nel taglio della t).

4/. IL SUPER-IO
Talvolta l’intenso autocontrollo esercitato dal Super-Io su tutta la personalità non è visibile nel grafismo, se non per una notevole accuratezza della scrittura, quindi ciò evidenzierà la presenza di una personalità precisa ed ordinata ed in età scolare molto diligente, con alto rendimento scolastico. Da un punto di vista pedagogico occorre tuttavia prendere in considerazione una predisposizione biologica, un’influenza familiare, cioè la norma data dai genitori sia a livello di contenuto che del modo in cui viene impartita, ed un’influenza sociale. A questo proposito va sottolineato che la tendenza ad un eccesso di pulizia rivela la paura di perdere il controllo dell’ istintualità, cosi’ come i piu’ violenti sovversivi o anticlericali sono il prodotto di famiglie o di scuole che propongono valori di per sé giusti ma con metodologie errate.

Espressioni grafiche: scrittura accurata; dominio e rigidità del Super–Io con le lettere a e o fatte a triangolo; allunghi inferiori o superiori a triangolo; virgole ed accenti a triangolo; puntini delle i a cerchietto, tipico tratto adolescenziale.

5/. L’INIBIZIONE E LA REGRESSIONE DELL’IO
Sulla base delle teorie adleriane è di fondamentale importanza la situazione ambientale nella quale viene a trovarsi l’Io del bambino. In particolare il rapporto bambino-padre determina nel bambino stesso un complesso di inferiorità naturale che gradualmente verrà superato. Quando i genitori, abusando di rimproveri e non introiettando “rinforzi positivi” o per meglio dire giusti incoraggiamenti al fine di superare le difficoltà, acuiscono il complesso di inferiorità di base, inibendo l’Io. Pure la rivalità fraterna potrebbe determinare tutto ciò. Da un punto di vista psicopedagogico è fondamentale evitare ogni forma di rimprovero che riduca l’autostima del bambino nell’età scolare e incoraggiarlo a superare le difficoltà.
D’altro lato, in età evolutiva una qualsiasi situazione ambientale frustrante che determina il rifiuto della realtà attuale, con il relativo desiderio di ritornare tra le braccia della mamma, tipica ad esempio della gelosia fraterna, sul piano esteriore può dar luogo ad una tendenza verso il passato, ad una tendenza introversiva, al rifiuto del futuro e a difficoltà nelle scelte relative alla propria realizzazione.

Espressioni grafiche della rimozione : accorciamento degli allunghi inferiori, cioè le aste della p, della q , le asole della g e della f. La rimozione dell’aggressività può vedersi nella curvilineità, tipica della scrittura femminile; se essa persiste nell’uomo è legata ad un errore nell’identificazione sessuale.

Espressioni grafiche dell’inibizione dell’Io: si esamina il corpo centrale della scrittura, gli occhielli in particolare, cioè se il calibro della scrittura è inferiore alla media, quindi inferiore ai due millimetri. Ciò non vale naturalmente per i bambini delle elementari. Ci possono essere improvvisi azzeramenti del calibro, in tal caso l’improvvisa inibizione dell’Io è dovuta a forti ansie.

Espressioni grafiche della regressione (o tendenza al passato ): scrittura rovesciata. Nella pubertà sovente troviamo aste ritorte, tipiche fino all’adolescenza. Se tuttavia persistono in età adulta c’è la mancanza del superamento della tendenza alla regressione legata alla pubertà.

L’ansia nella prima età evolutiva (ricondotta al timore di perdere l’amore dei genitori o al fenomeno della gelosia fraterna) viene espressa con azzeramento dello spazio interletterale o lettere addossate e solo successivamente dalla scrittura discendente come pure da quella stentata.

Quanto alla depressione psichica, oltre alla inevitabile scrittura discendente, possiamo trovare le lettere addossate e la stentatezza. Inoltre nella scrittura del bambino della scuola elementare la scrittura discendente non indica depressione ma soltanto mancanza di tenuta psichica.

6/.LA REATTIVITA’
La reattività, cioè ogni forma di reazione consequenziale ad una situazione, un fenomeno od un comportamento, comporta un incremento di un’energia in uno o piu’ settori della personalità. La piu’ importante causa biologica di variazione dell’energia vitale è costituita dalla differenziazione sessuale cioè se si è maschio o femmina. Un Super-Io severo ed impositivo può dar luogo ad un aumento di energia vitale che potrà essere a servizio dell’ Es o del Super-Io, a seconda di quale delle due polarità sarà vincente. Non dimentichiamo che le due pulsioni istintuali fondamentali sono la sessualità e l’aggressività. L’aggressività può essere reattiva o passiva a causa di un Super-Io troppo opprimente; d’altro lato l’aggressività pur reattiva se repressa porterà ad una sofferenza interiore con aggressività esteriore sproporzionate.

Espressione grafiche della reattività: pressione grafica; larghezza del tratto grafico.

Espressione grafiche della reattività attiva della sessualità: pronunciamento degli allunghi inferiori; l’angolosità degli stessi indica aggressività.

Espressione grafica della reattività attiva dell’aggressività: angolosità; contorsione; stentatezza.

Espressione grafica passiva dell’Es: intensa curvilineità; lentezze; inceppamenti; disordine; disarmonia.

Espressione attiva dell’Io: calibro alto (ciò non è valido per il bambino della scuola elementare ).

7/. DISTURBI NELL’IDENTIFICAZIONE SESSUALE
Dobbiamo rifarci obbligatoriamente al complesso edipico che tutti ben conosciamo e che viene normalmente superato con l’identificazione nel genitore del sesso opposto. Talvolta si determina un errore nell’identificazione con il genitore dello stesso sesso, comportando disturbi compatibili con la vita eterosessuale.

Tali cause possono riassumersi nell’inversione dei ruoli tra i genitori, una dominanza del maschio con desiderio di avere un figlio maschio e non ultimo la gelosia fraterna.

Espressioni grafiche nella scrittura maschile : scrittura molto curvilinea; pressione medio-leggera; ricerche estetiche; variazioni pressorie indebite nella zona grafica inferiore ad esempio tratti discendenti degli allunghi inferiori delle g poco premuti; riccio dell’ansia di origine sessuale (trattino indebito iniziale di molte parole; angolosità e contorsione nella zona inferiore).

Espressioni grafiche nella scrittura femminile : scrittura angolosa; scrittura molto premuta.
La presenza di ricerche estetiche nella grafia femminile potrebbe essere interpretata in determinati contesti, quali riccio dell’ansia di origine sessuale, variazioni pressorie ed angolosità nella zona inferiore, come il tentativo di sublimare nell’estetismo o nell’arte, l’istinto sessuale considerato negativo sul piano morale ed estetico.

giovedì 16 aprile 2009

Le fobie



La paura è un mostro da noi inventato e come non esistono limiti alla nostra fantasia, cosi’ non esistono limiti alla nostra capacità di inventarci paure, quindi essa può essere da noi destrutturata e superata.

La paura, essendo un’ emozione primaria ed arcaica, da sempre ha evocato nell’uomo il desidero di conoscerla e controllarla. Del resto, già il grande maestro spirituale Jiddu Krishnamurti affermava che ”la paura è l’ incertezza in cerca di sicurezza”.
Anche la piu’ radicata fobia può essere sbloccata e risolta rapidamente. E’ chiaro che il costo piu’ alto pagato da una persona bloccata dalla paura non è certo quello di un’eventuale terapia, ma quello esistenziale, in quanto la sua vita è limitata e condizionata dalla paura.
Consideriamo piuttosto l’emozione come emozione psicobiologica di adattamento all’ambiente circostante. Senza una sana dose di paura non si sopravvive, poiché questa è la reazione che ci allerta ai vari e reali pericoli. L’idea da sfatare è che un essere umano possa essere privo di paura, quindi ciò che differenzia una normale sensazione di paura da una forma patologica è ciò che limita la nostra capacità di gestire la realtà, bloccando il soggetto nei confronti di talune esperienze.

La maggioranza delle persone che soffrono di un disturbo basato sulla paura ha la tendenza a evitare tutte le situazioni o condizioni che possono essere associate all’insorgere della propria incontrollabile paura. Tale strategia è in realtà una micidiale trappola, poiché conduce il soggetto ad incrementare gli evitamenti sino alla completa incapacità, tipica dei disturbi fobici. Oltre a ciò viene attivata un’altra strategia: la richiesta di aiuto, ossia la tendenza a essere sempre accompagnati o sostenuti da qualcuno.

Se una persona sulla scia della paura, inizia ad evitare le situazioni vissute come minacciose, nell’arco di poco tempo si costruirà una patologia fobica. Tale tentativo di gestione della paura risulta essere ciò che mantiene e fa peggiorare il disturbo.
Spesso l’eccesso di tentato controllo fa perdere il controllo. L’esempio piu’ illuminante è rappresentato dagli ipocondriaci, i quali cercando di controllare il proprio organismo alla ricerca di segnali indicatori di malattia, finendo poi per produrre sensazioni spaventose che poi li terrorizzano. Oltre a ciò negli ultimi anni si è osservato un incremento di disturbo da attacchi di panico, cioè una progressiva tendenza ossessiva al controllo del proprio organismo e della propria mente che produce la perdita di controllo. Ovvero la paura della paura che produce il panico.

Ci sono poi persone che soffrono di disturbi ossessivi compulsivi, ovvero persone che sulla base di una fobia iniziano a mettere in atto rituali protettivi o propiziatori, orientati a combattere la fobia o a fare in modo che essa non si presenti; oppure quelle che controllano o ricontrollano ripetutamente le loro azioni e i loro compiti.

Fobici si diventa, non si nasce.
Lo si diventa mediante una graduale evoluzione dei tentativi fallimentari di controllare la propria realtà, di atteggiamenti, di pensieri e comportamenti che la persona costituisce, sulla base della percezione di sensazioni personali vissute come minacciose.
Pertanto, è chiaro che una terapia davvero efficace per questo tipo di problemi non può essere la sedazione farmacologia, né sviluppare una maggiore volontà, piuttosto un intervento che conduca la persona a cambiare mediante esperienze concrete la percezione della propria realtà in modo da cambiare le proprie reazioni e cognizioni.
Le patologie fobiche o volgarmente definite “mali immaginari” sono fin “troppo reali, dato che procedono dalla nostra mente, unico regolatore del nostro equilibrio e della nostra salute” come ha ben definito E.M.Cioran.

Giorgio Nardone, ritenuto uno dei maggiori esperti al mondo di disturbi fobico-ossessivi, ha canalizzato l’attenzione sui processi relativi al come un disturbo si forma, si mantiene e su come può essere bloccato. Ne ha parlato ampiamente nelle sue opere.

La prima classe di disturbi fobici è rappresentata da quel tipo di paura patologica focalizzata su una singola realtà, come un animale, una situazione, una fantasia, un rumore o altro ancora. A questa tipologia appartiene pure la paura di perdere il controllo o la paura di lasciarsi andare, la paura di parlare in pubblico, quella di arrossire o di sudare eccessivamente cosi’ pure il timore di eventi catastrofici. A ciò si associa pure la tendenza ossessiva di avere tutto sotto controllo che può divenire una vera e propria sindrome da attacchi di panico.
Il tratto costante di tali monofobie è il fatto che la persona manifesta una reazione di panico connotata da blocco dei pensieri, reazioni fisiologiche alterate, tachicardie, affanno, svenimenti ed un irrefrenabile desiderio di fuggire e/o di chiedere aiuto.

Nelle fobie generalizzate la paura della paura scatena il panico. In esse il soggetto non ha bisogno di stimoli esterni per avere paura ma è la sua stessa realtà che inventa il pericolo. La paura è l’ emozione predominante su tutte le altre. La persona affetta da un tale disturbo accusa nella maggioranza dei casi la paura di morire, di perdere la lucidità e di impazzire. A questa categoria si riferiscono i casi di agorafobia con attacchi di panico o claustrofobia con crisi di paura di rimanere da soli, l’ allontanarsi da luoghi sicuri, il trovarsi in mezzo alla folla.

La terza importante classe di disturbi fobici sono le ossessioni compulsive in cui il soggetto giunge a eseguire costantemente rituali ossessivi e la relativa impossibilità di cessare la loro esecuzione. Ad esempio il lavarsi ripetutamente come tentativo di eliminare lo sporco oppure il controllare piu’ volte un lavoro eseguito per il timore che sia sbagliato.
Le fissazioni ipocondriache o per meglio dire “sindromi del male oscuro” sono i tipici disturbi di coloro che sono continuamente spaventati dall’esistenza di una malattia, effettuano dei veri e propri auto check-up e si sottopongono a ripetuti esami diagnostici.

Un’altra classe di disturbo fobico importante è rappresentata dalla paura e dal panico, orientati verso la possibilità di ripetersi di un reale evento traumatico vissuto, come ad esempio incidenti stradali, terremoti o altre calamità naturali,violenze, abusi, eccetera. Tali soggetti sulla base di una paura motivata costruiscono tutta una serie di paure immotivate.

Dopo la suddetta veloce carrellata per meglio focalizzare tali disturbi, procediamo ora a puntualizzare come la paura è una percezione che scatena un’emozione e che a sua volta innesca una reazione psicofisiologica, quindi l’ansia è solo l’effetto psicofisiologico di tale percezione-emozione.
L’ansia, infatti, come attivazione dell’organismo permette di fronteggiare la paura; solo oltre il livello di soglia, che varia da individuo a individuo, si trasforma in perdita di controllo delle proprie reazioni e può condurre al panico. Attenzione quindi a non assimilare un disturbo fobico ad un disturbo di ansia. Il primo è una forma di percezione, il secondo è una reazione fisiologica.

Appare dunque chiaro che le patologie fobiche persistono e si complicano grazie a ciò che le persone tentano di fare per ridurre la loro paura.
La consapevolezza dovrà diventare un effetto del cambiamento terapeutico ottenuto mediante stratagemmi. Ecco allora il ricorso alla retorica cioè la messa a punto di strategie comunicative capaci di persuadere l’interlocutore, conducendo le persone ad avere diverse percezioni dei loro mali e della loro realtà. Il piu’ delle volte le persone che hanno una patologia fobica, hanno un ottimo livello di consapevolezza delle cause e di come funziona il loro problema ma non riescono a cambiare le lore percezioni e reazioni.
Al contrario, spesso, le risorse personali vengono inibite proprio dallo sforzo consapevole e volontario di esprimerle. La paura richiede la consapevolezza di ciò che spaventa. Di conseguenza a ciò una terapia realmente efficace per i disturbi fobici dovrebbe ricorrere a stratagemmi in grado di bloccare tale processo cognitivo, aprendo cosi’ la strada a nuove possibili esperienze.

Concludiamo questa breve panoramica espositiva auspicando che la vergogna di avere o aver avuto paura non fermi alcuno dall’ affrontare i propri mostri o meglio le proprie paure, evitando di incorrere nel tentativo erroneo di combatterle alimentandole fino a renderle ingestibili. Una dose gestibile di paura è fondamentale nella nostra esistenza ed è grazie ad essa che spingendoci oltre i nostri limiti siamo in grado di riconoscere le nostre risorse piu’ sconosciute.

Non dimentichiamo che solo chi ha avuto paura può essere coraggioso e l’accettazione delle nostre paure ci offre la possibilità di non restarne paralizzati.

mercoledì 15 aprile 2009

Il referto grafologico



Forse è capitato pure a Voi di trovarvi di fronte ad un referto grafologico e non sapere come procedere o almeno avere una vaga idea ma molte incertezze, sempre che non siate esperti o super esperti.
Oltre a ciò, la Psicologia della Scrittura del Prof. Marco Marchesan, decretando la supremazia delle misurazioni di ben oltre 300 segni, che beninteso mettono d’accordo tutti nella loro scientificità, non certo facilita il tutto per poter dare, quando e se richiesto, un referto veloce e dinamico, visto e considerato che la nostra società e le relative richieste sono sempre piu’ “demanding” da questo punto di vista.

Armiamoci dunque di una buona lente di ingrandimento ed esaminiamo con gli occhi, e non solo, tutto lo scritto, ricordando che la scrittura ci parla. Esaminiamo l’interezza dello scritto, osservandone il tracciato senza esprimere giudizi frettolosi.

1/. ROBUSTA, UGUALE, ESTETICA ed ACCURATA.

Ora procediamo a valutare questi primi quattro segni che ci riportano all’ ORGANIZZAZIONE DEI PROCESSI AUTOMATICI.
ROBUSTA e SNERVATA non sono segni compensativi l’uno rispetto all’altro in quanto si potrebbe avere 100 centigradi del segno “robusta” e “2” o “3” centigradi del segno “snervata”.
Procediamo nel nostro percorso verificando il segno UGUALE che è relativamente facile da individuare. A questo proposito è significativo evidenziare pure il segno DISORDINATA, che è l’ opposto di UGUALE, frequente negli adolescenti in quanto stanno fissando la loro personalità ma auspicabile non trovare negli adulti. Tale segno si rifà ad un disordine mentale.

Ci sono tuttavia vari gradi di disordinata; se il segno DISORDINATA si trova in un contesto di segni quali “ snervata”, ”slegata”, ”accorciata”, ”ritornante” e “stretta tra parole” viene meno il contatto con la realtà. Se d’altro canto, il segno DISORDINATA si instaura in un contesto di “legata”, divaricata”, “radicata” e “ larga tra parole”, esso allora perde molto della sua sgangheratezza. Infatti RADICATA è il segno di colui che ha i piedi per terra, che ha lucidità ed è il segno del poi se accompagnato da “LARGA TRA PAROLE”.
Inoltre e per finire potremmo evidenziare che i segni DISORDINATA + ESTETICA si trovano spesso negli artisti; si tratta della capacità di vedere in modo strano ed originale la realtà. Chi ha tal segno si crede eccentrico, diverso dagli altri, con una marcia in piu’; si tratta di soggetti proiettivi, con tratti paranoidi; tendono infatti a sbattere sugli altri ciò che non vogliono vedere su se stessi.

ESTETICA è un segno molto difficile da valutare, complesso e suddiviso in molte corolle. Una volta definito questo segno si è definito circa l’ ottanta per cento della personalità di un individuo.
L’ESTETICA ci parla dell’armonia di un soggetto, del suo stato di benessere ed integrità psicofisica. Esso va rapportato all’età del soggetto, al grado di studio. Il segno “SNERVATA” e “DISORDINATA” diminuiscono il valore di estetica , la privano di qualcosa.
Naturalmente tra l’ESTETICA e L’ANTIESTETICA, c’è tutta una gamma intermedia di scritture.
L’idea generale di questi quattro segni ci fa partire con il piede destro nella valutazione della personalità di un soggetto.

2/. GRANDEZZA, PRESSIONE, FLUIDITA’ E LARGHEZZE

E’ necessario mixare questi quattro segni per avere un’idea delle dimensioni dell’IO.
Le scritture possono essere molto grandi, grandi, medie, piccole e molto piccole come sottolinea la grafologia tedesca oppure se ci riferiamo alla grafologia morettina, sopra la media, nella media e sotto la media. Al di là di tali suddivisioni la GRANDEZZA della scrittura ci dà la dimensione del Sé.

Se ad esempio una scrittura è “media” con segni di snervatezza, ciò implica che il soggetto vorrebbe fare ma non può; ha una distonia nell’IO, una fase di autoesaltazione che non è supportata adeguatamente ed il quadro è peggiorato se manca il segno RADICATA.
La PRESSIONE ci dà la nostra capacità assertiva cioè l’incisività.
La FLUIDITA’ è il vero dato autentico dell’autostima.
Le TRE LARGHEZZE (ovvero INTERLETTERA, SPAZIO TRA PAROLE, LARGA/STRETTA DI LETTERE ) vanno sempre relazionate tra di loro in quanto proiettano l’omeostasi del soggetto nella realtà in cui esso vive, a livello razionale.
L’INTERLETTERA ovvero lo spazio tra lettere di una stessa parola è il distacco da sé e dipende dall’età del soggetto. Un’ INTERLETTERA LARGA si matura solo in età matura, quando abbiamo maturato il “ me” cioè quando il soggetto si è piu’ o meno realizzato, quando ad esempio si ha un lavoro che ci gratifica, una relazione affettiva soddisfacente, quando si è raggiunto un certo equilibrio e allora e solo allora possiamo dare, possiamo permettermi di aprirci agli altri.
Ricordiamo che per sua natura l’INTERLETTERA STRETTA ha in sé tratti di schizoidismo.
Nella FLUIDITA’ interagiscono tutte e tre le tendenze delle LARGHEZZE, una tendenza generale all’estroversione, cioè da me verso l’altro, in un gesto centrifugo.

3/. LEGATA, SCATTANTE, DIVARICATA e CONTORTA

Questi quattro segni si svolgono sul piano dell’ orizzontalità, nel corpo centrale e riguardano le capacità associative e quindi la memoria.
Il segno SCATTANTE ci dà buone capacità associative ad agisce in senso verticale mentre il segno “ DIVARICATA” ci proietta nel gesto estroversivo e si espande in orizzontale. E’ il segno del leader, di colui che guida.
Ricordiamo inoltre che il segno opposto a CONTORTA è PARALLELA.

Il segno CONTORTA è la capacità di indagare, di ricercare elementi diversi, racchiude in sé la curiosità che ci dà la spinta per verificare.

4/. PARCA , CHIARA

Il segno PARCA ci parla da un punto di vista qualitativo, il soggetto arriva al dunque, non si perde per strada.
In opposizione a PARCA troviamo il segno RICCIUTA, un segno non certo secondario nell’intelligenza. Una scrittura troppo parca o qualsivoglia dire troppo asciutta indica rigidità, essenzialità. Il background relativo a tale scrittura presuppone l’aver avuto dei genitori troppo rigidi.

5/. ANTIMODELLO,VARIABILE, INGEGNOSA, MOVIMENTATA

Questi quattro segni sono i segni della creatività.
Chi ha il segno VARIABILE è un soggetto capace di fissare cose molto diverse e quindi di dare delle soluzioni diverse a seconda del contesto e del contenuto. E’ colui che ha il piacere al cambiamento e per questo piu’ portato al tradimento. Moretti chiamava questo segno “ Diseguale Metodico”.

MOVIMENTATA è un segno raro; esso racchiude un forte SCATTANTE, un profondo dinamismo che investe l’ambiente circostante, sovraccaricando gli altri , diciamo pure un eccesso di creatività.


6/. CONTORTA, OSCILLANTE, OCCHIELLI VARIAMENTE ANGOLOSI

Questi quattro segni sono i segni dell’intelligenza sociale.
Il segno CONTORTA ci dà la curiosità, la capacità di ricercare, la vigilanza; il segno OSCILLANTE è la comprensione di chi si ha davanti nel bene e nel male ed infine OCCHIELLI VARIAMENTE ANGOLOSI, segno per eccellenza di chi ha una marcia in piu’, di chi ha il 4x4, di chi amortizza, di chi non si lascia influenzare.
Ricordiamo che l’intelligenza sociale viene prima dell’intelligenza creativa.

7/. FILETTI SOTTILI, OSCILLANTE, OCCHIELLI SCOPERTI

Questi quattro segni focalizzano l’intelligenza emotiva.
I FILETTI SOTTILI ci danno la capacità di cogliere e leggere le emozioni altrui ed in essi si racchiude un gesto estroversivo; l’OSCILLANTE è la comprensione e gli OCCHIELLI SCOPERTI sono la capacità di entrare in sintonia con l’altro, ci si riveste delle emozioni altrui. E’ bene sottolineare a tal proposito che l’occhiello chiuso non è recettivo e quindi ciò che investe la persona scivola via facilmente.
Una scrittura con filetti sottili, aste assottigliate ed estetica promuove un eccesso di acuminosità.

Spero di esservi stata utile.

giovedì 2 aprile 2009

Il carisma

Che cos’è il carisma?

La parola “carisma” deriva dal nome di una dea greca, Charis, che impersonificava la grazia, la bellezza, la purezza e l’altruismo. La parola è poi stata successivamente rivisitata nel mondo religioso indicando la “grazia donata ai cristiani con il battesimo e i doni spirituali donati dallo Spirito Santo transitoriamente a determinati individui” tramite miracoli, profezie e visioni.
Con il tempo il concetto di carisma si è arricchito di ulteriori significati; indicando fascino, popolarità, prestigio personale. Oltre a ciò, Weber, uno dei padri della moderna sociologia e scienza politica ne ha evidenziato pure il significato religioso e quello politico.

Il carisma è una determinata qualità che permette ad un individuo di avere uno straordinario appeal sulle persone. Avere carisma è come avere, dentro di sé, una forza di gravitazione che attrae individui ed eventi positivi.
Il carisma è quindi simile ad un magnete che ha proprietà di attrarre a sé oggetti differenti; allo stesso modo chi ha carisma ha la capacità di attrarre a sé le persone con le quali si relaziona.
Gli individui che hanno carisma fondano lo loro forza sull’assertività. Essere assertivi vuol dire affermare le proprie idee, senza però essere autoritari, minacciosi o arroganti.
L’assertivo sa di avere qualcosa di importante da dire , chi lo ascolta lo percepisce affidabile, determinato ed esperto; è colui che si prende la piena responsabilità delle proprie azioni e delle proprie decisioni.
Né la ricchezza, né il potere politico o economico, né la bellezza, né il successo, né le qualità morali possono identificarsi con l’indefinibile e sottile irradiazione che emana l’individuo carismatico che ha qualche cosa di piu’ e di diverso dagli altri.

In che cosa dunque consiste questa energia misteriosa e pur tuttavia reale e tangibile?

Il carisma è una somma di potenzialità che ognuno porta in sé e che la propria storia personale permette o meno di rendere visibile e applicabile.
Perché, dunque, in alcuni individui è cosi’ evidente, mentre in altre persone sembrano esserne privi?
Pochissimi dedicano il tempo necessario a sviluppare il proprio carisma perché pensano sia innato. Le ricerche dimostrano che si può sviluppare e coltivare ogni giorno e l’importante è volerlo intensamente.
La strada migliore per raggiungere i propri obbiettivi è la fiducia in noi stessi, creando energia positiva, migliorando le proprie relazioni interpersonali e per realizzare tutto ciò è condizione necessaria migliorare se stessi e il proprio carattere.

Mahatma Gandhi sosteneva: “Siate il cambiamento che volete vedere negli altri”. Pensiamo ai bambini piccoli che generalmente nel loro modo di comportarsi hanno una componente assertiva e carismatica molto forte. E che fanno? Nulla, sono semplicemente se stessi! Ed allora, sviluppate il vostro carisma, cominciate ad accettarvi per quello che siete e ad amarvi. Ognuno di noi è diverso. Ognuno di noi ha da dare qualcosa che non ha nessun altro al mondo. Ed è questa la nostra responsabilità principale.

La soluzione per sviluppare il proprio carisma risiede nella parola stessa “carisma”.

Carisma è Comunicazione.
Nella vita la capacità di comunicare è la piu’ importante della facoltà. Viviamo nell’era della comunicazione e quindi è necessario imparare ad esprimersi con fermezza e convinzione, con suggestione, pathos e a relazionarsi con gli altri nel migliore dei modi.

Carisma è Ascolto.
L’ascolto è la partecipazione attiva e massima a tutto ciò che viene detto, compreso il linguaggio del corpo, senza filtri e pregiudizi di alcun tipo. Saper ascoltare richiede impegno e concentrazione, mostrare rispetto verso qualcun altro, ascoltare la propria voce e poi ispirare gli altri a trovare la loro.

Carisma è Relazione.
Le persone che hanno carisma dispongono di una predisposizione naturale a relazionarsi con gli altri in modo semplice ed efficace. Per relazionarsi con successo è necessario saper entrare in sintonia con l’altra persona, cioè scoprire e capire la “mappa” dell’altra persona.
Non esistono mappe giuste o sbagliate ma solo punti di vista diversi; la comprensione reciproca è fondamentale e senza di essa la tensione emotiva sarà sempre all’erta e la comunicazione difficoltosa.
La fiducia reciproca implica entrare in relazione con l’interlocutore stabilendo delle affinità piu’ o meno profonde a livello conscio e inconscio, verbale e non verbale.

Carisma è Immagine.
L’immagine è, prima di tutto, informazione e comunicazione.
Gesti,portamento, andatura, suono della voce, aspetto fisico, abbigliamento, accessori, trucco, acconciatura: tutto parla di noi, della nostra personalità, del nostro stato d’animo, del nostro stile di vita e della nostra professione.

Sulla strada del carisma, l’immagine che ognuno dà di sé stesso è di fondamentale importanza in quanto la parte non verbale vale di piu’ di qualsiasi parola.
L’immagine è dunque quell’insieme di elementi che determinano come gli altri ci vedono e ci memorizzano.
La prima immagine, positiva o negativa, lascia comunque un’impronta indelebile…una traccia determinante in quanto non capita mai di dare una seconda impressione. Quindi le informazioni che si ricevono in prima istanza prevalgono su quelle successive. Ci deve sempre essere coerenza tra l’ immagine di noi stessi e il messaggio che diamo, con le nostre parole, con il tono della voce, con il proprio colore, con la propria fantasia.
Il colore ha un potere enorme, va dritto al cuore poiché è strettamente collegato alle emozioni.

Carisma è Simpatia
“La simpatia è un’attrazione spontanea verso una persona di cui si è portati ad apprezzare il carattere, le qualità…” cosi’ recita il dizionario.
La simpatia è una colonna portante del carisma personale. Per piacere agli altri bisogna bisogna capire che cosa fa piacere agli altri.

Se si desidera suscitare simpatia, è necessario imparare a presentarsi agli altri con chiarezza e fermezza e per primi, in modo da apparire persone sicure, disponibili e amichevoli. Abituatevi a chiamare le persone col proprio nome in quanto ogni individuo è sensibile al proprio nome.
Un altro segreto per suscitare simpatia è scoprire quali sono gli argomenti che possono interessare l’interlocutore e interessarsi a loro facendo domande, gratificando le persone e riconoscendone il valore del loro operato.

Altra cosa importante è essere persone alla mano, persone semplici, concilianti e naturali, indipendentemente dalla professione che uno svolge. Inoltre sorridete, sorridete poiché il sorriso parla piu’ di mille parole. Oltre a ciò importante è non criticare o polemizzare con gli altri, impegnatevi piuttosto a capire il comportamento. La critica genera risentimento e demoralizza senza in alcun modo migliorare la situazione.
Il senso dell’umorismo fa sperimentare una determinata situazione in modo piu’ divertente. Le persone ricordano il senso dell’umorismo e piu’ ridono e si divertono , piu’ si ricorderanno di voi.

Carisma è Motivazione
Motivazione è la capacità di trasmettere entusiasmo e di dare la carica alle persone con cui ci si relaziona, essere di stimolo e supporto.
Per realizzare continuità è fondamentale il gruppo e mettersi a disposizione l’uno per l’altro, perché da soli è impossibile vincere. L’appartenenza ad una squadra stimola il singolo a rendere al massimo.

Saper motivare gli altri è evidenziare e far riemergere il potenziale inespresso di ciascuno di noi. Per valorizzare gli altri è importante aver fiducia in loro, soprattutto in ciò che non è evidente, ovvero nel loro potenziale. Ciò creerà energia e raggiungerà la loro parte piu’ intima.

Concludendo.. il carisma è una realtà di fatto, soprattutto oggi, in un mondo cosi’ veloce e sempre piu’ “demanding”.
Avere il controllo della propria esistenza, aspirare al successo, alla popolarità, alla felicità, essere un modello per altri, tutto ciò implica diventare un individuo dotato di carisma che sa relazionarsi con efficacia.

La strada verso il carisma è dunque aperta a tutti; non sprecate inutili sforzi per essere qualcosa che non siete, sfruttate piuttosto le vostre potenzialità inespresse e non dubitate, affioreranno capacità che non avreste mai pensato di possedere.