martedì 16 giugno 2009

Io sono OK, tu sei OK ?

Prendo spunto dal famosissimo libro “ Io sono OK, tu sei OK “ di Thomas A. Harris per fermarmi un momento a riflettere sulle comunicazioni (transazioni) che si instaurano nelle relazioni tra due o piu’ persone, quando vengono in contatto tra di loro.

Allontaniamoci dall’inconscio per focalizzarci piuttosto sui ”ruoli” che le persone inconsapevolmente “recitano” quando interagiscono tra di loro, rifacendoci a tre concetti base : il Genitore, l’Adulto e il Bambino.

Ogni persona infatti si comporta come un Genitore piuttosto che un Bambino o un Adulto a seconda dell ’interazione con l’altra persona e della situazione che si è innescata tra loro in quel determinato momento.

Cominciamo molto presto a formarci convinzioni su noi stessi e sugli altri. Le considerazioni che facciamo già nella nostra infanzia ci restano impresse e ci portano a decidere quale posizione o ruolo assumeremo nella nostra vita.

In base alla quantità e qualità di amore e di affetto che abbiamo ricevuto nella prima parte della nostra vita, in base al clima familiare e sociale che abbiamo sperimentato, possiamo dire di noi “ Io vado bene e quindi sono OK “, “Io non vado bene e quindi non sono OK “ e, per quanto riguarda gli altri, “ Tu vai bene e quindi sei OK “, “ Tu non vai bene e quindi non sei OK”, prendendo in prestito il termine OK dall’ Analisi transazionale .

Ecco allora le coppie antitetiche e simmetriche che possono formarsi come in una specie di teorema a quattro enunciati :


“ Io non sono OK, tu sei OK”

Rappresenta il tipico atteggiamento dell’infanzia, in cui il bambino, quindi “non OK“, dipendente e privo di autonomia, ha bisogno di carezze e protezione dalla madre, che “è OK”, cioè dispensatrice di serenità e calore.

Anche se siamo inevitabilmente dipendenti durante l’infanzia, molti di noi a causa di vari fattori, continuano a considerarsi inferiori e a mantenere un atteggiamento di autosvalutazione verso se stessi per tutta la vita.

Si tratta di un tipo di persona accondiscendente e passiva, che crede di non aver mai nulla da dire di interessante, di non meritare stima e amore dagli altri a causa del proprio scarso valore, in quanto gli altri sono sempre migliori.

Tale individuo può reagire evitando i contatti sociali o, al contrario, esasperando gli altri per avere la conferma del suo credersi negativo, con atteggiamenti ribelli o provocatori, oppure annullandosi, pur di guadagnarsi un minimo di considerazione da parte degli altri.


“ Io non sono OK, tu non sei OK”

Se la figura materna non è stata prodiga di carezze, fredda e poco comunicativa, poco incline a dispensare gesti d’affetto, il bambino si convince di "non essere OK" ma che anche gli altri “non sono OK”.

Egli sente che il mondo intorno a lui è indifferente, come nel caso di genitori che hanno problemi relazionali o di affettività, oppure troppo duro, come nel caso di genitori troppo severi o violenti, a cui lui è incapace di reagire.

Chi assume tale reazione ha un atteggiamento di resa e di sfiducia nei confronti della vita in generale. Vive in uno stato di angoscia, convincendosi talvolta dell’inutilità del proprio vivere (ecco l’uso di droghe e alcool) oppure mantenendo un atteggiamento di diffidenza verso tutti e tutto, interpretando qualsiasi gesto o azione come non sincero o interessato.


“ Io sono OK, tu non sei OK”

Se un bambino è stato trattato ingiustamente o brutalmente dai genitori, può convincersi di essere la vittima (“Io sono OK“) e che gli altri siano i cattivi (“Tu non sei OK“), si sentirà rifiutato e cercherà di consolarsi da solo.
Questo tipo di persona può sentirsi vittima per tutta la vita e tenderà a deresponsabilizzarsi, dando sempre la colpa agli altri di ciò che gli succede.

Ecco allora che la persona può deprimersi, proiettare la sua negatività sugli altri, può fare lo spaccone oppure il criticone.


“ Io sono OK, tu sei OK “

Fra i primi tre atteggiamenti del tutto inconsci, che si fondano sull’emotività, sulle impressioni, sui pregiudizi e quest’ultimo, vi è un grosso salto di qualità.

Essendo un atteggiamento cosciente, esso si fonda sul pensiero, sulla fiducia negli altri e quindi si decide consapevolmente di adottarlo e di farlo proprio.

E’ la posizione di vita di chi riesce a esprimere in modo equilibrato il Bambino che ha in sé (che riesce a esprimere le proprie emozioni), l’Adulto che ha in sé (che apprezza se stesso e gli altri) e il Genitore che ha in sé (che è saggio e prudente, che impara dai propri errori).

Arrivare a far proprio un tale atteggiamento presuppone un lungo e a volte doloroso processo di autovalutazione, di autocritica, di amore e protezione verso se stessi, indebolendo e accantonando vecchie registrazioni dentro di noi e sostituendole con comportamenti nuovi e positivi.


E voi, in quale di queste coppie vi ritrovate ?
Che cosa c’è da cambiare nella vostra vita ?

Ricordate che tutto è possibile, basta volerlo !

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